Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
L'aumento del prezzo del carburante getta nello sconforto gli automobilisti cinesi. «Un rincaro me lo aspettavo, ma non certo di queste proporzioni», dice un tassista. «Ho comprato la macchina nuova, ma a questo punto credo che la userò poco», gli fa eco un giovane impiegato. «Almeno non faremo più la coda al distributore perché manca il diesel», osserva con filosofia un camionista.
Il popolo motorizzato del Dragone non è numeroso: oggi in Cina solo 30 persone su mille posseggono una quattroruote, contro 450 su mille negli Stati Uniti. Ma il giorno dopo il robusto ritocco governativo dei prezzi del carburante (+16,7% la benzina e +18,1% il gasolio) fa sentire lo stesso la sua voce. «Questo aumento si aggiunge ai rincari della carne, dell'olio, delle uova, dei vegetali. Avanti di questo passo, ci resterà solo l'aria da respirare», protesta un altro autotrasportatore.
Gli automobilisti cinesi sono frustrati. Il loro malcontento solleva un quesito importante. Quale sarà l'impatto dei rincari del carburante sul quadro macroeconomico cinese e, in particolare, su un'inflazione che viaggia sui massimi del decennio?
Gli economisti, in nome dell'efficienza del mercato e della deregolamentazione, da settimane auspicavano l'aumento del prezzo del carburante. Con un'efficace motivazione: l'inflazione generata dalle quotazioni folli raggiunte di recente dal petrolio, anziché tradursi in un aumento dei prezzi alla pompa di benzina, finora si era manifestata in modo assai più subdolo tramite una scarsità di carburante. Le code di automezzi di fronte ai distributori in diverse zone del Paese ne sono la testimonianza.
Gli stessi economisti, subito dopo l'annuncio del Governo, hanno fatto i conti. L'aumento dei prezzi del carburante e dell'energia elettrica avrà un effetto assai modesto sull'economia reale: gli esperti stimano una perdita compresa tra 0,2 e 0,3 punti percentuali di prodotto interno lordo 2008. Ovviamente alcuni settori - come trasporti, spedizioni, aeronautica, chimica, automobile - soffriranno più di altri il rincaro.
L'impatto sull'inflazione, però, sarà più marcato. Secondo le previsioni degli uffici studi, l'aumento dei prezzi deciso giovedì da Pechino dovrebbe tradursi in circa un punto percentuale in più di inflazione nella seconda parte dell'anno (in maggio era al 7,7%). Ciò spingerà il Governo e la People's Bank of China a mantenere una politica monetaria restrittiva per evitare che i prezzi finiscano fuori controllo. «In ogni caso, è meglio che aumenti il carburante piuttosto che il cibo», commenta a caldo un esperto, sottolineando che l'evoluzione dei prezzi delle derrate alimentari resterà la variabile chiave nei prossimi mesi.
Ma il Governo, essendo il primo a temere che l'inflazione e accenda la protesta nel Paese, non vuole correre rischi. Così, ha deciso di giocare d'anticipo per temperare gli effetti indotti dall'aumento dei prezzi di energia e carburante, varando un pacchetto di misure di sostegno. Per minimizzare l'impatto dei rincari sulle tasche dei cittadini, dal primo luglio Pechino sussidierà contadini, pescatori e alcune tipologie di lavoratori a basso reddito. E per evitare aumenti tariffari solitamente sgraditi alla gente sussidierà anche trasporti pubblici e tassisti.
lucavin@attglobal.net
21/06/2008