Costerà di più un soggiorno a New York e forse ne risentirà ancora il prezzo alla pompa, dato che il barile di greggio si acquista solo con biglietto verde. Ma potrà tirare un sospiro di sollievo l'export e anche le attività finanziarie sganciate dall'euro potranno dare qualche margine di rendimento extra. Lo spettro del calo dell'euro sul dollaro può avere effetti importanti e contraddittori. A patto che continui e non sia occasionale.
A prescindere dagli effetti che la debolezza della divisa comune può avere sulle singole classi di investimento (dei quali si parla a fianco), l'impatto sui risparmi è immediato: tutte le attività finanziarie non denominate in euro diventano automaticamente più convenienti se non si copre il rischio di cambio. Questo perché il risparmiatore ottiene un ulteriore rendimento grazie alla performance valutaria (in questo caso positiva, mentre diventa negativa con l'apprezzamento dell'euro), che si somma così a quella dell'asset in sé.
Il discorso vale ovviamente per tutte le obbligazioni e le Borse al di fuori dell'Eurozona, ma anche per oro, preziosi e materie prime, che per convenzione sono denominate in dollari. Un paio di esempi possono chiarire cosa può accadere nel caso di movimenti sensibili sulle valute: negli ultimi 12 mesi l'indice S&P 500 di New York ha registrato una performance leggermente negativa (-1,2%). Se però si osserva la situazione dal punto di vista di un investitore europeo il discorso cambia, e non di poco, perché l'apprezzamento del dollaro (passato in questo lasso di tempo da 1,46 a 1,27 contro euro) rende l'investimento profittevole del 10 per cento. Lo stesso ragionamento si può fare sul prezzo dell'oro, che è cresciuto nell'ultimo anno del 5% in dollari e del 15% se calcolato in euro. Certo, basare la costruzione di un portafoglio sulla preferenza per una moneta rispetto all'altra o sbilanciarlo verso alcune aree geografiche non è una strategia da consigliare a un investitore che cerca di tenere sotto controllo i rischi. Ma è ovvio che discorso valutario va tenuto ben presente, a maggior ragione in una fase di elevata tensione come questa.
Per le imprese, invece, il calo dell'euro è un'autentica boccata d'ossigeno, soprattutto se il deprezzamento sul dollaro diventasse considerevole. In questo modo aumenterebbe infatti la competitività delle aziende europee sia negli Usa, sia nei mercati emergenti di Asia e Sud America. «Una forte svalutazione dell'euro nei confronti del dollaro, cosa che avrebbe diretti effetti sullo yuan – ha sottolineato Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della Moda italiana – risolverebbe gran parte dei problemi che l'Europa. Per questo, io auspico la parità euro-dollaro, 1 a 1». «Trarrebbe un sospiro di sollievo anche il settore dell'aerospazio, che esporta anche sino al 90% della sua produzione» ha sottolineato Renato Cesca, presidente del Polo Aerospaziale dell'Umbria.Ma si tratta pur sempre del frutto di turbolenze nell'eurozona e di un peggioramento delle prospettive di crescita.
Il problema resta però l'instabilità dei mercati. «Un deprezzamento di qualche settimana non cambierà la sostanza della situazione – ha affermato Sandro Bonomi, presidente di Anima, l'associazione della meccanica –. Calo di fiducia e rating al ribasso sul sistema Europa danno agli operatori globali una percezione di scarsa affidabilità del nostro sistema produttivo. Un pericolo che la svalutazione "temporanea" non risolve».
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FAMIGLIE E RISPARMIO
Le prospettive degli investimenti
AZIONILE OPPORTUNITA'
Il rilancio dei titoli export-oriented
La discesa dell'euro permette, a parità di performance, di realizzare guadagni a quanti investono a Wall Street (dove le azioni sono denominate in dollari) senza preoccuparsi di coprire il rischio cambi. Volendo rimanere in Europa sono i titoli di società più legate all'export (in Usa, ma soprattutto nei Paesi emergenti) a trarre maggior vantaggio perché più competitive.
I RISCHI
Non sottovalutare i segnali di tensione
Il rafforzamento del dollaro è spesso un riflesso della fuga degli investitori dalle attività a rischio. Per questo, nelle fasi di maggior tensione come questa, esiste una correlazione inversa fra il rialzo del biglietto verde e comportamento dei listini di Borsa. Aumentare la quota di portafoglio da investire in azioni potrebbe esporre il risparmiatori a pericolosi rischi.
OBBLIGAZIONI
LE OPPORTUNITA'
Gli occhi su franco, sterlina e corona
L'Euro debole e sotto attacco rende i titoli di Stato del Vecchio Continente (Bund esclusi) vulnerabili e per questo soggetti a elevate fluttuazioni di prezzo. Le obbligazioni sovrane denominate in altre valute (dollaro, ma anche sterlina, franco svizzero o corone norvegesi) sono invece ritenute relativamente al riparo da rischi e quindi oggetto di forti acquisti da parte degli investitori.
I RISCHI
I rendimenti «rasoterra»
Acquistare titoli denominati in valute «rifugio» significa ottenere rendimenti molto bassi, a volte (come con il franco svizzero) perfino negativi. Si tratta, in pratica, di una sorta di «assicurazione» contro l'implosione dell'euro. Se però la situazione dovesse rasserenarsi, gli investitori (che comprano questi titoli sui massimi storici) potrebbero andare incontro a perdite dolorose.
