di Giovanna Di Vincenzo
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Pechino, 22 giu. - Le giovani generazioni italiane e cinesi sempre più attratte dalle rispettive lingue e culture: mobilità e scambi bilaterali nel campo dell'istruzione sono in costante aumento e nell'agenda delle priorità tra i due Paesi. Lo dimostra la visita dei giorni scorsi in Cina del ministro Profumo, per il quale l'obiettivo è di intensificare le collaborazioni e gli accordi tra gli atenei italiani e cinesi e incrementare il numero degli studenti.
La strada battuta finora a livello istituzionale sta dando i suoi risultati: sempre più famiglie cinesi decidono di mandare i propri figli a studiare in Italia, dove le rette universitarie sono più basse e sono previste maggiore agevolazioni e borse di studio per gli stranieri.
Da quest'anno gli studenti cinesi con almeno un punteggio di 380 all'esame di ammissione all'istruzione universitaria- noto come gaokao- potranno fare domanda di ammissione per il Politecnico di Milano, l'Università di Firenze ed altri prestigiosi istituti universitari del Bel Paese. Per i neo diplomati cinesi l'Italia diventa un'alternativa alla Cina per specializzarsi in discipline come medicina, architettura e design.
Il fascino dell'Italia e del suo patrimonio culturale ha attratto negli ultimi anni anche molti studenti cinesi appassionati di musica e di arte. Il progetto Turandot, inaugurato nel 2009 con un accordo firmato dai due Paesi, è nato infatti per facilitare l'inserimento degli allievi cinesi nelle Accademie di Belle Arti e nei Conservatori.
I canali di accesso alle università attraverso i Programmi Marco Polo e Turandot si sono rivelati fondamentali per attirare i flussi di studenti dalla Cina. Secondo statistiche pubblicate lo scorso febbraio della Farnesina, sono 2.489 gli allievi cinesi che hanno fatto domanda di iscrizione per il prossimo anno accademico, un aumento del 46% rispetto all'anno precedente. A guidare la classifica degli atenei italiani preferiti dagli studenti cinesi c'è l'Università di Bologna, seguono il Politecnico di Milano, l'Università di Firenze, l'Università Milano Bicocca e il Politecnico di Torino.
In un'intervista al quotidiano West China Metropolis Daily, il professor Guo, responsabile dei viaggi studio in Italia presso l'Università del Sichuan, conferma il trend: "Sempre più famiglie cinesi possono permettersi di mantenere l'istruzione dei figli all'estero, e l'Italia è sicuramente tra le mete più gettonate. Per questo motivo collaboriamo con le Università di Firenze, Pisa e Siena, che ogni anno accettano le immatricolazioni dei nostri allievi più meritevoli".
Ma l'interesse non è unilaterale: è in costante aumento anche il numero degli italiani che studiano il putonghua, o mandarino, la lingua ufficiale della Repubblica Popolare cinese. All'Istituto Confucio dell'Università di Bologna ,quest'anno si è registrato un boom di iscrizioni per sostenere l'esame di cinese HSK, test articolato in 6 livelli che valuta il livello di conoscenza del mandarino. Hanno partecipato alla prova di giugno 238 persone, provenienti dall'Emilia Romagna e dintorni, la gran parte delle quali si è iscritta per sostenere l'esame di primo e secondo livello. Secondo l'Istituto Nazionale per lo studio del cinese all'estero (Hanban), gli iscritti all'esame nel 2012 sono stati il doppio rispetto agli anni precedenti. Si tratta di un record per l'Università di Bologna, che organizza corsi preparatori per gli studenti che intendono partecipare all'esame. Tra questi non solo universitari, ma anche un ingegnere di 68 anni in pensione, impiegati statali e poliziotti, segnale che l'interesse per la Cina e la sua lingua è sempre più diffuso tra gli italiani.
Lunedì e martedì scorso il ministro italiano dell'Istruzione Francesco Profumo si è recato in visita in Cina, facendo tappa a Pechino, Luoyang e Shanghai, dove ha incontrato l'omologo cinese Yang Guiren e i presidi degli atenei più importanti di Beida e Beiwai. In occasione degli incontri è stata affrontata la proposta del doppio riconoscimento dei titoli liceali e altri progetti di promozione e intensificazione dei flussi studenteschi. "Si è trattato di incontri molto proficui- ha detto il ministro italiano- perché stiamo cercando d'incrementare il numero degli studenti cinesi che visitano l'Italia, estendendo gli scambi non solo ai tradizionali settori tecnologici, ma anche alle scienze umane, ai beni culturali e all'architettura".
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