di Alessandra Spalletta e Sonia Montrella
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NOBEL: MO YAN, SPERO LIU XIAOBO VENGA LIBERATO
Gaomi, 12 ott. - Il premio Nobel per la Letteratura, Mo Yan,ha espresso l'auspicio che il dissidente cinese Liu Xiaobo "possaessere presto liberato". Lo ha dichiarato nel corso di una conferenzastampa a Gaomi, nella provincia settentrionale dello Shandong. Conquesto intervento a favore del vincitore del Nobel per la Pace del2010, Mo Yan ha anche risposto indirettamente alle critiche di quantilo giudicavano indegno del premio perche' troppo allineato al regimecomunista. Mo ha spiegato di aver letto alcune critiche letterarie diLiu negli anni '80, ma di non aver seguito il suo lavoro dopo che e'iniziato il suo impegno politico. Liu, in cella dal 2009, sta scontandouna condanna a 11 anni di carcere.
Ieri un altro noto dissidente, l'archistar Ai Weiwei, avevaattaccato lo scrittore: "Il premio non cambierà nulla, a meno che Monon si dica preoccupato per Liu" Ipotesi che l'architetto dello stadioolimpico Nido d'Uccello aveva giudicato remota: "Mo ha detto in passatoche non ha nulla da dire sul caso Liu Xiaobo".
Nel corso della conferenza il neo-Premio Nobel per la Letteratura èpassato poi al contrattaccorispondendo a coloro i quali avevano protestato ieri per la decisionedella Commissione di Stoccolma giudicando gli scritti di Mo troppoallineati alle posizioni del governo: "Molti di quelli che criticano imiei lavori non li hanno mai letti. Se lo avessero fatto avrebberonotato che i temi trattati mi hanno esposto a grandi rischi". Nel suoultimo lavoro "La Rana", che sarà pubblicato in Italia nella prossimaprimavera, lo scrittore "che non vuole parlare" – questo il significatodel suo nome di penna – denuncia la politica del figlio unico.
Mo Yan: d'accordo con alcune teorie di Mao
"Credo che alcune delle teorie di MaoZedong sull'arte siano giuste, come ad esempio la sua concezione delrapporto tra arte e vita". Il premio Nobel per la Letteratura Mo Yangiustifica così la sua partecipazione della scorsa primavera aun'iniziativa che lo aveva visto insieme ad altri scrittori ricopiarecelebri pensieri di Mao Zedong sull'arte. Una scelta che gli haattirato le critiche di molti che lo hanno accusato di servilismo.
La dichiarazione di Mo dimostra ancora unavolta come lo scrittore che "non vuole parlare", questo il suopseudonimo, si muova in perfetto equilibrio tra la denuncia e lacensura. E' compito dell'artista affrontare questioni politiche esociali spinose, aveva osservato ieri sera il Premio Nobel attraversoun video pubblicato dal Da Zhong Daily. "Poiché lo scrittore vive nellasocietà, la vita che racconta non può non includere problemi sociali epolitici". "E un autore si preoccupa della società non può che avere unapproccio critico".
NOBEL LETTERATURA: PREMIO AL CINESE MO YAN
Stoccolma, 11 ott. - Il Nobel per la Letteratura 2012 è andato alloscrittore cinese Mo Yan, che "con il suo realismo allucinatorio - silegge nella motivazione del giudici della Reale Accademia di ScienzaSvedese - forgia racconti popolari, di storia e contemporanei". Classe1955, Mo Yan è l'autore tra l'altro di "Sorgo Rosso", "Rossa RadiceCristallina", "Grande seno fianchi larghi"e "La Rana". Il premio indenaro è di 8 milioni di corone svedesi che corrispondono a 923milaeuro.
Mo Yan si è detto "molto contento" per il premio Nobel per laLetteratura conferitogli a Stoccolma, pur riconoscendo che c'eranomolti altri "scrittori cinesi eccellenti" che lo avrebbero meritato.
