Pechino, 12 mar. – "Arricchirsi è glorioso" diceva Deng Xiaoping, "Missione compiuta" risponde Forbes. Scorrendo l'elenco World's billionaires 2009 stilato dalla rivista statunitense, si scopre che la Cina si piazza immediatamente alle spalle degli Stati Uniti per numero di 'paperoni'. Il distacco è ancora pesante (403 a 64); tuttavia, considerato che nell'edizione precedente il loro numero ammontava appena a 28, la scalata cinese è davvero impressionante. Impressionante anche il valore complessivo dei capitali cinesi che, impavidi di fronte alla crisi finanziaria dello scorso anno e forse beneficiari delle favorevoli condizioni di investimento generate dal piano di stimolo economico lanciato dal governo per farvi fronte, sono schizzati da 43,8 a 133, 2 miliardi di dollari. Tra le altre nazioni, bene anche la Russia, a ridosso della Cina con 62 presenze, e in generale l'Asia con 104 nuovi miliardari; bilancio negativo invece per l'America che, nonostante occupi ancora saldamente il primo gradino del podio, ha visto ridursi il numero dei propri miliardari dal 45 al 40% del totale, con una conseguente diminuzione del valore delle ricchezze, scivolata dal 44 al 38%. Alla testa dei miliardari cinesi troviamo Zong Qinghou, tycoon del Gruppo Wahaha, una delle principali aziende produttrici di bevande analcoliche in Cina, che assieme a Coke, Pepsi, Tingyi e President, costituisce più della metà del mercato interno. Con una fortuna di circa 7 miliardi di dollari (secondo le stime a cura di Forbes), quasi triplicata rispetto al 2008 quando ammontava a 1,9 miliardi di dollari, Zong si è guadagnato la 103esima posizione. A seguire, tra i "Top five" del Dragone, Liu Yongxin di Est Hope che, con un patrimonio di 5 miliardi di dollari ha conquistato la 154esima posizone; Zhang Jindong di Suning (capitale 4,5 miliardi di dollari, posizione 176), Wang Chuanfu di BYE (capitale 4,4 miliardi di dollari, posizione 189) e Xu Jiayin di Evergrande Real Estate (capitale 4 miliardi di dollari, posizione 212). Zong Qinghou, in questi giorni a Pechino nelle vesti di deputato dell'Assemblea Nazionale Popolare (ANP) per presenziare alla sessione annuale, ha confessato al China Daily di non essere stupito del risultato, poiché da anni l'azienda riscontra un ottimo successo. In un'altra intervista, rilasciata a Forbes, il magnate ha invece rivelato le proprie aspirazioni per il futuro. "L'anno scorso le nostre vendite si sono attestate sui 6,3 miliardi di dollari. Aspiriamo ad un aumento di 10 miliardi per quest'anno, e nei prossimi tre anni desidereremmo raggiungere il target di 100 miliardi di RMB. Con una popolazione di 13 miliardi di abitanti, la Cina costituisce un mercato immenso, in cui rimangono buone possibilità di crescita". Per la cronaca, su scala globale, il primo posto se l'è aggiudicato Carlos Slim Helu, tycoon delle comunicazioni messicane, che grazie ad un capitale pari a 53,5 miliardi di dollari ha soffiato di 'appena' 500 milioni di dollari il record al co-fondatore di Microsoft Bill Gates. Poco più distaccato Warren Buffet, direttore generale di Berkshire Hathaway con 47 miliardi. In una fase post crisi, in cui la Cina ha contribuito, da sola, al 50% della ripresa economica globale, questi dati possono essere una bussola con cui orientarsi verso il deposito di Zio Paperone.
di Giulia Ziggiotti