Qual è l'argomento che sta più a cuore ai cittadini cinesi in vista del prossimo Congresso Nazionale del Popolo,che si aprirà il 5 marzo? Secondo un sondaggio online, non si sa quanto pilotato, pubblicato dal sito ufficiale www.people.com.cn non c'è alcun dubbio: al centro delle aspirazioni popolari, per il terzo anno consecutivo, c'è la lotta alla corruzione. Negli ultimi mesi si è assistito a un'ondata di arresti eccellenti, tra cui l'ex vice presidente della Corte Suprema del Popolo Huang Songyou e l'ex vicepresidente dell'Amministrazione per l'Aeronautica Civile Yu Renlu; ma il vero culmine è stato raggiunto con il "Caso Chongqing", il più sensazionale processo degli ultimi anni. Oltre 200 tra funzionari e ufficiali di pubblica sicurezza arrestati, accuse per stupro e corruzione all'ex capo della polizia Wen Qiang, che avrebbe incassato mazzette per l'equivalente di un milione e mezzo di euro in cambio della protezione a un gruppo mafioso di altissimo livello che condizionava ogni aspetto della vita pubblica di Chongqing, la megalopoli da 30 milioni di abitanti nel centro della Cina. Al di là dei particolari scabrosi dati in pasto al pubblico – agli onori delle cronache è balzata per mesi Xie Caiping, cognata di Wen, singolare figura di donna-boss dai numerosi amanti - molti analisti attribuiscono alla vicenda un chiaro valore politico, i cui effetti, cavalcando il desiderio di giustizia del cittadino medio, potrebbero ripercuotersi fino a Pechino. La chiave per comprendere quanto sta avvenendo a Chongqing ha un nome: Bo Xilai. Classe 1949, questo membro del Politburo figlio di Bo Xibo (uno dei cosiddetti "8 immortali", figure di rivoluzionari che hanno fatto la storia della Cina) si discosta completamente dal cliché del grigio funzionario del Partito Comunista Cinese: brillante, dotato di bella presenza e senso dell'umorismo, Bo è stato inviato nel 2007 a Chongqing come Segretario della Commissione dopo aver ricoperto per tre anni il ruolo di ministro del Commercio. Le sue ultime azioni contro la corruzione sono contraddistinte da un sostegno popolare senza precedenti: negli ultimi giorni sul web cinese impazza la canzone "Ode a Bo Xilai" mentre un famoso blogger ha stilato le "16 ragioni per cui Bo Xilai dovrebbe diventare Segretario del Partito", e perfino ad Urumqi,capitale della provincia dello Xinjiang, teatro dei violenti scontri degli ultimi mesi tra i cinesi han e la minoranza uigura, turcofona e islamica, la vox populi invoca un suo intervento. In realtà, i detrattori di Bo sono numerosi, e occupano posizioni molto più alte di quelle dell'uomo della strada che compone canzoncine in suo onore: in molti ritengono che la lotta senza quartiere alla corruzione lanciata dal funzionario sia un biglietto da visita per ritornare a Pechino da vincitore e guadagnarsi un posto all'interno della Commissione Permanente del Politburo, il cuore del potere cinese. "In effetti, Bo Xilai è capace e ambizioso, e questa potrebbe essere l'ultima occasione per guadagnare una posizione di vertice al prossimo Congresso del Partito Comunista Cinese, che si terrà nel 2012" spiega ad AgiChina24 il professor Bo Zhiyue, Senior Research Fellow dell'East Asian Institute alla National University of Singapore, autore di "China's Elite Politics: Governance and Democratization" e "China's Elite Politics: Political Transition and Power Balancing", due libri che spiegano dall'interno il funzionamento della macchina politica cinese. "Ritengo che Bo punti a prendere il posto di Zhou Yongkang, l'attuale responsabile della Sicurezza Pubblica e degli Affari Legali. Questo posto potrebbe essere tutto sommato facile da raggiungere perché l'altro candidato non fa ancora parte del Politburo, e quindi dovrebbe salire due gradini in un colpo, mentre a Bo ne basta uno". Secondo il professor Bo, gli eventi nei quali il suo omonimo sta giocando un ruolo di primo piano hanno una lettura complessa, e toccano da vicino le enigmatiche alchimie interne del Partito Comunista Cinese: "Come ho cercato di spiegare nei miei libri, l'immagine che passa all'estero è che la lotta politica in Cina sia una lotta tra fazioni. Questa mi pare una visione riduttiva: una fazione, infatti, è il prodotto di una logica clientelare, nella quale c'è un continuo do ut des; per quelli che si muovono all'interno del Partito, invece, il termine più adatto e 'gruppi-fazioni', perché si tratta di affiliazioni basate su un'affiliazione corporativa, su uomini che vengono dalla stessa scuola o hanno lavorato nello stesso gruppo e per questo condividono un background comune. Il caso di Bo Xilai è emblematico: farebbe parte della fazione dei 'taizi', i principi, i discendenti degli eroi del Partito; ma nel corso dell'affare Chongqing è stato arrestato un avvocato, Li Zhuang, con l'accusa di avere spinto il suo cliente, un boss mafioso, a fornire falsa testimonianza. Bene: Li Zhuang lavora in un importantissimo studio legale, di proprietà di un altro 'taizi', Fu Yang, figlio di un altro degli '8 immortali', Pang Zhen. Quindi, non ci troviamo di fronte a una lotta tra due fazioni, come potrebbero essere i 'taizi' contro i 'tuanpai', cioè gli uomini usciti dalla Lega Giovanile Comunista: la mia impressione è che Bo Xilai voglia farsi strada, coi suoi uomini, e farà il possibile per bloccare chiunque provi a impedirglielo". L'affaire "Bo Xilai contro Fu Yang" ha infiammato il dibattito sul web delle ultime settimane, ritagliandosi un posto a parte all'interno del più vasto "Caso Chongqing"; Li Zhuang, l'avvocato protetto di Fu Yang è stato oggetto di un duro quanto inusuale articolo sul China Daily. Quali sono le possibilità di Bo Xilai al Congresso del 2012? "Credo che il ruolo all'interno della Commissione Permanente sia abbastanza facile da raggiungere, - conclude Bo Zhiyue - per quello da vicesegretario, invece, le chances sono molto più ridotte. Solo se assisteremo a un'evoluzione verso la cosiddetta 'intra-party democracy', cioè, semplificando, una forma di successione maggiormente basata sul consenso personale dei funzionari, allora Bo Xilai potrà farcela. È un po' come nel 2008: allora tutti parlavano di Obama. Oggi parlano tutti di Bo Xilai".
Antonio Talia