Angelo Mincuzzi
PECHINO. Dal nostro inviato
Sarebbe impietoso dirglielo così, all'improvviso, ma Dong assomiglia a quei panda rinchiusi nello zoo di Pechino: un animale in estinzione. Nel quartiere operaio di Shijingshan, periferia nord-ovest della città, l'odore è acre e nauseabondo per i cumuli di rifiuti lasciati ad arroventarsi al sole, ma Dong cammina indifferente per i vicoli con sua moglie e suo figlio sotto il braccio dopo aver finito il turno di lavoro nella grande acciaieria di Shougang, poco oltre questi edifici. Dopo tanto vagare per le stradine di Shijingshan, eccolo, finalmente, uno degli ultimi esemplari della classe operaia di Pechino, ciò che resta degli "Eroi del Grande balzo in avanti". Quando Mao voleva sfidare l'Unione Sovietica si affidò agli operai - lui che aveva realizzato una rivoluzione contadina - ma oggi che Hu Jintao ospita le Olimpiadi più maestose di sempre, il Partito comunista non sa più che farsene di loro e li disperde altrove, insieme alle aziende, per far posto a una città terziarizzata dove i centri commerciali fagocitano fonderie e catene di montaggio. È la Pechino delle commesse – migliaia in tutta la città - sempre gentili, ben vestite e sorridenti, quella che ha vinto sugli uomini come Dong.
Il processo è inesorabile e nessuno nel quartiere lo nasconde. Tra le bancarelle del mercato all'aperto - un miscuglio di odori pungenti nello squallore delle stradine – la trasformazione non sembra sconvolgere nessuno: «Tutto sta cambiano, gli operai se ne vanno ma arriveranno altri abitanti. E tutti dovranno mangiare, gli affari non ne risentiranno», sorride il macellaio Liu nascosto dal suo carretto da ambulante. Ma la vita di Dong, sì che ne sarà toccata. «La Shougang chiuderà definitivamente nel 2010 e già oggi ha dimezzato la produzione – racconta –. La fabbrica si trasferirà a Tianjin e chi vorrà conservare il suo posto dovrà spostarsi lì. Ma io non voglio lasciare la mia famiglia». Dong guadagna duemila yuan al mese (circa duecento euro) e ha un figlio e una moglie da mantenere ma visto che la Shougang è una società controllata dallo Stato, lo Stato provvederà a dargli un sostegno temporaneo attraverso un sistema di ammortizzatori sociali che ricorda i lavori socialmente utili. «Ho la possibilità di fare l'autista o di lavorare alla manutenzione delle strade e dei giardini, lo stipendio sarà inferiore ma per tre anni avrò il lavoro assicurato». E dopo? «Dopo più niente, il sostegno finisce, il lavoro anche e lo stipendio statale pure. Dovrò darmi da fare e cercare un'altra occupazione».
Ecco come Pechino dice addio alla classe operaia. Nell'economia del libero mercato il governo comunista non fa sconti a nessuno, neppure agli operai, e in fondo forse è questa la ragione del miracolo economico della Cina di oggi. Il grande complesso di Shougang, il più imponente di tutto il Paese, è stato il simbolo della Pechino di Mao ed è oggi l'emblema del cambiamento economico e sociale della città. Shougang vuol dire "acciaieria della capitale" e fino a poco tempo fa il fumo degli altoforni era visibile da piazza Tiananmen. Era una città di 80mila dipendenti, con una ferrovia interna, strade, fermate dell'autobus, produceva più di otto milioni di tonnellate di acciaio all'anno, travi e tondini che hanno edificato mezza Cina. Ora la produzione è dimezzata e nel periodo delle Olimpiadi ridotta ulteriormente per non compromettere l'aria di Pechino. La Shougang ha vissuto un destino simile a quello di altre decine di aziende fatte chiudere poco prima dei giochi o costrette a rallentare l'attività, una misura che ha avuto effetti positivi sulla qualità dell'atmosfera in questi giorni.
Il governo vuole ripulire definitivamente Pechino dall'inquinamento e contemporaneamente accelerare la trasformazione della città spostando le fabbriche più grandi in altre province della Cina che più della capitale hanno bisogno di sviluppo. La Shougang ha già iniziato a produrre con impianti più moderni e meno inquinanti a 220 chilometri da qui, con l'obiettivo di sfornare dal 2010 da 15 a 20 milioni di tonnellate di acciaio all'anno, destinati prevalentemente al mercato interno. Un progetto faraonico: la nuova acciaieria è stata costruita su un'isoletta lontana 17 chilometri dalla terraferma e distante 70 dal porto di Tianjin. La superficie dell'isola è stata aumentata a 300 chilometri quadrati e collegata con una strada alla costa: ospiterà anche altri impianti petroliferi e petrolchimici. Una grande zona industriale confinata in mezzo al mare.
