INCINTA IN CINA

INCINTA IN CINA

 

Shanghai, 06 lug. - Wan Xian è originaria di Shanghai, dove vive. Ha un buon lavoro, una casa di proprietà e un marito innamorato e con una buona posizione. Questo quadro proietta a buon diritto questa coppia in quella fumosa galassia che è oggi la classe media urbana cinese.

 

Wan Xian ora è incinta. Già al secondo mese di gravidanza, Wan Xian ha assunto la tipica andatura delle gestanti sul punto di partorire. Gambe piegate, piedi divaricati e una mano sulla schiena a sostenere un pancione che ancora non c'era. E quando di lì a poco la pancia ha iniziato a fare capolino, abiti corti e magliette aderenti sono stati archiviati e una nuova Wan Xian ha iniziato a prendere lentamente il sopravvento sulla fashionista che ero abituata a conoscere.

 

Niente più unghie laccate o tagli di capelli alla moda, la mia amica è inesorabilmente entrata in una sorta di penitenza estetica temporanea destinata a durare nove mesi. La sua divisa di ordinanza è diventata un grembiule bordeaux monacale, da indossare rigorosamente sopra i vestiti a mò di armatura. Nelle intenzioni si tratterebbe di una protezione dalle onde elettromagnetiche emesse da telefoni cellulari e computer, salvo contenere materiali nocivi, almeno questo è quante è emerso da un'indagine condotta qualche anno fa.

 

Con il progredire della gravidanza Wan Xian si è arresa a ogni sorta di precauzione consigliata dal medico e resa obbligatoria dallo stretto controllo imposto dal marito e dalla suocera. I medici cinesi raccomandano alle donne incinta assoluto riposo e l'educazione prenatale tradizionale prevede alcune regole tra le quali evitare cibi considerati freddi o quelli piccanti, utilizzare sedute apposite e parlare a bassa voce, quest'ultima accortezza per non disturbare il feto in crescita ed infondergli le virtù migliori.

 

Wan Xian ha quindi a malincuore parcheggiato la sua bicicletta e congelato ogni sforzo, si è messa a bisbigliare, ma è anche riuscita in un'impresa notevole. Ha patteggiato lo stop drastico alla sua ora di nuoto settimanale con sedute di ginnastica soft per donne incinta ed è riuscita a trascinare il riottoso e iperimpegnato marito a un corso preparto.

 

Persa in un limbo tutto suo, per tutta la durata della gravidanza la vita di Wan Xian ha iniziato ad essere scandita, non più dai ritmi di lavoro che si sono fatti più rilassati, bensì dalle visite mensili dal medico per controllare il progredire della gravidanza. Appuntamenti, questi, attesi con trepidazione e vissuti con la partecipazione non solo del marito, ma spesso anche dei genitori o dei suoceri.    

 

Wan Xian non ha potuto conoscere il sesso del nascituro che per legge non può essere rivelato ai futuri genitori. Sebbene esistano svariati modi per aggirare questa norma, Wan Xian e suo marito hanno scelto di non saperlo fino alla fine e su questo non pare abbiano subito pressioni dalle rispettive famiglie.

 

Dopo nove mesi, l'andatura preparto di Wan Xian si è fatta a ragione più marcata, giustificata com'è dai 25 chili guadagnati nel corso della gravidanza perchè più grande è la pancia, più in salute sarà il bambino.

 

Impaurita dal parto naturale ma indecisa se pianificare un cesareo, Wan Xian ha optato per l'intervento, convinta dalle parole del suo medico che sembrava impensierito dall'eccessivo peso del nascituro. Un occhio ai giorni propizi e terminata la lunga trafila per la scelta del nome, la data della nascita del primo, e presumibilmente unico, figlio di Wan Xian è stata fissata. Il parto cesareo programmato si è andato ad aggiungere a quel 61,7% di donne in possesso dell'Hukou shanghainese (il permesso di residenza che, tra le altre cose, da diritto all'assistenza medica) che hanno fatto la stessa scelta nel solo 2010, in barba alle raccomandazioni della Organizzazione Mondiale della Sanità che ritiene accettabile una quota intorno al 15%.