"Il premio non ha un grande significato per me", ha affermato l'autoredi Sorgo rosso, raggiunto al telefono da un giornalista del People'sDaily nella sua casa a Gaomi, nella provincia dello Shandong. "A mioavviso ci sono molti scrittori cinesi eccellenti le cui opere sonoriconosciute anche all'estero", ha aggiunto. "Continuero' a fare delmio meglio, e usero' il mio tempo per creare sempre nuove opere", haassicurato.
Nel corso di una conferenza stampa convocata in fretta e furia suesortazione dei media cinesi presso l'hotel Fengdu International aGaomi (Shandong), secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa stataleXinhua Mo Yan ha dichiarato ai 20 gornalisti accorsi per intervistarlo:"Sono molto contento; quando ho appreso la notizia stavo mangiando, hoavuto un soprassalto". "Il Nobel per la letteratura è un premioimportante, ma rappresenta solo il parere della commissione diStoccolma. Sono soddisfatto delle opere che ho scritto finora. Confessoche non uso il computer, preferisco scrivere ancora a mano". Mo ha poiaggiunto: "Ringrazio il popolo della rete, in particolare i fan diWeibo (l'equivalente del twitter cinese, ndr), per l'apprezzamento e lacritica alla mia opera letteraria. Grazie ai loro commenti, possocapire meglio quali aspetti del mio lavoro sono da valorizzare, quali idifetti e i punti da migliorare". Domani (venerdì) è invece prevista laconferenza stampa ufficiale a Pechino.
Il 57enne Mo Yan, pseudonimo letterario che significa "colui chenon vuole parlare", è arrivato al successo internazionale con "SorgoRosso", romanzo del 1986 ambientato nella Cina rurale degli anni '30durante l'occupazione giapponese e da cui è stato tratto il film delregista Zhang Yimou vincitore dell'Orso d'oro a Berlino nel 1988. Tragli altri romanzi "Rossa radice cristallina", "Grande seno fianchilarghi, "Le sei reincarnazioni di Ximen Nao" (tutti editi da Einaudi)e l'ultimo "La Rana" che denuncia la politica del figlio unico. Mo Yan,che viene da una famiglia povera e per anni aveva fatto il soldato,succede al poeta svedese Tomas Trastroemer. Negli anni '90 la sua famaera già cresciuta al punto che il giapponese Kenzaburo Oe, Nobel nel1995, aveva detto che sarebbe stato lui a meritare il premio. Mo scriveanche sceneggiatura, come quella per il film "Addio mia concubina"diretto da Chen Kaige.
Mo Yan e' il primo cinese a vincere un premio Nobel senza essere ne' incarcere, ne' in esilio: lo scrittore Gao Xingjian, che vinse lo stessopremio nel 2000, era un dissidente in esilio in Francia, nonche'cittadino francese. Liu Xiaobo, che nel 2010 ottenne il Nobel per laPace, a dicembre avra' scontato il terzo degli undici anni di prigionea cui fu condannato nel 2009 (dopo un anno di carcerazione preventiva)con l'accusa di "incitamento alla sovversione del potere dello stato".
La sua premiazione da parte del Comitato di Oslo fece infuriare ilgoverno di Pechino, che blocco' tutte le importazioni dalla Norvegia.
Uno sgambetto cui, secondo molti, la Commissione avrebbe cercato diriparare proprio con il riconoscimento a MoYan.
Le reazioni
"Questo premio dimostra che il Nobel non ha fini politici". Icomplimenti arrivano da un altro grande della letteratura cinese, SuTong (autore di "Mogli e Concubine" da cui Zhang Yimou ha tratto ilfilm "Lanterne Rosse"). In un commento pubblicato su Sina (Xinlang), Suha definito il premio a Mo Yan "meritato". "Il Nobel è sempre statoconsiderato un premio con intenti politici. La vittoria di Mo Yandimostra che non è così: questo Nobel va alla sua opera che ha convintola commissione di Stoccolma come esempio di "pura letteratura".
