È un progetto che ha in mente da tempo e su cui ha già cominciato a lavorare. Osservando il trend di aumento dell'export e delle aperture all'estero delle aziende del settore moda aderenti al Comitato Leonardo, di cui è presidente. «Un grande mall tutto italiano, che abbia anche i colori del made in Italy, e riunisca i marchi del nostro Paese», dice Luisa Todini. Le grandi griffe, certamente. Ma l'idea è un trampolino di lancio specialmente per i brand medi, oppure i piccoli, leader nelle proprie nicchie di élite, ma magari non in grado dal punto di vista economico di sfidare mercati lontani e difficili come la Cina, il Vietnam, la Corea, il Brasile.
Un'unione che fa la forza, aumentando le potenzialità dei nostri prodotti. E la presidente Todini ha ipotizzato anche un possibile slogan: "Italy'S-Mall", «dove la S sta per Super, come le nostre aziende, i nostri grandi marchi, e per Small, cioè le piccole che potranno trovare i propri spazi».
La aziende della moda all'interno del Comitato Leonardo sono 30, una fetta consistente dei 125 soci: «Al nostro interno abbiamo tutto ciò che occorre per realizzare queste realtà: le società di progettazione, quelle di costruzione. E potranno essere coinvolti i fondi sovrani dei diversi Paesi per ottenere finanziamenti adeguati». Moda, principalmente, ma non solo: negli Italy'S-Mall ci potrà essere posto per l'eccellenza italiana anche in altri settori, a partire dall'alimentare.
Già dai primi passi della sua presidenza, la Todini ha puntato molto sull'estero, rafforzando i Premi Leonardo International, il primo conferito proprio a Mikhail Kusmirovich, proprietario della catena dei magazzini Gum sulla Piazza Rossa, a Mosca, «oggi trasformati in un lussuoso spazio per i migliori brand italiani». C'è un altro elemento che l'ha convinta ad andare avanti su questa strada: «In tutti i viaggi di lavoro all'estero mi sono resa conto che la moda made in Italy è apprezzata, desiderata. È uno stile di vita, oltre che un oggetto».
Lo dimostrano i trend di crescita all'estero delle aziende di moda del Comitato: la quota è arrivata al 75%, rispetto a un fatturato complessivo di 17 miliardi di euro. E i progetti sono in continua crescita: Tod's, per esempio, ha appena varato un piano retail per crescere in Cina, oltre gli otto monomarca che ha tra Pechino, Hong Kong, Taipei e Shanyan; Yoox ha realizzato ad ottobre la versione cinese dello store on line; Caovilla, famoso per le scarpe gioiello, nei prossimi quattro anni, in collaborazione con Rainbow Group, aprirà 12 boutique; Pomellato ha aperto pochi mesi fa il secondo negozio in Cina mentre Geox ha appena siglato un accordo con RI Qing per distribuire i prodotti (apertura 400 punti vendita, inclusi shop in shop, entro il 2017).
«Il problema italiano è superare la frammentazione come sistema», sottolinea la Todini. Bene ora l'impegno che sta mettendo il Governo, in particolare il ministero dello Sviluppo economico, per concentrare l'Agenzia Ice, le ambasciate, le camere di commercio, insomma tutte le realtà che operano all'estero per sostenere il made in Italy ed aiutare le aziende a farsi largo. Ma anche gli imprenditori, aggiunge, devono superare il proprio individualismo ed imparare a mettersi insieme. «Da una decina d'anni l'imprenditoria italiana si è data più da fare nei confronti dei paesi emergenti. E questo sforzo va sostenuto dal sistema Paese», sottolinea la presidente del Comitato Leonardo. Che mette in evidenza un grande problema, quello della contraffazione: il mercato italiano del falso fattura 6,9 miliardi di euro; senza la contraffazione in Italia ci sarebbero 110mila posti di lavoro in più e 1,7 miliardi di maggiori entrate per il Fisco (secondo i dati di una ricerca del ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con il Censis). «È una battaglia che va combattuta con ancora più determinazione», conclude Todini.
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02/11/2012