di AntonioTalia
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Pechino, 12 mar.- La Giuffré editore pubblica un volume su fusioni e acquisizioni e takeovers per orientarsi sul mercato cinese: "M&A e takeovers. Nuove forme di investimento in Cina per le imprese italiane. Le tecniche e il contesto" fornisce gli elementi di base per comprendere il complicato quadro normativo sugli investimenti nella Repubblica Popolare.
"M&A e takeovers rimangono il metodo migliore per esordire in Cina - dice l'avvocato Cristiano Rizzi, che ha curato il libro insieme al professor Li Guo e a Joseph Christian - perché tramite le operazioni di acquisizione e fusione le imprese italiane possono acquisire subito una conoscenza del mercato cinese, difficile da ottenere nel caso di costituzione di società interamente a capitale straniero. Inoltre, si acquisiscono anche le capacità manageriali del team cinese".
Il libro introduce all'attuale contesto economico e sociale e si sofferma sulle nuove politiche di Pechino per far crescere ulteriormente l'economia locale e attrarre flussi di capitale ancora maggiori: le sezioni spiegano le normative per costituire joint ventures e società a totale capitale straniero, ma descrivono molto più nel dettaglio le leggi cinesi sulle operazioni di acquisizione e i takeovers di società quotate.
"Ovviamente, pur restando il metodo migliore, anche le M&A presentano qualche svantaggio" dice Rizzi. "Nell'entrare in una società cinese è importante attuare una forte due diligence, acquisire tutte le informazioni, e non sempre ci sono i mezzi per farla al meglio. Soltanto ultimamente le società cinesi si stanno adattando ai criteri internazionali e la tenuta dei libri non è magari così chiara come potrebbe essere in Europa".
La Cina, com'è noto, mantiene impossibile l'accesso a capitali stranieri in settori ritenuti di interesse strategico nazionale come ad esempio l'energia, una pratica che ha più volte attirato le critiche di Europa e Usa. "Si tratta senza dubbio di forme di protezionismo- dice Rizzi- ma nei settori che non rientrano in questa fattispecie Pechino ha comunque varato una normativa, la M&A Regulation del 2006, che si applica a tutti i casi".
Secondo l'avvocato le imprese italiane hanno ancora un problema di integrazione: "E' un problema molto spesso sottovalutato, perché le imprese straniere non investono quel tempo necessario a conoscere meglio la controparte e a volte non capiscono che ad acquisizione/fusione effettuata la società cinese non è più costituita da concorrenti ma da partner con cui collaborare, e se non ci si adatta anche al loro modo di pensare e di agire poi diventa molto difficile ottenere i risultati sperati. I casi di joint venture che finiscono male, molto spesso, sono dovuti anche a queste incomprensioni".
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