Pechino, 1 giu. – Ancora riflettori puntati sul settore immobiliare in Cina: mentre si moltiplicano le notizie sul lancio di un'imposta patrimoniale, una voce autorevole come quella del professor Li Doukui si leva di nuovo per lanciare l'allarme sui rischi della bolla speculativa. Secondo una notizia pubblicata oggi dal China Securities Journal, il governo centrale starebbe per lanciare un progetto pilota di imposta sulle proprietà commerciali in due diverse province cinesi; a fare da battistrada all'esperimento sarebbero la città di Wuhan (capitale della provincia centrale dello Hubei) e la provincia dello Hunan, situata nel centro-sud del paese. L'articolo, che come spesso avviene cita "fonti anonime vicine all'Amministrazione Generale delle Imposte", è solo l'ultimo in ordine di tempo di una lunga serie di segnali che indicano come Pechino sarebbe sul punto di modificare il sistema vigente, basato sulle imposte applicate alle transazioni immobiliari, con una vera e propria tassa patrimoniale, nel tentativo di porre un freno alle speculazioni in un settore che appare ormai in pieno surriscaldamento. Nel solo mese di aprile i prezzi delle proprietà nelle 70 città cinesi più importanti hanno registrato un aumento del 12,8%, abbattendo il record di marzo (+11,7%) e segnando l'ennesimo mese consecutivo contrassegnato dai rincari: "Il problema del mercato immobiliare in Cina è ancora più grande e più profondo di quello che ha caratterizzato gli Stati Uniti e la Gran Bretagna prima della crisi finanziaria – ha dichiarato in un'intervista concessa ieri al Financial Times Li Doukui, professore all'Università Tsinghua e membro della commissione per le politiche monetarie della Banca centrale – e si tratta di più di un semplice problema di bolle speculative". L'acquisto di una casa è ormai diventato un miraggio per la maggior parte dei cinesi e secondo Li gli alti costi delle abitazioni rischiano di bloccare la futura crescita economica del paese, rallentando l'urbanizzazione: "Si tratta anche di un problema sociale, che rischia di avere ripercussioni politiche – ha detto ancora il professore – perché con l'aumento dei prezzi una vasta fascia della popolazione, specialmente i giovani, diventa ansiosa. La Cina sta correndo il rischio del surriscaldamento dell'economia, oppure è già vicina al ciglio del precipizio. Ma direi che la situazione si può ancora controllare". Mentre le ipotesi su ulteriori misure per raffreddare l'economia cinese si susseguono, il Consiglio di Stato ha pubblicato ieri un secco comunicato nel quale si limita ad annunciare che la "riforma delle tasse sulla proprietà verrà ultimata entro l'anno": per molti analisti si tratta della conferma che la tassa patrimoniale è ormai imminente, nonostante le ripercussioni che la crisi del debito sovrano in Europa potrebbe avere sulle esportazioni cinesi.
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