SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
«È stato il terremoto più distruttivo dalla fondazione della Repubblica cinese del 1949», ha detto il premier cinese Wen Jiabao. La dimensione della catastrofe è tale che ieri anche il presidente, Hu Jintao, è partito per il Sichuan per rafforzare la solidarietà del Governo alle popolazioni terremotate.
I morti accertati sono ormai quasi 22mila, e negli ospedali del solo Sichuan sono ricoverati circa 60mila feriti. Ma il Governo ha già annunciato che le vittime saranno certamente almeno 50mila. I senza tetto, con quasi mezzo milione di case crollate, sono cinque milioni. La zona dell'epicentro intorno a Wenchuan è vasta e ci sono migliaia di cittadine, paesi e villaggi rasi al suolo. Molti di questi centri abitati sono rimasti isolati per parecchie decine di ore. Sotto le macerie ci sarebbero ancora dalle 30 alle 60mila persone.
Nonostante i miracoli compiuti dalle squadre di soccorso, che anche ieri sono riuscite a estrarre dalle rovine alcuni superstiti, con il passare delle ore le speranze di trovare dei sopravvissuti si assottigliano sempre di più. «Salvare vite umane è ancora la nostra priorità», ha detto ieri Hu Jintao spronando al massimo sforzo i 130mila uomini dell'Esercito di Liberazione Popolare impegnati nelle operazioni di soccorso.
Salvare vite, soprattutto quelle delle migliaia di bambini e ragazzi rimasti sepolti dai crolli delle scuole. L'agenzia Nuova Cina ha scritto che ben 6.898 edifici crollati erano scuole: complice l'orario (se la terribile scossa tellurica avesse colpito solo un'ora dopo, le giovani vittime sarebbero molte di meno), oltre 2mila studenti (di cui un migliaio nella sola Beichuan) sono rimasti sepolti sotto le macerie di quattro scuole sbriciolatesi sotto i colpi del sisma.
Tanti, troppi crolli, che spingono in queste ore i sopravvissuti del Sichuan a puntare il dito contro le "scuole di tofu" (il tofu è un formaggio di soia morbidissimo) e a gridare allo scandalo. Per questo motivo, ieri il Governo ha disposto l'apertura di un'inchiesta e ha fatto sapere che i colpevoli saranno puniti duramente. «Se dovessimo accertare che vi sono state delle gravi negligenze nella costruzione degli edifici scolastici, tratteremo i responsabili senza alcuna tolleranza», ha avvertito Pechino.
In queste ore drammatiche, la stabilità sociale del Sichuan è la priorità assoluta del Governo. Ecco perché, dopo i tentennamenti iniziali, la Cina si è decisa ad aprire le porte all'ingresso di volontari e specialisti delle organizzazioni internazionali. Un gruppo di 31 esperti giapponesi è entrato in azione ieri tra le rovine di Guanzhuang, dove dovrebbero esserci 700 le persone sotto le macerie, e una seconda squadra nipponica è in arrivo. Inoltre, Pechino ha dato via libera ad altri gruppi di soccorritori provenienti da Russia, Corea del Sud, Singapore e anche dalla nemica storica Taiwan.
Per velocizzare le operazioni di soccorso e l'individuazione di infrastrutture pericolanti (il terremoto ha danneggiato circa 400 dighe ora ritenute a rischio), la Cina ha chiesto agli Stati Uniti di fornirle le immagini della regione colpita scattate dai satelliti americani.
Pechino è pronta anche a velocizzare le procedure sull'adozione. «Persone qualificate cinesi e straniere» potranno adottare i bambini rimasti orfani in seguito al terremoto, ha annunciato ieri il ministero degli Affari Civili cinese, precisando che le procedure per l'adozione potranno essere avviate «una volta che l'ordine sarà stato ristabilito» nelle zone terremotate.
L.Vin.
17/05/2008