Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
In Cina ritorna l'incubo della scarsità di carburante. Da qualche giorno, ormai, le stazioni di servizio delle principali città del Dragone sono a corto di benzina e diesel.
«Sono in coda da oltre tre ore e, se va bene, dovrò aspettarne altre due. Ma il vero problema è che non potrò fare il pieno perché il carburante è razionato e i distributori non erogano più di cento litri di gasolio per camion, vale a dire un terzo del mio serbatoio», spiega Wang, un autotrasportatore di Shanghai diretto nella vicina provincia di Anhui. «Sarò costretto a fare ancora rifornimento durante il viaggio. Speriamo che nelle zone dell'interno ci siano meno problemi», aggiunge il camionista con fatalismo.
A quelli come lui, che in queste ore devono consegnare merci in giro per il Paese, ne servirà parecchio. Insieme a una buona dose di pazienza. Un fatto è certo: non arriveranno puntuali a destinazione, con buona pace di migliaia di aziende che cominciano ad avvertire gli effetti negativi del rallentamento del traffico su gomma.
A Shanghai, a Pechino, a Canton, a Shenzhen, all'ingresso delle stazioni di servizio (soprattutto quelle autostradali) ci sono code di camion e autobus lunghe anche oltre un chilometro. Alcune pompe che hanno terminato le scorte di carburante hanno addirittura chiuso i battenti. «Stamattina alle dieci - dice il responsabile di un distributore alle porte di Shanghai - avevamo già finito tutto. Riapriremo quando le autobotti torneranno a riempirci i serbatoi. Ieri ci hanno dato solo 10mila litri di gasolio, quanto basta per fare il pieno a una quarantina di camion».
Non è la prima volta che la spia del carburante cinese va in rosso. Ma non è una questione di carenza fisica di combustibile (le scorte strategiche cinesi sono molto generose), quanto un problema economico. Negli ultimi mesi, il prezzo del petrolio è aumentato a ritmo forsennato raggiungendo livelli record. Gli automobilisti cinesi non se ne sono nemmeno accorti, perché il prezzo della benzina e del gasolio è rimasto fermo all'ultimo adeguamento (+10%) deciso dal Governo lo scorso autunno.
Se ne sono accorte, però, le compagnie petrolifere nazionali, e in particolare Sinopec e Petrochina che detengono le reti di rifornimento stradali, che per effetto del tetto governativo sui prezzi stanno producendo in perdita. Per questo stanno cercando di raffinare il meno possibile in attesa che i prezzi dell'oro nero scendano. Così si è creato un vuoto di offerta sul mercato.
Le code ai distributori di benzina sono il risultato di questa congiuntura. Per sbloccare la situazione il Governo dovrebbe aumentare nuovamente il prezzo finale dei carburanti, come richiesto in modo sempre più pressante dalle società petrolifere. Ma con l'inflazione in alta quota, il terremoto del Sichuan e le Olimpiadi in arrivo, Pechino sembra intenzionata ad evitare una misura tanto impopolare.
lucavin@attglobal.net
31/05/2008