In questo processo di cambiamento a tappe forzate le Olimpiadi hanno avuto un ruolo fondamentale, fornendo un motivo valido per accelerare il trasferimento delle industrie e dare un volto definitivo alla capitale della Cina. Dopo i giochi, Pechino non sarà più la stessa, sicuramente per gli operai come Dong, il cui numero aumenta invece esponenzialmente intorno alle altre grandi aree urbane del Paese.
L'ingresso della Shougang non è cambiato da quando l'acciaieria produceva a pieno regime. Poco oltre il varco ci sono i binari della ferrovia interna. Occorre prendere un taxi per raggiungere la parte dell'enorme complesso ormai inattiva. Giganteschi tubi arrugginiti conducono all'altoforno abbandonato. All'esterno l'erba ha già cominciato a invadere gli interstizi, nessun operaio nei dintorni, solo un guardiano in tuta blu. Ce ne sono cinque di altoforni come questo spenti per sempre. Uno è stato già abbattuto, gli altri forse resteranno perché l'intera area sarà riconvertita in un parco della scienza e della cultura, con musei e archeologia industriale. Anche qui, nella parte ovest della città, si replicherà – più in grande – l'esperimento di successo già realizzato a est, dove una fabbrica di armi – il quartiere 798 – è stata riconvertita in un'area che ospita centinaia di gallerie d'arte moderna dove espongono gli artisti che fanno tendenza a Pechino.
La Shougang ha però già lasciato un'eredità preziosa ai pechinesi. Con il suo acciaio e con il cemento ricavato dai residui del suo metallo, ha realizzato il Bird's Nest, il Nido d'uccello, il grande stadio che probabilmente diventerà il simbolo di Pechino. Un ideale passaggio del testimone tra la capitale del passato e quella del futuro. E chissà se all'ingresso della cittadella della cultura che nascerà al suo posto collocheranno una statua dell'ultimo \operaio di Shougang, magari proprio il ritratto di Dong. Grigio e impolverato come i soldati dell'esercito di terracotta di Xian. A guardia di un passato che Pechino vuole dimenticare.
angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com
La diplomazia del ping pong
547
LA CIFRA
I milioni di abitanti della Cina nel 1950, all'epoca del Grande Timoniere Mao Zedong. Oggi i cinesi sono circa 1.330 milioni
LA RICCHEZZA DEL DRAGONE: CINQUANT'ANNI DI CRESCITA
448
Diventato presidente della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 Mao Zedong – il Timoniere – ha sviluppato un marxismo-leninismo "cinesizzato", il maoismo.Il suo programma era statalizzare l'economia per poi sostenere uno sviluppo rapido sia dell'agricoltura che dell'industria
IL PIL
448
A un anno dall'ascesa al potere di Mao il Pil pro capite cinese era 448 dollari (internazionali 1990) a parità di potere d'acquisto. Nel 1958, Mao lancerà il «Grande balzo in avanti», un piano per la crescita economica: l'agricoltura sarebbe stata collettivizzata
838
In 23 anni il Pil pro capite raddoppia fino a 838 dollari. Nel 1976, alla sua morte Mao designa come successore Hua Guofeng, che sarà emarginato dopo pochi anni, quando il moderato Deng Xiaoping prenderà il sopravvento sugli estremisti della «Banda dei quattro».
1.871
Il Pil pro capite (1.871 dollari) beneficia delle riforme degli anni 80: il ritorno di una limitata proprietà agricola, la liberalizzazione di alcuni settori del mercato e l'istituzione delle "zone economiche speciali", sottratte alla legislazione nazionale e aperte agli investimenti stranieri
4.803
Il Pil procapite raggiunge i 4.803 dollari. Negli anni 90 si afferma l'economia socialista di mercato e la Cina macina un record dietro l'altro. Nel novembre del 2002 Hu Jintao succede a Jiang Zemin alla segreteria del Partito comunista cinese
OGGI
Nato nel 1942 è presidente del Paese da cinque anni. Secondo le stime il Pil pro capite cinese dovrebbe raggiungere i 15.763 dollari nel 2030. Con il suo premier Wen Jiabao, il presidente punta a coniugare sviluppo e riduzione delle disuguaglianze
21/08/2008