Leonardo Martinelli
PARIGI
Un caos surreale. Preceduto da giorni e giorni di polemiche, il passaggio della fiaccola olimpica ieri a Parigi è stato un vero disastro, in mezzo a proteste, dimostranti fermati con le maniere forti dalla polizia, il percorso dei tedofori che è andato avanti a singhiozzo. A un certo punto, e poi per altre quattro volte, la fiaccola è stata addirittura spenta e trasportata su un pullman, sotto l'occhio impietoso delle telecamere di tutto il mondo, mentre le bandiere di Reporters sans frontières (Rsf) con i cerchi olimpici rappresentati da manette sono apparse nei luoghi simbolo della città.
La corsa della fiaccola è iniziata alle 12:35 alla Torre Eiffel. A trasportarla per primo è stato Stephane Diafana, ex campione dei 400 ostacoli. Ma ad appena duecento metri di distanza l'atleta si è dovuto fermare, malgrado fosse circondato da 65 poliziotti, che si spostavano in moto, e un centinaio in rollers: la fiaccola è stata sistemata in un pullman, per la paura di aggressioni da parte dei manifestanti pro Tibet, che si stavano ammassando sempre più numerosi sulle strade da attraversare. In seguito la corsa è ricominciata, ma è stata interrotta ancora davanti alla sede di France Télévisions, la tv pubblica: la fiaccola è stata spenta e messa di nuovo all'interno di un pullman.
Lo stesso è avvenuto all'altezza dell'Assemblea nazionale, la Camera bassa del Parlamento francese, dove, intorno alle 17:00, un gruppo di funzionari cinesi, che ha accompagnato la fiaccola durante tutta la giornata, decidendo in ogni momento come procedere, ha deciso di trasportarla con il solito bus alla destinazione finale, lo stadio Charléty, dove una cerimonia si è svolta frettolosamente. Questa corsa a singhiozzo è avvenuta in mezzo ai fischi della folla e ha visto a più riprese giovani cinesi, della vasta comunità residente a Parigi, affrontarsi con coetanei muniti di bandiere tibetane. In tutta la giornata una ventina di manifestanti sono stati fermati dalla polizia e accompagnati al commissariato.
Una cerimonia prevista al Municipio è stata annullata all'ultimo momento e il sindaco Bertrand Delanoë ha dichiarato che «sono state le autorità cinesi a non volere che la fiaccola si fermasse al Municipio». Quando, invece, il tedoforo di turno è passato davanti all'Assemblea nazionale, una quarantina di deputati dell'opposizione, ma anche della maggioranza di centro-destra, hanno urlato insieme "Libertà per il Tibet", prima di intonare la Marsigliese. Quanto ai volontari di Reporters sans frontières, che già avevano rovinato la festa a Olimpia, al momento dell'accensione della fiaccola hanno sistemato ieri bandiere anticinesi sulla Torre Eiffel e sulla facciata di Notre Dame. Robert Ménard, segretario generale di Rsf, è riuscito a salire in cima alla cattedrale con due alpinisti professionisti durante la notte fra domenica e lunedì. Si sono nascosti fino al primo pomeriggio di ieri, quando l'enorme bandiera è stata esposta, in mezzo agli applausi dei turisti che si trovavano sotto.
Insomma, per chi sperava in una grande festa dello sport, la delusione è a tutto campo. Bernard Laporte, ex allenatore della nazionale francese di rugby e amico di Nicolas Sarkozy, che lo ha nominato sottosegretario responsabile dello sport, ha definito la giornata «un brutto colpo per l'immagine della Francia». Stasera la fiaccola olimpica lascerà il territorio francese, direzione San Francisco. Qui, ieri sera, un gruppo di militanti pro Tibet ha già scalato il Golden Gate per denunciare la repressione del Governo cinese.
martinel85@hotmail.com
NON SOLO SPORT
La tradizione delle proteste contro il Paese che ospita le Olimpiadi è antica quasi quanto i Giochi. Il primo caso risale infatti al 1908, quando gli atleti irlandesi, dopo il rifiuto britannico di concedere l'indipendenza, boicottarono le Olimpiadi di Londra
Berlino 1936
Contro i Giochi, ospitati dalla Germania nazista (i primi moderni preceduti dalla staffetta della fiaccola olimpica), ci furono diversi appelli e l'effettivo boicottaggio di molti atleti ebrei. Gli Stati Uniti, tuttavia, decisero di partecipare anche se, ironia della sorte, le quattro medaglie d'oro del nero Jesse Owens furono uno smacco per Hitler
La Guerra fredda
La prima edizione in cui si fece sentire la divisione in blocchi fu Melbourne 1956: Olanda, Spagna e Svizzera non parteciparono per protestare contro l'invasione sovietica dell'Ungheria; si aggiunsero le defezioni di Egitto, Iraq e Libano, dovute invece all'invasione di Suez da parte di Gran Bretagna e Francia. Ma i maggiori boicottaggi da Guerra fredda furono Mosca 1980, disertata da 62 Paesi guidati dagli Stati Uniti per protesta contro l'invasione dell'Afghanistan, e Los Angeles 1984, con la mancata iscrizione dei Paesi del blocco sovietico
Il Cio e la tregua olimpica
Alla vigilia delle Olimpiadi di Barcellona del 1992, il Cio, per difendere gli atleti e i Giochi stessi, rilanciò il progetto di Tregua olimpica: un appello alla comunità internazionale a far cessare i conflitti. Al tempo stesso il Cio volle riaffermare la propria indipendenza, battendosi per far partecipare «a titolo personale» ai Giochi gli atleti ex jugoslavi passibili altrimenti di sanzioni Onu. Barcellona 1992 vide in effetti il record di nazioni in gara: 169
08/04/2008