Incarna il tentativo delle piccole aziende di moda che vantano alta qualità e brand di nicchia di prendere il largo sul grande mercato cinese, dove finora la parte del gigante l'hanno fatta le griffe e i negozi monomarca. La strada imboccata da Lamberto Losani Cashmere, azienda familiare del distretto umbro del cashmere, 72 anni di storia segnata da saper fare artigianale e design, l'ha portata a un accordo appena diventato operativo con il gruppo cinese Shanghai Garment, uno dei colossi del tessile-abbigliamento cinese, specializzato nell'import-export e adesso impegnato anche nello sviluppo in patria di una catena multibrand caratterizzata da marchi selezionati, battezzata 11Park.
PARTENZA CON I MONOMARCA
Tre i punti vendita aperti finora - tutti a Shanghai, l'ultimo affacciato sul Bund - e un piano di aperture che proseguirà con il prossimo sbarco nel nord della Cina. «E noi, grazie a questo accordo, li seguiremo - spiega Lamberto Losani, presidente dell'azienda specializzata in maglieria donna in cashmere, fondata nel 1940 dal padre Giovanni e arrivata alla terza generazione con la figlia Paola -. La Cina è un'opportunità per le aziende di moda italiane, visto il grande appeal che i nostri prodotti hanno su quel mercato, ma per chi ha dimensioni come le nostre la strada del monobrand è costosa e impraticabile senza un partner locale, ed è pure una strada già battuta che oggi lascia pochi spazi disponibili».
Peraltro parecchi di questi spazi sono già opzionati dai nascenti marchi cinesi: «Abbiamo visto - dice Losani - che le aziende cinesi che producono abbigliamento, e che finora hanno lavorato solo per l'export, stanno cominciando a lavorare per il mercato interno». Da qui la decisione di stringere un accordo con una catena multibrand in fase di espansione, alla ricerca di moda italiana di qualità, che permetterà a Losani di promuovere il proprio marchio. «Avevamo avuto contatti anche con fabbricanti locali - racconta l'imprenditore di Perugia - che vogliono lanciare marchi con nomi italiani registrati in Cina, e che cercano stilisti italiani per farsi disegnare le collezioni. Tra questi c'è il più grande produttore cinese di maglieria in cashmere, che sta lanciano un brand battezzato Michelangelo».
L'OSTACOLO REGISTRAZIONE
E i tentativi cinesi di "arginare" la concorrenza di marchi stranieri non finiscono qui: «Ci hanno rifiutato la registrazione del nostro marchio Lamberto Losani Cashmere perché la parola cashmere non è considerata registrabile, visto che è un nome comune come lana o farina».
Losani, 35 dipendenti, ha chiuso il bilancio 2012 a fine marzo con sette milioni di fatturato, in aumento dell'8% sull'anno precedente, grazie al buon andamento dell'export che assorbe il 60% (al primo posto l'Europa, seguita da Russia ed Estremo Oriente che continuano a crescere), mentre l'Italia - dove il marchio conta tre negozi: Livigno, Capri e Perugia - pesa il 40% e «sta soffrendo un po'».
«La nostra strategia - conclude Losani, che produce tutto in Umbria - è reinvestire tutti i guadagni in azienda per crescere. Finora ci siamo sviluppati a piccoli passi con il passaparola legato alla qualità e allo stile sport chic, ma ora abbiamo deciso di investire anche in comunicazione».
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7
MILIONI
Il fatturato dell'esercizio fiscale al 31 marzo 2012 della Lamberto Losani Cashmere (in aumento dell'8% rispetto all'esercizio precedente): il 60% è all'export
09/11/2012