I parenti di alcuni bambini cinesi vittime del latte alla melamina sono riusciti ieri a organizzare una manifestazione con una breve conferenza stampa in strada, a Pechino, per chiedere al Governo di svolgere ricerche sugli effetti a lungo termine della sostanza tossica sull'organismo umano.
L'episodio è avvenuto nello stesso giorno in cui alcuni degli industriali accusati della contraffazione (che rischiano l'ergastolo) hanno chiesto pubblicamente il «perdono» dell'opinione pubblica cinese con milioni di Sms di scuse. «Il problema della melamina negli alimenti è nuovo e non esiste letteratura scientifica. Chiediamo che siano avviate ricerche sui possibili danni all'organismo», ha detto Jiang Yalinm, 33 anni, madre di un neonato intossicato.
Il latte in polvere contraffatto con la melamina, sostanza tossica che fa aumentare artificialmente il valore calorico, ha causato la morte di almeno sei neonati, mentre si calcola che siano circa 290mila quelli che si sono ammalati e sono stati ricoverati in ospedale. Il Governo di Pechino ha promesso che sosterrà tutte le spese mediche delle famiglie dei bambini colpiti, ma alcuni genitori raccontano una realtà diversa: «Ho già dovuto pagare 50mila yuan (circa 5mila euro) per l'operazione e le medicine», ha dichiarato uno di loro.
Lo scandalo del latte alla melamina, che ha inferto un severo colpo all'industria agroalimentare cinese, è scoppiato in settembre su denuncia di Fonterra, l'impresa neozelandese partner della Sanlu, l'azienda cinese al centro dello scandalo. Dirigenti di Fonterra hanno affermato di aver dato l'allarme poco prima dell'apertura delle Olimpiadi, l'8 agosto, facendo sorgere il sospetto che le autorità siano intervenute in ritardo per non danneggiare i Giochi.
Fino a oggi, nessun funzionario pubblico è stato accusato per lo scandalo, anche se il direttore dell'organo addetto ai controlli di qualità, l'Amministrazione per la Supervisione qualitativa e la Quarantena, si è dimesso. Il latte in polvere della Sanlu conteneva fino a duemila milligrammi di melamina al chilo, mentre il limite posto dall'Unione europea è di 20 milligrammi al chilo.
03/01/2009