IMMOBILI
LE OPPORTUNITA'
La domanda da Stati Uniti e Asia
In Europa il mercato immobiliare attraversa una fase di stallo (quando non di profonda crisi, come in Spagna e Irlanda) da almeno due anni. L'indebolimento dell'euro potrebbe attirare nuovi investitori da Stati Uniti e da altre aree più dinamiche, quali l'Asia. L'afflusso di denaro potrebbe ravvivare la domanda stagnante e contribuire a frenare la discesa dei prezzi.
I RISCHI
Shopping più costoso
Nell'estate del 2008, con l'euro a 1,60 dollari, i flussi di investimento europei verso il settore immobiliare Usa si sono moltiplicati. Oggi lo «shopping» oltre l'Atlantico è ovviamente più costoso del 20% per chi vive in Europa, mentre negli Stati Uniti la crisi del mattone non è certo conclusa: l'indice Case-Shiller indica ancora prezzi in discesa del 3,5% rispetto a un anno fa e del 35% dal picco del 2006.
ORO
LE OPPORTUNITA'
Extra-rendimenti dal cambio
L'oro, come le materie prime in generale, è un'attività quotata in dollari. Acquistarla in una fase di mercato in cui si prevede un deprezzamento dell'euro permette all'investitore di realizzare un rendimento extra grazie al cambio favorevole. Se poi la discesa dell'euro si accompagna a nuove tensioni sui mercati, il metallo giallo potrebbe trarre vantaggio dallo status di «bene rifugio».
I RISCHI
Prezzi elevati e volatilità
Nonostante la frenata degli ultimi 4 mesi (il prezzo è sceso di circa il 15%), l'oro si acquista a valori non così lontani dai massimi. Chi vi si avvicina per la prima volta deve mettere in conto una volatilità dei prezzi che non sempre si addice a un asset ritenuto «sicuro». Occorre quindi valutare in modo accurato l'orizzonte temporale dell'investimento.
IMPRESE
La mappa delle esportazioni
EUROPALE OPPORTUNITA'
Più competitivi di Usa e Cina
Avere una moneta più "debole", per le imprese italiane ed europee che esportano nell'area euro, ha l'effetto immediato di rendere meno attraenti i competitors extraeuropei. In pratica, si scoraggiano, ad esempio in Germania, gli acquisti di prodotti dagli Usa o dalla Cina e si rende più conveniente rifornirsi tra Paesi membri dell'Unione europea.
I RISCHI
Aumento del barile
Un euro in deprezzamento rispetto al dollaro rende immediatamente più costoso sia l'acquisto delle materie prime (il greggio in primisi) che di semilavorati prodotti nel Paesi emergenti. L'effetto si può ripercuotere sulle bollette, sulla benzina e indirettamente sull'acquisto di beni di largo consumo sul cui prezzo al consumo può incidere l'aumento dei costi di trasporto.
NORD AMERICA
LE OPPORTUNITA'
Sollievo per l'export
Il calo dell'euro sul dollaro ha l'immediato effetto di aumentare la competitività sul prezzo dei beni delle imprese italiane ed europee e di dare una boccata di ossigeno all'export del made in Italy. A trarre i maggiori benefici potranno essere o settori che maggiormente esportano negli Usa come l' arredamento, la meccanica e l'industria alimentare.
I RISCHI
Danneggiato chi è senza polizza
Le eventuali imprese prive di polizza a copertura dei rischi di cambio rischiano di restare penalizzate, soprattutto se il deprezzamento dovesse farsi più significativo. Joint venture e/o accordi di penetrazione commerciale da parte di imprese europee all'interno dei canali distributivi statunitensi riserntiranno di costi superiori.
SUD AMERICA
LE OPPORTUNITA'
Si vende di più e meglio
A fronte di una domanda interna e dell'eurozona stagnante, un euro meno "aggressivo" faciliterà l'export anche in Sud America e indebolirà la concorrenza degli Usa e dei Paesi che utilizzano il dollaro come moneta d'affari. Soprattutto per i settori del tessile, dell'agroalimentare, della meccanica e dell'impiantistica possono aumentare le opportunità di business
I RISCHI
Possibili aumenti dei dazi
Un'Europa più competitiva grazie a un consistente deprezzamento monetario può avere la contropartita di produrre, nel medio-periodo, un aumento delle politiche protezionistiche di questi Paesi a tutela della propria nascente imprenditoria, come già accade, ad esempio, in Brasile per il settore dell'arredamento, dove i dazi all'import toccani già oggi l'80 per cento.
ASIA
LE OPPORTUNITA'
Sbocchi appetibili in Cina ed Emirati
Vale quanto detto sopra. Il principale vantaggio è l'aumento di competitività degli operatori europei rispetto agli Usa e al dollaro, quindi maggiori opportunità di export nei mercati emergenti di India, Cina e le altre «tigri» asiatiche, ma anche nella penisola arabica e negli Emirati che anche in questo periodo mantengono (o sfiorano) margini di crescita a due cifre.
I RISCHI
Più costoso delocalizzare
In Asia si concentrano i rischi già descritti in altre aree emergenti. Operazioni di delocalizzazione di impianti o acquisizioni di imprese locali – che avvengono in dollari – potrebbero risultare meno convenienti. L'aumento del greggio avvantaggerà i Paesi Opec ma peserà sui consumi. E in alcuni Stati asiatici vi è il rischio di una controffensiva di dazi a tutela dell'imprenditoria locale.
18/05/2012