Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Il 4 luglio ha buone probabilità di diventare una data storica anche per la Cina. Il prossimo 4 luglio. Tutto sembra ormai deciso: quel giorno entreranno in servizio i primi voli passeggeri tra Dragone e Taiwan, stabilendo così il primo contatto diretto tra la madrepatria e la sua "provincia ribelle" dopo 60 anni di ostilità.
Lo ha annunciato ieri sera la televisione di Formosa, spiegando che una decisione in tal senso è stata presa durante gli incontri ufficiali (i primi dopo la rottura avvenuta nel 1999) tra le rappresentanze dei due Governi. I voli aerei collegheranno 4 città cinesi (Pechino, Shanghai, Canton e Xiamen) con le due principali metropoli taiwanesi, Taipei e Kaohsiung, e saranno effettuati solo nei fine settimana. Entro tre mesi dovrebbero essere istituiti anche dei regolari voli cargo tra le due sponde dello Stretto.
La quasi totalità dei voli passeggeri sarà taiwanese, con grande sollievo delle decine di migliaia di imprenditori che lavorano in Cina e che, per tornare a casa nei week-end, fanno scalo a Hong Kong o a Macao sottoponendosi a viaggi massacranti. Ma per i cinesi del Mainland la provincia ribelle resterà off limits ancora per un bel po': l'accordo prevede per ora solo la possibilità che piccoli gruppi di un massimo di 10 turisti cinesi visitino Taiwan.
Il che è del tutto comprensibile: per Pechino, infatti, sarebbe imbarazzante se all'improvviso i cinesi scoprissero che l'isola dei traditori, dei nemici della rivoluzione, dei servi del capitalismo americano, in realtà è un Paese civile, moderno, democratico e sviluppato.
L'annuncio ufficiale dello storico accordo sui collegamenti aerei dovrebbe giungere oggi al termine delle consultazioni tra la China's Association for Relations across the Taiwan Strait e la Taiwan's Strait Exchange Foundation, le due agenzie costituite anni fa da una parte e dall'altra per avviare un negoziato riconciliatore. In base alle intese raggiunte nelle ultime ore, le due agenzie - che, in assenza di rapporti diplomatici tra Pechino e Taiwan, rappresentano di fatto i due Governi - stabiliranno degli uffici di rappresentanza in entrambi i Paesi e torneranno a riunirsi regolarmente.
Nel frattempo il Parlamento di Taiwan ha legalizzato la conversione del renmimbi, la valuta cinese, sull'isola. Ma i prossimi faccia a faccia tra i negoziatori si annunciano molto più impegnativi. Dalla fine del conflitto civile tra l'armata maoista e l'esercito nazionalista di Chang Kai-shek, nel 1949, Cina Popolare e Formosa sono tecnicamente in stato di guerra e ciascuno dei due Governi ritiene di essere il legittimo rappresentante del popolo e della nazione cinese. Il risultato è che oggi la Cina ha centinaia di testate missilistiche puntate contro Formosa. Per arrivare alla loro rimozione servirà uno sforzo politico intenso e tanta buona volontà. Da entrambe le parti.
lucavin@attglobal.net
13/06/2008