di Adolfo Tamburello*
Napoli, 30 lug. - Quello degli animali che abbiamo conosciuto dalla Cina è un capitolo della storia mondiale che finirà col far parte del fenomeno della "globalizzazione"…
Ciò tanto più a buon diritto per il panda che, a quanto leggiamo recentemente da Christine dell'Amore su National Geographic, sarebbe il lontano discendente di un animale che prima di tornare a farsi vivo in Europa dalla Cina, poco più di un secolo e mezzo fa, viaggiò addirittura in tempi preistorici dall'Europa alla Cina. Un suo antenato, forse un "pre-cugino", sarebbe stato di nazionalità ispanica e avrebbe vissuto undici milioni di anni fa. Lo avrebbe appurato Juan Abella, paleobiologo di Madrid. Il fossile era un urside, battezzato col nome di Agnarctos beatrix e classificato fra i più antichi esemplari di Ailuropodinae, la stessa sottofamiglia cui appartiene il panda. Parliamo naturalmente del "panda gigante", non del panda "minore" o panda "rosso" (Ailurus fulgens), che sarebbe legato solo molto alla lontana col panda gigante e i cui fossili sono attestati, oltre che in Europa e Asia, persino in Nord-America. Era anche questo, dunque, un gran viaggiatore, ma esistono dubbi che fosse veramente un urside, e l'aspetto odierno lo fa assimilare piuttosto a un procione.
Il panda gigante (Ailuropoda melanoleuca) è al contrario un urside genuino. Se non era originario della Cina, la raggiunse e vi si isolò presto. Fossili locali di suoi antenati sono stati datati a tre milioni di anni fa.
L'Occidente sembra continuasse a ignorare l'esistenza dell'animale fino al 1869, quando un missionario francese, Armand David (1826-1900), benemerito naturalista, ne donò la pelle di un esemplare ucciso al Museo di Storia Naturale di Parigi. La risonanza che se ne ebbe non tardò ad attrarre in Cina europei e americani intenzionati a cacciarli o catturarli. Esemplari vivi erano inviati presso zoo e circhi di tutto il mondo, e fu così che questi animali tornarono a viaggiare dopo milioni di anni, questa volta non di propria iniziativa.
Dal 1949, i viaggi sono stati regolamentati, e nel 1983, a poco più di un secolo da quando i primi Occidentali li avevano conosciuti, risultavano 24 i panda usciti dalla Cina con regolare passaporto. Quelli destinati agli Stati Uniti e al Giappone avevano fatto parte della prima politica del disgelo della Repubblica Popolare Cinese verso questi paesi, come dire che erano stati gli "ambasciatori" della Nuova Cina. Dal 1984 dietro lauti indennizzi la Cina li presta o li dà in affidamento a sicure istituzioni zoologiche.
*Adolfo Tamburello già professore ordinario di Storia e Civiltà dell'Estremo Oriente all'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'.
© Riproduzione riservata