Al contrario di altri intellettuali, si legge sul South ChinaMorning Post, Mo Yan è abile nel fare denuncia all'interno dei confinidella censura, ha scelto di cooperare con le autorità, e questo si notaanche dall'appoggio del governo al symposium dello scorso settembre chesi è tenuto nella città natale di Mo dedicato a "La Rana", l'opera incui lo scrittore "che non vuole parlare" critica la politica del figliounico. Ad aiutarlo, la sua carica di vice presidente della ChineseWriter Association sotto il controllo di Pechino. Mo si pone, inoltre,come un grande sostenitore – a parole e a fatti – delle politiche infavore dell'arte e della cultura, viste come ramificazioni della causasocialista e, di conseguenza, non come minacce al Partito.
A testimonianza del fatto che il premio Nobel per la Letteratura2012 è uno che piace a Pechino, l'esplosione della stampa cinese che,in netto contrasto con la 'parsimonia' di parole usata nel 2010, haspeso questa volta fiumi d'inchiostro. La televisione di stato CCTV, inparticolare, con un insolita mossa, ha interrotto le trasmissioni percomunicare la decisione di Stoccolma.
"Conosco Mo Yan molto bene e posso assicurare che una delle cose chemolte persone non sanno è quanto sia bravo con le parole. Riesce afarle vivere e respirare" ha commentato così la notiziadell'assegnazione del riconoscimento Lu Jiande, direttore dell'Istitutodi Letteratura della Chinese Academy of Social Sciences (CASS). "E'lontano dagli altri cinesi in quanto parte con il criticare se stessoinvece che il mondo esterno".
"Merita assolutamente il premio" dichiara alla Xinhua Er Yua He,notto scrittore originario della provincial dell'Henan. "Questoriconoscimento rappresenta l'affermazione della letteratura cinese nelmondo". Wang Anyi, presidente della Shanghai Writers' Association si èdetta felice della notizia congratulandosi con lo scrittore.
Al coro, si unisce anche la rete: "Sei l'orgoglio della Cina" scriveQingfengxiaoge sul Twiter cinese Weibo. "Un'ora fa solo Dio potevasaperlo, ma siate ora felici perchè Mo Yan è il vincitore del Nobel!Davanti ad un uomo di successo tale da vincere il premio, è un onoreesser cinese come lui e parlare la sua stessa lingua ed essere Han comelui. Congratulazioni Mo Yan! Congratulazioni Cina!" 'twitta' il GlobalTimes. Il China Digital Times ripropone invece le dichiarazionirilasciate dallo stesso scrittore nel 2006 a propositodell'onorificenza: "Cosa penso del Premio Nobel? Mi chiedo, non sarebbeun bene se vincessi i milioni del premio? Ma poi ci rifletto e penso:perché proprio io? E' possibile che io vinca un premio semplicementefacendo quello che so fare, cioè scrivere? Se arrivasse ilriconoscimento cambierei forse il mio stile e la mia scrittura?"
"Mo è uno degli autori più in vista in Cina ed è un autoretipicamente cinese nel senso tradizionale del termine. I suoi lavoririflettono un vivido e reale spaccato della Cina degli umili" avevascritto giorni fa il quotidiano cinese in lingua inglese Global Times,commentando le voci sulla possibile attribuzione del Nobel alloscrittore cinese.
Il commento di He Peirong, la donna che aiutò a fuggire Chen Guangcheng
Parla anche He Peirong, l'insegnante di inglese che aiutò il dissidente cieco Chen Guangchengnella sua rocambolesca fuga verso Pechino, nell'aprile scorso. Paladinadei diritti umani e dissidente, eroina e traditrice, pedina di potenzestraniere e agente della CIA: da quando ha aiutato l'attivista Chen afuggire dagli arresti domiciliari, sul suo conto si era detto di tutto.
