Augusto Grandi
CUNEO
Da Barge, in provincia di Cuneo, alla Cina e alla Repubblica Ceca. La Friction Technologies (componentistica, freni e ganasce), che fa capo al gruppo Itt, si espande all'estero per far fronte alla continua crescita di ordini che, per il 2007, hanno già garantito un incremento di fatturato che dovrebbe attestarsi intorno ai 350 milioni (+20%).
Ma Salvatore Torrisi, presidente di Friction Technologies, assicura che le nuove unità produttive non penalizzeranno gli organici italiani. Anzi, a Barge sono stati appena assunti cento lavoratori, 15 tra tecnici e laureati e se ne stanno cercando altri che andranno ad aggiungersi agli 800 addetti dello stabilimento cuneese, impegnato nella produzione di pastiglie freni e ganasce. Altri 200 dipendenti sono inseriti nello stabilimento di Termoli mentre a Vauda Canavese (Torino) lavorano in 150 per i supporti meccanici. A Friction Techonologies fa capo anche un'unità produttiva in Arkansas, con una trentina di addetti.
Ora, però, la produzione complessiva non è più sufficiente poiché i prodotti sviluppati a Barge (dove cento addetti sono impegnati in ricerca e sviluppo) stanno conquistando un numero crescente di clienti. L'azienda investe il 7% del fatturato in ricerca, senza contare gli investimenti in macchinari, tecnologie avanzate e ampliamenti. Solo a Barge sono stati spesi 20 milioni per aumentare la produzione. Ma, con l'85% di export, i 100 milioni di pezzi all'anno prodotti attualmente non bastano. Così si investono 20 milioni per realizzare una nuova unità produttiva nella Repubblica Ceca. Dall'inizio del 2009 potrà produrre a pieno regime, con 250-350 addetti e 2 milioni di pezzi fabbricati ogni mese. «Una produzione che è già stata acquisita dal mercato europeo», precisa Torrisi. Il mercato principale è quello tedesco, seguito da Francia e Italia, ma i prodotti approdano anche in Sud Africa, in Giappone, Corea, in Brasile.
«Per noi – spiega il presidente – è più conveniente produrre in Piemonte ed esportare in Brasile, invece di andare a creare uno stabilimento in America Latina». Questo grazie all'elevata qualità del lavoro, mentre il costo ha un'incidenza inferiore al 10%. Gli scarti sono allo 0,8%, un livello difficilmente raggiungibile in altri stabilimenti. E questo garantisce serenità e futuro a Barge.
Senza particolari timori per lo stabilimento che si sta realizzando in Cina e che, a regime, assorbirà investimenti per meno di 10 milioni di dollari e occuperà 190 addetti a fine 2009, quando la fabbrica sarà a regime con una produzione che progressivamente salirà da 5 a oltre 10 milioni di pezzi all'anno. Lo stabilimento cinese servirà solo il mercato locale, rispettando la logica della globalizzazione senza delocalizzazione.
13/11/2007