È in ripresa il mercato italiano degli investimenti negli hotel. Le stime della multinazionale Jones Lang LaSalle (Jlls), indicano per fine ottobre in 340 milioni il volume di investimenti alberghieri, cifra che per fine anno dovrebbe attestarsi tra i 500 e i 600 milioni di euro, ma potrebbe essere anche molto più elevata. Tale stima rappresenta circa il 7% del volume previsto nell'area Emea (Europa, Medio Oriente, Africa) per l'intero 2012, pari a 9 miliardi. Tra i paesi europei più attivi, il Regno Unito: solo a Londra sono stati rilevati investimenti per quasi 800 milioni di euro nel primo semestre dell'anno, a seguire la Francia, con 401 milioni.
La cifra relativa al mercato italiano – spiega Roberto Galano, executive vice-president di Jones Lang LaSalle Italia – oscillerà in funzione del perfezionamento, entro fine anno, di alcune transazioni che riguardano asset di pregio». Il dossier di maggior rilievo nel nostro Paese è costituito dalla vendita del portafoglio della Costa Smeralda al fondo Qatar Holding per 580 milioni, ma è storia a sè. Escludendo questa maxi-transazione, il volume complessivo degli investimenti alla fine del mese scorso era superiore del 120% circa rispetto al volume totale del 2011, contraddistinto dal peggior consuntivo degli ultimi anni.
«La maggior parte degli investimenti – spiega Galano - ha riguardato transazioni di singoli asset, che hanno rappresentato il 77% del volume di investimenti complessivi del 2012 (64% il dato a livello europeo). Ad eccezione dell'acquisto di un portafoglio alberghiero da parte di Sorgente Group per 80 milioni e due acquisizioni concluse a Roma, le restanti operazioni sono state al di sotto dei 50 milioni a testimonianza della maggiore difficoltà di concludere operazioni di dimensioni medie più elevate, anche a causa di una limitata disponibilità delle banche ad erogare finanziamenti e degli alti margini richiesti».
Nel corso dell'anno c'è stato un atteggiamento prudente da parte degli investitori, fortemente selettivo e focalizzato su transazioni caratterizzate da un basso profilo di rischio. Gli investitori maggiormente attivi sono stati gli operatori alberghieri, che hanno rappresentato oltre il 40% del volume complessivo degli investimenti del 2012.
Alberghi in città come Genova, Verona o nella provincia di Venezia sono stati acquisiti da operatori del settore - rilevano alla Jlls – piuttosto che da investitori istituzionali. In termini di location, il maggior numero di investimenti si è registrato nelle città principali.
«Nell'area Emea ed in Italia – dichiara Galano – si è assistito ad un incremento nel differenziale di prezzo tra asset primari e secondari e ad una maggiore selettività nell'identificare le operazioni più interessanti». Sulla provenienza degli investitori non ci sono dubbi: «Quelli maggiormente "liquidi" continueranno ad essere rappresentati da operatori mediorientali ed asiatici, ancora disposti a pagare cifre record per acquisire immobili di pregio» sottolinea Galano.
Le previsioni sono moderatamente positive per lo sviluppo del mercato degli hotel e per gli investimenti. «Un ulteriore spinta – commenta Galano – sarà data dall'approssimarsi a scadenza dei debiti, che stimolerà alcuni proprietari alberghieri a mettere in vendita le proprie strutture per fare cassa».
Lo scenario del settore mostra segnali di recupero secondo le ultime stime dell'Osservatorio di Aica-Confindustria alberghi. La media dei ricavi per camera occupata tra gennaio e agosto nelle grandi città segna un +4,2% (+1,5% il revpar, ossia i ricavi per camera disponibile) pur in presenza di una flessione del 2,6% del tasso di occupazione delle camere.
«Il dato positivo – conclude Galano – è che il turismo proveniente dai mercati emergenti, e specialmente dai paesi Bric, è in continua crescita. A Milano, ad esempio, il primato delle presenze alberghiere lo scorso anno è spettato alla Russia, e Paesi come Brasile e Cina stanno rapidamente scalando le classifiche dei principali mercati esteri in Italia».
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02/11/2012