In un'intervista ad AgiChina24,la "Perla" aveva rivelato nuovi, inediti particolari alla clamorosaevasione di Chen. Chen Guangcheng, un avvocato autodidatta, avevaesposto all'opinione pubblica mondiale la prassi degli aborti in statoavanzato e delle sterilizzazioni forzate, applicata dai funzionaridella provincia dello Shandong per mantenere le quote nascita decisedal governo. Un'atrocità che al centro dell'ultima opera delloscrittore Mo Yan, "La Rana".
"Mi complimento con Mo Yan per il premio assegnatogli daStoccolma. Se questa vittoria può servire a promuovere la letteraturacinese 'seria', non posso che gioirne", ha dichiarato He Peirong raggiunta da AgiChina24.La "Perla" non ha perso occasione per spezzare una lancia a favoredella lotta agli aborti forzati promossa da Chen. "La Rana", il romanzoin cui Mo Yan denuncia le atrocità scaturite dalla politica del figliounico, nella "simbologia cinese rappresenta la vitalità e la feconditàdella specie umana. L'unicità della vita, in Cina, è minacciata dallapolitica di controllo delle nascite, che ha generato l'aberrazionedegli aborti forzati", ci spiega He Peirong. "Alla fine del romanzo diMo, che mette in luce questo dramma, il protagonista ripensaall'estinzione dell'essere umano e alla negazione della legittimitàdella vita. Spero che il premio assegnato a Mo Yan, possa farriflettere la Cina e riattualizzare la discussione sull'efficacia dellapolitica di controllo delle nascite, ponendo fine alle atrocitàcommesse in alcune province per far rispettare le quote di nascita".
"Mo Yan, come Chen Guangcheng, è originario dello Shandong" soggiungeHe Peirong "un'area della Cina flagellata da questa politica.
Ai Weiwei: "Nobel inutile, Mo è parte del sistema"
Mentre la Cina si congratula con il premio Nobel per laLetteratura 2012 Mo Yan, Ai Weiwei esce dal coro. "Fa parte delsistema": ha commentato così la notizia l'artista, archistar edissidente, tra le voci più scomode al governo di Pechino. Condannatoqualche settimana fa a una multa di 1,8 milioni di euro per evasionefiscale – secondo molti un pretesto utilizzato dalle autorità permetterlo a tacere -, Ai ha ammesso di non aver letto nessun lavoro diMo Yan. Per l'archistar, che in passato ha speso parole forti contro ilgoverno, il riconoscimento non avrà alcuna utilità rispetto allascarcerazione di Liu Xiaobo, il dissidente cui la commissione del Nobelconsegnò l'onorificenza per la Pace nel 2010. "Niente cambierà, a menoche Mo non si dica preoccupato per Liu" ha osservato Ai che nutre vanesperanze: "Mo ha detto in passato che non ha nulla da dire sul caso LiuXiaobo".
Chi è Mo Yan, lo scrittore che "non vuole parlare"
«Il problema più grande della Cina di oggi sono le differenze diricchezza. Ai tempi di Mao eravamo tutti uguali. Dagli anni Ottanta inpoi, invece, la distanza tra le persone è andata aumentando. Oggi cisono cinesi che vanno in giro con orologi da decine di migliaia didollari a bordo di auto di lusso e altri che sono invece poverissimi.
Non c'è più equità e questo sta sollevando lo scontento delle persone.
Su internet si leggono molti commenti contrari al governo», raccontava Mo Yan in un'intervista ad AgiChina24. Al destino dei più deboli Mo Yan, scrittore tra i più importanti dellaletteratura post maoista, ha sempre dedicato grande attenzione.
Soprattutto nelle sue opere. I suoi romanzi storici, ambientati indiversi periodi del XX secolo, hanno dato vita, secondo la critica, aun genere letterario nuovo: una storiografia "dal basso", raccontatadagli individui, con i loro sentimenti e i loro pensieri. La Storiafatta dalle storie della gente comune.
