Milioni di euro di perdite, profondi cambiamenti nell'alimentazione e nelle abitudini dei consumatori, e chissà quanto tempo per ristabilire la fiducia tradita: è il quadro a tinte fosche tratteggiato dagli analisti a proposito dello scandalo del latte. I funzionari cinesi sono desiderosi di tirare le fila di questo caso che ha ucciso quattro bambini e contaminato almeno 53 mila con la melamina, elemento chimico usato nella fabbricazione della plastica e trovato nel latte delle principali compagnie casearie. I media hanno annunciato che lo scorso week end ben 31 campioni di latte per bambini non contenevano alcuna traccia di melamina, così come centinaia di partite di latte già sugli scaffali. A Shanghai, musica hip hop viene emessa da una gigantesca mucca gonfiabile della Guangming Bright Dairy, una delle venti compagnie contaminate dalla melamina, per corteggiare i consumatori e convincerli a comprare nuovamente i propri prodotti. A Shenzhen, le ditte Mengniu e Yili, si sono inventate la promozione: "Compri uno, l'altra è in omaggio" sulle casse di latte. Ma nonostante tutto, i consumatori sono sospettosi e molti paesi hanno fermato l'importazione di prodotti caseari dalla Cina; tantissime persone hanno approfittato della "settimana d'oro", soprattutto chi abita nella regione del Guangdong, per andare a comprare intere scorte di latte ad Hong Kong, traffico che normalmente era riservato a merci di lusso, come borse, gioielli e vestiti di alta moda. I consumatori sembrano orientarsi verso latte che proviene dal Giappone; alcuni negozi hanno dovuto riempire gli scaffali più volte nel corso della giornata, imponendo un limite di otto confezioni per acquirente, per evitare la vendita ad un prezzo maggiore per chi non ha potuto percorrere l'ora in traghetto che separa Hong Kong dalla terraferma. La ditta Meiji, una delle più celebri in Giappone per il latte in polvere, ha dovuto sospendere le vendite perché non poteva far fronte a tutte le richieste, mentre la catena di supermercati Three-Sixty mette in vendita marche di latte provenienti dall'Australia, Gran Bretagna, Stati Uniti ed altri paesi non asiatici.
"Lo scandalo è stato talmente esteso che ci vede essere qualcosa che non va nel sistema di controllo" afferma Bram Wouters, direttore di un progetto della Wageningen University, Olanda, per aiutare la Cina a migliorare la qualità del latte. "Sicuramente il sistema sarà messo in regola, ma chissà quanto ci vorrà perché i consumatori riacquistino la fiducia tradita": molti esperti sono d'accordo che sarà necessario più di un anno. Nel frattempo, i costi dello scandalo si stanno facendo sentire; non ci sono cifre ufficiali, ma le compagnie contaminate da melamina hanno visto scendere le proprie vendite dal 60% al 70% lo scorso mese rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, secondo quanto comunicato da Lao Bing, analista della Mental Marketing Dairy Consulting, che ha il suo quartier generale a Shanghai. La vendita di prodotti caseari probabilmente sarà inferiore del 20% rispetto ai circa 17 miliardi di euro totalizzati l'anno scorso, secondo Bao, la cui compagnia fornisce consigli alle maggiori marche di prodotti caseari cinesi. "Negli anni precedenti il settore si era sviluppato ad un ritmo annuo superiore al 20%, ma quest'anno sarà a crescita zero".
Circa tre milioni di lavoratori, la maggior parte dei quali impiegati in piccole aziende che forniscono l'80% circa della produzione di latte, saranno colpiti dalla crisi, secondo Chen Lianfang, analista della Orient Agribusiness Consultant, con sede a Pechino. In alcune delle roccaforti della produzione del latte nel nord del paese, molti agricoltori hanno dovuto gettare il loro latte perché nessuno aveva intenzione di comprarlo, come riportato da media statali; gli esperti credono che proprio in questa zona sia stato contaminato con melamina per farlo sembrare più ricco di proteine. Nello Hebei, uno dei centri della crisi, le autorità stanno versando un indennizzo di circa 20 euro per ogni vacca posseduta per aiutare gli agricoltori in crisi. Per restaurare la fiducia, però, non è sufficiente: autorità locali e piccoli produttori devono lavorare assieme per migliorare l'igiene e incentivare la produzione di qualità, secondo Wouters. "Il consumatore vuole sapere che il controllo è esercitato ad ogni livello della catena, non solamente nelle piccole aziende casearie e nei supermarket, ma anche sui produttori, perché il problema più grande sta proprio in questo livello", secondo quanto riferito da Wouters, che stava facendo ricerche nello Heilongjiang il mese prima che scoppiasse lo scandalo. Ritiene tuttavia che ci vorranno da qualche settimana fino ad un anno prima che il controllo sulla qualità nella catena di produzione sia stabilito completamente, dal produttore al consumatore. "In Cina le cose possono muoversi alla velocità della luce, può darsi che i controlli vengano messi subito in pratica: è un tema che sta a cuore a tutti, in questo momento".