Pechino, 28 set. - La Cina ha lanciato la propria rivincita contro gli Stati Uniti e deciso di ripagare con la stessa moneta il protezionismo di Washington. Lunedì il Ministero del Commercio ha annunciato di aver iniziato indagini anti-dumping e anti-sussidi sulle importazioni di pollame dagli Usa, dopo le proteste dell'industria domestica che dice di soffocare sotto il peso della carne a basso costo americana.
Ma Chuang, il vice segretario dell'Associazione per l'Agricoltura e l'Allevamento cinese, ha detto che "i sussidi del governo americano alla soia e granoturco abbassano drasticamente i costi per l'allevamento di pollame, allorché il nutrimento conta per il 70% del costo di allevamento dei polli". Anche nella Cina ultra low-cost i produttori per una volta gridano allo scandalo contro importazioni a basso mercato e concorrenza sleale. Nella prima metà dell'anno il Paese ha comprato 407mila tonnellate di carne di pollo dagli Usa, ossia il 90% del totale delle importazioni. Il pollo americano ancora incide sui consumi per una quantità pari alla produzione domestica cinese, ma già all'inizio dell'anno il Ministero dell'Agricoltura aveva avvertito che la proporzione era in ascesa e che il pollame Made in Usa era salito fino ad equivalere al 60% di quello locale.
La disputa sul pollame è solo l'inizio di una battaglia annunciata da Pechino appena due settimane fa contro il protezionismo adottato dagli Stati Uniti sui prodotti cinesi. Il 13 settembre l'amministrazione Obama aveva annunciato l'imposizione di tariffe sugli pneumatici cinesi, due gironi dopo Pechino aveva risposto con la promessa di indagini sulle importazioni di pollame e componenti di automobili provenienti dagli Usa. Il governo cinese sta ora considerando altre misure: dalla COFCO, l'importatore di stato di prodotti alimentari, hanno fatto sapere che ci sarà presto una mobilitazione contro la soia americana, troppo sovvenzionata e da cui la Cina è troppo dipendente (nei primi otto mesi dell'anno il 40% delle importazioni è stata di provenienza Usa). La settimana scorsa Pechino si è appellata contro la vittoria americana nella disputa sulle restrizioni alla vendita di musica, film e prodotti editoriali sul mercato cinese. Altre dispute sono in corso su tubature d'acciaio e carta. Qualche giorno fa sono stati i sindacati americani a riaccendere la miccia presentando una lamentela contro le importazioni cinesi di carta.
Si prospetta, quindi, un autunno caldo grazie al ping-pong commerciale fra Cina e Stati Uniti.