Mo Yan è lo pseudonimo letterario di Guan Moye. Nasce il 17 febbraio1955 a Gaomi (provincia dello Shandong) da una famiglia di contadini.
Mo Yan letteralmente significa "non voglio parlare", rimanda al periodoin cui lo scrittore è diventato adulto, uno dei più tormentati dellaCina: la Rivoluzione Culturale, quando una solo parola 'sbagliata'poteva avere conseguenze catastrofiche sulla vita delle persone. Mo Yanè considerato il maggiore scrittore cinese contemporaneo e il fondatoredel movimento letterario della "ricerca delle radici". In giovane etàsi arruola nelle forze armate, dove inizia a scrivere nel tempo libero,proseguendo gli studi universitari e lavorando presso il dipartimentoaffari culturali dell'Armata di liberazione popolare". Dieci anni fa ladecisione di lasciare l'esercito e dedicarsi unicamente allascrittura.
Tra i suoi romanzi più noti, Sorgo Rosso (1986), racconto efferatodell'invasione giapponese degli anni '30; l'omonimo film di ZhangYimou, nominato all'Oscar come migliore film straniero, vincitoredell'Orso d'oro a Berlino nel 1988. Il suo ultimo romanzo invece è Wa(La Rana), libro-denuncia della politica del figlio unico, con il qualenel 2011 ha vinto l'ottava edizione del Premio per la letteratura MaoDun.
Il cruccio di Mo, "In Cina non c'è equità"
"Il problema piu' grande della Cina di oggi sono le differenzedi ricchezza. Ai tempi di Mao eravamo tutti uguali. Dagli anni '80 inpoi, invece, la distanza tra le persone e' andata aumentando": cosi'giudica la realta' del suo Paese Mo Yan, insignito del premio Nobel perla Letteratura, che al destino dei piu' deboli ha sempre dedicatogrande attenzione. "Oggi", e' il pensiero espresso dallo scrittore in un'intervista concessa l'anno scorso ad AgiChina24 a cura di Emma Lupano,"ci sono cinesi che vanno in giro con orologi da decine di migliaia didollari, a bordo di auto di lusso, e altri che sono invece poverissimi.
Non c'e' piu' equita', e questo sta suscitando lo scontento dellepersone. Su Internet si leggono molti commenti contrari al governo.
I romanzi storici di Mo, ambientati in diversi periodi del XXsecolo, secondo la critica hanno dato vita a un genere letterarionuovo: una storiografia 'dal basso', raccontata dagli individui, con iloro sentimenti e i loro pensieri. La Storia fatta dalle storie dellagente comune.
"In passato", spiegava l'autore nell'intervista, "chi scrivevaromanzi storici si poneva in una posizione di classe. C'erano i buoni ec'erano i cattivi, la distinzione era netta". "Per me invece laseparazione non e' cosi' precisa. Io racconto la storia nel modo in cuil'ho imparata. La maggior parte delle persone l'apprende studiando suilibri. Io invece, che sono cresciuto in campagna, l'ho assorbita con leorecchie, attraverso i racconti dei miei nonni e della gente delvillaggio. Questa e' stata la mia scuola. E con la penna vogliotrasferire sulla pagina le storie che ho sentito narrare a voce. Ilfatto che io racconti la storia dal punto di vista delle personedipende dalla mia educazione e dalla mia esperienza personale".
Mo Yan ha servito a lungo nell'Esercito, che ha lasciato solo nel1997 andando a lavorare in una rivista. "Per gli occidentali",osservava a proposito del proprio vissuto, "e' un po' difficile capireche cosa ci faccia uno scrittore nell'Esercito, ma nell'Esercito cineseci sono molte sezioni culturali: teatro, musica, danza, arte, pittura eletteratura. Chi ne fa parte lavora come artista, ma dentro l'Esercito.
