di Antonio Talia
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Pechino, 6 dic.- "È tutto così assurdo. Credo che neanche Kafka avrebbe potuto scrivere qualcosa di più assurdo e incredibile": sono le prime parole pronunciate da Liu Xia, la moglie del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, dopo oltre due anni di arresti domiciliari. La donna ha parlato in esclusiva con due giornalisti dell'agenzia AP, che nel pomeriggio di giovedì sono riusciti a eludere la sorveglianza e raggiungere la donna con uno stratagemma.
Liu Xia, 53 anni, vive reclusa nel suo appartamento di Pechino dall'ottobre 2010, qualche giorno dopo la decisione del comitato norvegese. Il marito Liu Xiaobo, 56 anni, è un reduce delle proteste di Piazza Tiananmen, che nel 2008 ha subito una condanna a 11 anni di reclusione per "incitazione alla sovversione" dopo aver realizzato e promosso insieme ad altri dissidenti il manifesto "Charta '08", che conteneva una serie di proposte per trasformare lo Stato cinese in un sistema multipartitico e democratico. Nel 2010 riceve il premio Nobel per la Pace, e il governo di Pechino impedisce all'intellettuale di ritirarlo opponendo all'Accademia di Oslo un gelido comunicato: secondo le leggi cinesi Liu Xiaobo è un criminale, e come tale non può lasciare la Cina.
Secondo i giornalisti dell'AP che l'hanno incontrata nel pomeriggio, Liu Xia ha iniziato a piangere e tremare incontrollabilmente, stupita del fatto che due sconosciuti fossero riusciti a eludere le misure di sicurezza installate intorno al suo appartamento.
La moglie di Liu Xiaobo racconta la sua vita: una volta al mese le viene concesso di visitare il marito in prigione, e può uscire dall'appartamento solamente una volta a settimana –rigorosamente sotto sorveglianza- per andare a trovare i genitori o fare la spesa. Le forze dell'ordine le impediscono di utilizzare il telefono o internet.
La situazione della famiglia Liu appare ancora più surreale se paragonata all'entusiasmo con cui è stato accolto dall'establishment cinese il premio Nobel per la letteratura allo scrittore Mo Yan: Liu Xiaobo e Liu Xia vivono a 450 chilometri di distanza, l'uno in prigione, l'altra agli arresti domiciliari, ma senza alcuna accusa formale, in quella forma di detenzione che in Cina viene applicata con una certa frequenza agli "elementi indesiderabili". "E' tutto così assurdo" ha detto Liu Xia. "Come persona sentivo di essere emotivamente preparata alle conseguenze dell'assegnazione del Nobel a mio marito. Ma non avrei mai immaginato che dopo la vittoria del premio mi sarebbe stato impedito di uscire di casa".
Anche se nel corso dei colloqui con Liu Xiaobo viene loro impedito di affrontare direttamente la loro situazione, secondo Liu Xia il marito è consapevole dello stato d'arresto cui è stata sottoposta la sua compagna: "Comprende, più o meno. Gli dico sempre 'sto affrontando quasi quello che affronti tu'".
In giornata lo scrittore Mo Yan è giunto a Stoccolma per la consegna del Nobel per la letteratura, e dalla rete si stanno alzando numerose voci che chiedono una menzione del caso Liu Xiaobo nel discorso celebrativo che Mo terrà nella capitale svedese. Intanto, a Pechino, Liu Xia trascorre un'altra notte da reclusa nel suo appartamento.
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