Cina, riarmo su scala globale

Cina, riarmo su scala globale

Spese militari.Secondo gli Stati Uniti nel 2008 Pechino sborserà oltre 120 miliardi di dollari
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L'aerospaziale è il settore industriale cinese che più ha beneficiato delle ricadute delle spese militari. I vettori della famiglia Chang Zheng("Lunga Marcia") per uso civile (a partire dal primo esemplare del 1970, che era un IRMB, missile a raggio intermedio, cui era stato tolto il 3° stadio) sono derivati da analoghe versioni sviluppate a fini militari, per un risultato globale di 105 lanci riusciti che testimonia una notevole affidabilità. La tradizione continua con gli attuali vettori (CZ-2F) destinati a portare in orbita terrestre navicelle spaziali Shenzhou con astronauti. Lo stesso accade con i satelliti: dal 2000 la Cina invia in orbita vari Ziyuan-2, dotati di strumenti d'osservazione elettro-ottica con elevata capacità di risoluzione, di chiara derivazione bellica (anche se l'utilizzo ufficiale è per scopi commerciali: controllo della produzione agricola, ricerca e mappatura di risorse minerarie ecc). Nelle telecomunicazioni, dai mezzi sviluppati per il Sigint (spionaggio elettronico) e per comunicazioni riservate a fini militari è nata la famiglia dei Dongfanghong ("L'Oriente è rosso"), con specializzazioni assai diverse, dai satelliti geostazionari per trasmissioni televisive a quelli per telefonia mobile e geosincroni Beidou per l'assistenza alla navigazione (anch'essi di derivazione militare). In vari di questi programmi la cooperazione è estesa a Paesi terzi, come Indonesia e Brasile. In chiave militare, destano grandi timori, specie negli Usa, il collaudo di un "satellite-killer", che nel gennaio 2007 ha distrutto un altro veicolo spaziale cinese, e gli sforzi per realizzare satelliti dotati di armi a fasci di particelle, ad alta energia e laser, in grado di abbattere altri satelliti ma anche missili nemici attaccanti.

I progressi realizzati dalla Cina in questo campo sono stati enormi, sul piano sia qualitativo sia quantitativo. Gli addetti raggiungono ormai gli 8 milioni e la produzione rappresenta circa il 10% del Pil del Paese . Dal 2004 la Cina ha scavalcato gli Usa come primo esportatore mondiale, per un valore di 232 miliardi di $ nel 2006. Anche il livello qualitativo dei prodotti è in rapidissimo aumento: i brevetti nell'Itc hanno raggiunto il 30% del totale del Paese (quasi 460mila sempre nel 2006, di cui 2/3 hanno trovato applicazione all'estero). Questa base di partenza ha fornito un enorme potenziale d'impiego anche militare del know-how informatico. Malgrado il ferreo controllo politico che il Governo cinese esercita su Internet, con ricorrenti censure e oscuramenti di siti stranieri "sovversivi", la base di utenti sta per superare quella Usa: erano 137 milioni all'inizio del 2007, dovrebbero salire a 400 milioni nel 2009, con il "sorpasso" previsto alla fine di quest'anno. Il giro d'affari dovrebbe passare dai circa 54 miliardi di $ dello scorso anno agli oltre 78 miliardi del 2008 (+45,8%). Grazie a questa "specializzazione" informatica si è quindi sviluppato il più agguerrito e pericoloso nucleo internazionale di hacker – pare sotto probabile controllo dei vertici militari – che ha messo a segno incursioni ormai leggendarie nei più difesi siti mondiali: il Pentagono (che ha subito 79mila attacchi, di cui 1.300 riusciti, nel solo 2005), ma pure le imprese e i siti militarmente sensibili di Taiwan (circa 500mila attacchi nell'ultimo decennio), Francia, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda sono stati tra i bersagli preferiti.

Nel dopoguerra la cantieristica cinese è sopravvissuta per decenni a fatica: quando i comunisti salirono al potere nel 1949, erano attivi appena 20 cantieri per soddisfare le scarse commesse civili e quelle (un po' più numerose) militari. Ancora vent'anni fa la Marina, sottomarini compresi, sfiorava il migliaio di unità (tutte peraltro antiquate e di scarso valore bellico), contro meno di 400 navi Usa. Il suo rapido svecchiamento (attualmente è composta da poco più di 350 navi) e la riconversione alla produzione civile hanno trasformato il settore: oggi vi operano oltre 700 cantieri, 100 istituti di ricerca navale e 70mila tecnici altamente specializzati. Lo scopo è duplice: aumentare l'ancora modesta qualità della produzione militare (specie in campo subacqueo) per creare una marina blue water (di alto mare) e conquistare quote crescenti del settore civile su scala mondiale. Nonostante le apparenze, i due aspetti risultano strettamente legati. Nel 2002 l'allora premier Zhu Rongji indicò per la cantieristica la mèta di diventare la prima al mondo entro il 2015 (nel 2007 era la terza con il 23% del tonnellaggio totale mondiale varato, dietro a Sud Corea e Giappone, ma è già la seconda pergli ordini). L'obiettivo, economico e strategico, è aumentare il controllo sul flusso dei propri scambi. Attualmente solo il 40% circa delle merci cinesi viaggia su navi proprie e la quota scende sotto il 25% per il petrolio. Poichè nel 2010 la Cina supererà i 5,6 miliardi di tonnellate annue di merci movimentate, è facile comprendere il cruciale, duplice ruolo delle sue flotte, militare e mercantile, per controllare le rotte di rifornimento, soprattutto per le materie prime.

Il discorso circa lo sviluppo della logistica cinese, specie quella marittima, costituisce l'altra faccia della medaglia della cantieristica e del ruolo delle flotte militare e mercantile ed è strettamente correlato con il vertiginoso aumento dei traffici commerciali della Cina dettato dalla globalizzazione. Se i crescenti scambi con la Russia stanno determinando progetti sempre più consistenti e ambiziosi di potenziamento della rete ferroviaria – sia per le importazioni petrolifere dalla Siberia, sia per le esportazioni attraverso la lineaTransiberiana, con l'obiettivo di raggiungere i mercati europei con diversi giorni di vantaggio rispetto alle rotte marittime –, sono soprattutto i porti lo snodo cruciale attraverso cui passano tutti i piani di espansione commerciale ma anche, ovviamente, politico-strategica. Direttamente mediante proprie imprese di trasporto matittimo o attraverso alcuni giganti di Hong-Kong, come Hutchison-Whampoa, la Cina sta allargando la propria influenza su un numero ormai molto elevato di scali stranieri. L'immaginazione occidentale (specie negli Usa) è stata colpita a fondo dall'affitto nel 1997 per 25 anni (rinnovabile) dei porti di Cristobal e Balboa, che "chiudono" il Canale di Panama, ma in realtà il fenomeno si sviluppa ormai su scala planetaria, dal resto del Sud America (Ecuador, Messico e Bahamas) al Medio Oriente (Arabia Saudita ed Egitto), senza dimenticare la stessa Europa, dalla Gran Bretagna all'Olanda e alla Germania.
SCHEDE A CURA DI
Paolo Migliavacca


07/04/2008
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