di Sonia Montrella
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Roma, 28 mar.- Crescere due figli? Un lusso riservato ai ricchi. Almeno in Cina. Mentre i massimi esperti cinesi da mesi premono affinché il governo proceda a un rilassamento della normativa sul controllo delle nascite, con tanto di scenario a tinte fosche per la crescita economica e sociale, in altre zone della Cina - dove è consentita la seconda nascita - le coppie che decidono di fermarsi a quota uno sono sempre più numerose. Perché se "un figlio solo non conviene, due sono un peso eccessivo".
"Meno figli, meno carichi. E si è un po' più benestanti" spiega una signora di Jiashan, a nord-est di Pechino. Come lei la pensano in molti, perché se è vero che di anno in anno aumentano i Paperoni cinesi che fanno capolino nella classifica di Forbes, è anche vero che la forbice tra ricchi e poveri è tra le più ampie degli ultimi decenni. Non convince, infatti, il coefficiente di Gini – metro della disuguaglianza sociale – che a gennaio ha segnato una distribuzione del benessere più equa di 10 anni fa, con tanto di polemica al seguito contro i dati rilasciati dall'Ufficio Nazionale di Statistica.
Che il secondo figlio fosse appannaggio dei ceti più ricchi non è una novità: solo i più abbienti possono permettersi di pagare le pesanti mute cui incorre chi viola la normativa. Ma per altre coppie, in altre zone della Cina, il problema non è mettere alla luce il bambino, ma crescerlo.
Se, infatti, il costo della vita aumenta (a febbraio l'inflazione ha toccato il 3,2%, il massimo da 10 mesi) a farne le spese sono soprattutto i più poveri, tra cui figurano le minoranze etniche e gli abitanti delle aree rurali: in pratica alcune delle 'categorie' cui è consentito avere un secondo figlio. Introdotta più di trenta anni fa allo scopo di contenere il boom demografico, la politica di controllo delle nascite vieta a tutti i cinesi, ad eccezione delle minoranze etniche, di avere più di un figlio. Negli anni la normativa ha subito diverse revisioni e ad oggi oltre alle minoranze la seconda nascita è consentita anche a coloro che vivono in campagna, se la prima è femmina, o in alcune metropoli, come ad esempio Pechino e Shanghai, se la coppia è formata da due figli unici.
Alcuni sondaggi svolti in diverse zone del Paese mostrano che per molti genitori avere due figli incide eccessivamente sulle spese di casa e per l'istruzione. "Oggigiorno moltissime coppie sono autorizzate ad avere due figli, ma per loro non è importante" dice all'Afp Zhu Chenggui, nonno in pensione che attende fuori la scuola di Chengde che esca il nipote e che ha cercato a lungo di convincere i genitori del bambino ad avere un altro figlio. Uno studio del 2006 ha mostrato come nella città la metà dei genitori autorizzati hanno voluto aumentare la famiglia, mentre il 40% si è fermato.
Nei dati generali "si nota una forte correlazione tra urbanizzazione, sviluppo economico e declino della fertilità" spiega Cai Yong, professore dell'Università del North Carolina. "In questo momento il popolo cinese è preoccupato dei costi economici che comporterebbe un secondo bambino. Il che significa che non dovrebbero esserci grossi timori (da parte del governo) nel rilassare la politica".
La normativa per il controllo delle nascite è tra le più discusse in assoluto. Centinaia di migliaia di funzionari vigilano sulle coppie in età fertile assicurandosi che in ogni villaggio, città e provincia siano rispettate le quote nascita imposte da Pechino sotto un rigido sistema di responsabilità e di epurazioni. Da questo traggono origine parte degli abusi (quali soprattutto interruzioni di gravidanza inoltrata) vietati dalla normativa. Giorni fa l'ultimo discusso caso di un aborto forzato al settimo mese avvenuto nella provincia dell'Anhui.
A ciò si aggiungono gli aborti selettivi o abbandoni in caso di fiocco rosa, voluti questa volta il più delle volte dalla coppia stessa. Una procedura che in trent'anni di legge e 10 di 'linee-guida' ha visto crescere il rapporto medio tra i sessi alla nascita fino a toccare i 120 maschi ogni 100 femmine (con punte di 160 a 100 in alcune province). All'appello mancano, dunque, circa 34 milioni di donne.
In totale, invece, ha fatto sapere pochi giorni fa il ministero della Salute di Pechino i bambini concepiti e mai nati in Cina negli ultimi 30 anni ammontano a 330 milioni. Le autorità, che hanno sempre difeso la normativa, riferiscono che senza di essa oggi il numero dei cinesi sarebbe del 30% più alto.
Ma soprattutto, gridano gli esperti, se il governo non allenterà la politica la carenza di popolazione in età da lavoro, già sensibile, comporterà un forte rallentamento della crescita economica. L'attuale indice di fertilità si attesta infatti all'1,5 molto al di sotto del tasso raccomandato del 2,1. Secondo il Centro di Ricerca e Sviluppo, think-tank molto vicino al governo, il Paese toccherà un tasso di natalità estremamente basso dopo il 2026, evitabile solo se il governo tornerà a incoraggiare le famiglie ad avere più figli. Possibilmente, insistono, entro il 2015.
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