 

Alla proposta dell'infermiera di conservare la placenta per poi cucinarla e consumarla una volta a casa, Wan Xian ha opposto un netto rifiuto, deludendo così le aspettative della famiglia del marito convinta fautrice di questa pratica tradizionale che dovrebbe permettere una ripresa post partum più veloce, evitando rischi di depressione.

 

Il ritorno a casa dall'ospedale di Wan Xian è stato pianificato nei minimi particolari. Resistendo, anche in questo caso, alle pressioni del marito che la voleva vedere trascorrere il primo mese in una delle nuove cliniche di lusso per neo mamme che stanno sorgendo nei maggiori centri urbani cinesi, Uan Xien ha preferito fare ritorno a casa.

 

Ad attenderla, la donna del mese, un'attempata e dittatoriale puericultrice che ha il compito di occuparsi di mamma e bambino per i primi 40 giorni dopo la nascita. Lo chiamano, il zuo yue zi. Nell'antichità era una quarantena post partum per evitare complicazioni, oggi è una pratica ancora diffusa in molte culture asiatiche e sudamericane. In Cina secondo le teorie umorali su cui si basa la medicina tradizionale, alla puerpera serve un intero ciclo lunare per ristabilire l'equilibrio tra le componenti calde e fredde destabilizzatesi all'interno dell'organismo nel corso della la gravidanza e in seguito al parto. Se osservato alla lettera, il zuo yue zi si trasforma in un periodo di inattività totale per la neomamma che non può uscire, è sottoposta a una dieta particolare e deve evitare di lavarsi per non disperdere il calore che il suo corpo sta recuperando. Wan Xian è riuscita a conquistarsi a fatica una versione mild del suo zuo yue zi, anche se la cosa pare abbia parecchio irritato sua suocera. Dopo due settimane di isolamento mi sono resa rea di aver convinto Wan Xian a fare finalmente una passeggiata con il suo bambino, fornendole un marsupietto di ultima generazione. Evase al controllo della cugina dell'Anhui della signora Rottermeier, abbiamo sottovalutato la rete informativa locale e dopo meno di dieci minuti tutto l'isolato sapeva della nostra uscita, l'edicolante dell'angolo insisteva che si mettesse un secondo paio di calze alla creatura e una paio di signore hanno quasi litigato sulla necessità del cappellino.

 

Allo scadere del mese la madre di Wan Xian si trasferirà in pianta stabile a casa della figlia per occuparsi del neonato, in vista del suo ritorno al lavoro dopo i tre mesi di congedo di maternità previsti dalla legge cinese.  Wan Xian ha scelto di allattare al seno il suo bambino. La sua, è ancora una scelta controcorrente in un paese dove, nonostante gli scandali che hanno minato la credibilità dell'industria del latte in polvere, i ritmi di lavoro convulsi e la credenza che grasso è bello, almeno per quanto riguarda i bambini, indirizza ancora le mamme verso questa scelta.

 

A osservarla da fuori la gravidanza di Wan Xian, come sospetto quello di molte donne cinesi della classe media urbana, assomiglia più a un percorso a ostacoli che a un periodo di serenità. In effetti, benchè non sia considerata una malattia, la gravidanza in Cina non è questione da prendere alla leggera. Uno slalom tra tradizioni millenarie, credenze popolari e la modernità che incombe. Alle donne non rimane che fare un esercizio di mediazione in cui l'ago della bilancia finisce per pendere spesso per una concezione della maternità tradizionale e che rifugge dalla modernità e forse anche eccessi normalizzanti ormai tipici dell'occidente.

 

di Nicoletta Ferro

 

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