Parigi spegne la fiaccola cinese
Parigi spegne la fiaccola cinese

Parigi spegne la fiaccola cinese

Le proteste per il Tibet. La tappa francese della torcia olimpica interrotta dalle manifestazioni contro Pechino
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Il primo boicottaggio
La tradizione delle proteste contro il Paese che ospita le Olimpiadi è antica quasi quanto i Giochi. Il primo caso risale infatti al 1908, quando gli atleti irlandesi, dopo il rifiuto britannico di concedere l'indipendenza, boicottarono le Olimpiadi di Londra
Berlino 1936
Contro i Giochi, ospitati dalla Germania nazista (i primi moderni preceduti dalla staffetta della fiaccola olimpica), ci furono diversi appelli e l'effettivo boicottaggio di molti atleti ebrei. Gli Stati Uniti, tuttavia, decisero di partecipare anche se, ironia della sorte, le quattro medaglie d'oro del nero Jesse Owens furono uno smacco per Hitler
La Guerra fredda
La prima edizione in cui si fece sentire la divisione in blocchi fu Melbourne 1956: Olanda, Spagna e Svizzera non parteciparono per protestare contro l'invasione sovietica dell'Ungheria; si aggiunsero le defezioni di Egitto, Iraq e Libano, dovute invece all'invasione di Suez da parte di Gran Bretagna e Francia. Ma i maggiori boicottaggi da Guerra fredda furono Mosca 1980, disertata da 62 Paesi guidati dagli Stati Uniti per protesta contro l'invasione dell'Afghanistan, e Los Angeles 1984, con la mancata iscrizione dei Paesi del blocco sovietico
Il Cio e la tregua olimpica
Alla vigilia delle Olimpiadi di Barcellona del 1992, il Cio, per difendere gli atleti e i Giochi stessi, rilanciò il progetto di Tregua olimpica: un appello alla comunità internazionale a far cessare i conflitti. Al tempo stesso il Cio volle riaffermare la propria indipendenza, battendosi per far partecipare «a titolo personale» ai Giochi gli atleti ex jugoslavi passibili altrimenti di sanzioni Onu. Barcellona 1992 vide in effetti il record di nazioni in gara: 169

08/04/2008
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