È grande successo in Cina per il film statunitense Transformers – la vendetta del caduto. In tre settimane ha sfondato la soglia dei 400 milioni di yuan (oltre 40 milioni di euro), battendo Titanic che nel 1998 aveva fatto incassare ai botteghini 360 milioni. Mentre le sale si preparano a proiettare Harry Potter e il principe mezzosangue, il mercato continua a registrare trend positivi. Dal 2002 l'industria cinematografica ha visto una crescita di oltre il 25 per cento, secondo i dati della State administration of radio, film and tv. Nel 2008 i botteghini hanno incassato dalla vendita dei biglietti - il 60 per cento di film autoctoni - 4,3 miliardi di yuan, il 30,5 per cento in più rispetto al 2007. E c'è ancora ampio margine, essendoci in Cina una sala cinematografica ogni 300 mila abitanti contro i 7 mila degli Stati Uniti. Ora il mercato guarda oltre e sono molte le discussioni all'interno del settore, riporta la stampa locale. In Cina i ricavi per la vendita dei biglietti vengono ripartiti tra sale cinematografiche al 50 per cento, distributori al 10 per cento e produttori al 40 per cento. Considerando che nel 2008 il Paese ha prodotto in casa 406 film con un investimento medio per ognuno di 5 milioni di yuan, gli incassi per la produzione autoctona (2.6 miliardi di yuan) sono insufficienti a ripagare lo sforzo dei produttori. Ragione per cui i vertici del settore auspicano un'industria più matura. ''Negli Stati Uniti il 30 per cento degli incassi proviene dai botteghini, il 70 per cento dalla pubblicità e dai gadget – ha dichiarato Jiang Defu, direttore marketing della China film group corporation – I produttori cinesi dovrebbero imparare a diversificare il mercato''. Qualche risultato già si vede. Da un'inchiesta del settimanale Business weekly risulta che le vendite di giocattoli, magliette e gadget elettronici dei Transformers sono aumentate significativamente dalla fine di giugno. Un'altra strada sempre più battuta da produttori e distributori è quella degli sponsor. Per fare un esempio che ci riguarda, l'attrice Maria Grazia Cucinotta è da poco il volto della catena di gelaterie cinese Iceason. E si vocifera che l'attrice italiana stia pensando di realizzare un film in Cina. Anche se in ritardo rispetto ad altri Paesi – è di pochi giorni fa l'annuncio di un investimento di 15 milioni di dollari nella casa di produzione cinese Poly bona da parte degli statunitensi Sequoia capital e Matrix partners – anche l'Italia sta muovendo qualche passo significativo. ''Sono a conoscenza di almeno quattro-cinque progetti con sceneggiature sia scritte da autori cinesi che italiani - conferma da Shanghai la sinologa Maria Barbieri – Si tratta di lavori di medie dimensioni, con investimenti di 3-5 milioni di euro per film. La fase di produzione non è ancora iniziata per nessuno dei progetti, ma sono sempre più i registi italiani fortemente interessati a collaborare con società cinesi per produrre film che possano soddisfare entrambi i mercati''. L'Italia ha stretto un accordo di coproduzione cinematografica con la Cina nel 2004. Un vantaggio soprattutto per il nostro Paese, dove i film coprodotti sono equiparati a quelli di produzione italiana, potendo così usufruire degli incentivi statali. ''Si tratta solo di finalizzare i finanziamenti. Se tutto andasse bene, un paio di progetti si potrebbero già realizzare nei prossimi due anni. La fase di produzione di questi film è infatti la meno impegnativa – due mesi circa – essendo la sceneggiatura abbastanza semplice''. Protagonisti, il più delle volte giovani volti nuovi. È importante trovare argomenti comuni alle due culture. Per esempio, è difficile realizzare un film comico che piaccia sia al pubblico italiano che cinese. Più facile una storia sentimentale drammatica o un film d'azione. La trama classica è quella dello scontro-incontro, un po' sulla falsa riga de La stella che non c'è di Gianni Amelio, con protagonisti cinesi e occidentali che all'inizio diffidano l'uno dell'altro per poi affrontare insieme un edificante percorso esistenziale.