Il mio lavoro era scrivere, pero' la mia scrittura non rispondeva pernulla ai canoni del genere: era previsto che si scrivesse della vitamilitare, e che si facessero narrazioni positive di quel mondo. Ioinvece scrivo di storia e delle campagne: non rispondo certo ai lororequisiti. Cosi' nel 1997 ho deciso di lasciare. Ora sono libero, possoscrivere come voglio e di quello che voglio"
Sono tanti gli autori cinesi che sono cresciuti passando attraversola carriera militare", proseguiva Mo. "Per un giovane delle campagneentrare nell'Esercito era una prospettiva molto allettante negli anni'60 e '70. Voleva dire cambiare il proprio livello di vita, avere davestire e da mangiare in abbondanza. Tutti i ragazzi nelle campagnevolevano diventare soldati. E le ragazze piu' belle correvano dietro aquelli che dicevano di voler diventare soldati. La mia famiglia non eramolto ricca, e la prospettiva di poter mangiare a sazieta' una voltaentrato nell'Esercito era molto attraente. In aggiunta, da soldatopotevo riposare la domenica. E poi nella biblioteca dell'Esercitoc'erano tantissimi libri da leggere, anche tradotti in cinese da linguestraniere. Frequentare quella biblioteca e' stata una grande fortunaper me, e far parte dell'Esercito e' stato molto importante per il miosviluppo. Se fossi rimasto in campagna, probabilmente non sareidiventato scrittore".
Quanto ai giovani nella Cina di oggi, "ogni generazione ha i suoidolori e il suo punto di vista particolare", sottolineava il neo-premioNobel. "La mia generazione ha un modo di vedere il mondo diversa daquella dei miei genitori, e l'ottica di mia figlia e della suagenerazione e' ancora piu' lontana dalla mia. Le persone nate daglianni '80 hanno vissuto in una Cina che ha sperimentato i piu' grandicambiamenti da alcuni secoli a questa parte. Per questo sono unagenerazione particolare. I problemi della mia generazione non erano poitanto diversi da quella della generazione di mio padre. Si trattavaesclusivamente di problemi materiali: mangiare a sufficienza, trovaredi che vestirsi. Il dolore piu' grande, allora, era dato dalla mancanzadi beni materiali". "Questa sofferenza della poverta' e dellaprivazione, mia figlia e la sua generazione non l'hanno propriovissuta. Io spesso li critico: non avete il problema di pensare amangiare o a vestirvi, di che cosa vi lamentate? Mia figlia pero' mirisponde: 'Tu pensi che se ho lo stomaco pieno e i vestiti nell'armadionon posso soffrire?'. Le sofferenze dell'anima sono ancora peggiori diquelle materiali, e credo che davvero non sia semplice per questagenerazione. E' costituita per lo piu' da figli unici, quindi i ragazzidi oggi non hanno mancanze da un punto di vista materiale. Tuttaviacio' li sottopone anche a una pressione fortissima, che le generazioniprecedenti non hanno mai vissuto. Ogni bambino si sente investito ditutte le aspettative che in passato erano suddivise tra piu' figli.
Devono frequentare la scuola elementare migliore, per entrare nellemedie migliori, per accedere alle superiori migliori, per arrivareall'Universita' migliore. Questa generazione non ha respiro. E quandosi sono laureati debbono anche sopportare la pressione per la ricercadel lavoro, unitamente a quella di dover accudire da soli gli anzianidella famiglia. Dal punto di vista letterario, aver provato la fame ele guerre ha fornito agli scrittori della mia generazione un capitale acui attingere per le nostre opere. I giovani di oggi hanno un altrocapitale, quello delle sofferenze dell'anima, quindi scriveranno operecon caratteristiche diverse dalle nostre"
(hanno collaborato Wang Jing e Filippo Seminara)
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