Di Marco Scarinci
Roma, 12 feb. - L'edizione finale del Canone Tibetano è stata pubblicata dal China Tibetology Research Center, progetto di preservazione della cultura religiosa del Tibet. Il CTRC, con sede a Pechino, è una delle più importanti organizzazioni di ricerca accademica in tibetologia in Cina. Possiede cinque Istituti dediti allo studio di tutti gli aspetti della cultura e della società del Tibet e, oltre tutto, dirige anche una Casa Editrice ed un centro di Medicina Tibetana.
Uno dei primi e il più importante progetto del Centro di Ricerca è stato il “Kanjur and Tanjur Collation Bureau”, ovvero l'ufficio dedito fin dal 1987 allo studio, alla pubblicazione e alla conservazione del Canone Tibetano. Negli scorsi anni la pubblicazione è stata completata e viene tuttora considerata un tesoro culturale cinese e motivo di orgoglio nazionale. E' stata anche presentata al pubblico internazionale nel Museo Etnografico dell'Università di Zurigo.
Il lavoro in questione è stato definito da alcuni "Tripitaka Cinese", ma la terminologia potrebbe trarre in inganno. Il Tripitaka infatti è il Canone buddhista delle scuole del Buddhismo dei Nikaya, di cui oggi resta la scuola Theravada, diffusa in Thailandia, Myanmar, Sri Lanka e Laos. Il Tripitaka è un canone scritto in lingua pali e costituito, come dice il nome, da tre canestri: il Vinaya, che contiene le regole della disciplina monastica della Comunità primitiva; i Sutta (in sanscrito Sutra), che contengono gli insegnamenti del Buddha; l'Abhidhamma (in sanscrito Abhidharma), che contiene una rielaborazione scolastica della dottrina presente nei Sutta. Questo corpus viene normalmente definito, semplicemente, “Canone Pali”.
Il Canone adottato dalle varie scuole del Buddhismo Tibetano - in particolare quelle Sarma - invece, non è costituito da tre "canestri" ma da due raccolte: il Kangyur e il Tengyur. Il primo contiene i testi sacri di base, ritenuti essere insegnamenti del Buddha. Ovviamente sono scritti in tibetano, ma costituiscono la traduzione di testi dal sanscrito e, a volte, anche dal cinese. Tra i vari testi del Kangyur troviamo il Vinaya, i Sutra e i Tantra (questi ultimi non esistono nei Canoni buddhisti di altre tradizioni). I Sutra sono per tre quarti Mahayana (non trovabili, pertanto, nel Canone Pali) ed un quarto hinayana. Il numero di volumi del Kangyur non è fisso e dipende dalla versione usata, ma spesso il numero viene fatto corrispondere al numero sacro 108.
Non è risaputa, comunque, la data in cui il Kangyur come noi lo conosciamo si è originato, ma sappiamo che all'epoca del sesto Re del Tibet Trisong Detsen - che governò la regione alla fine dell'ottavo secolo d.C - esisteva già una raccolta di testi canonici. A ogni modo, il Kangyur è molto importante perché molti dei testi in sanscrito che in India sono poi andati perduti o distrutti sono stati conservati tradotti in cinese e tibetano.
Solo negli ultimi anni è nato un progetto, chiamato "84000" (perché 84000 sarebbero gli insegnamenti del Buddha), per tradurre tutto il Kangyur in inglese, e ancora sono agli stadi iniziali. Questo per far capire il motivo per cui il progetto del Kanjur and Tanjur Collation Bureau è durato così tanto, sopratutto se si considera che quest'ultimo ha riguardato anche il Tengyur.
Il Tengyur, infatti, è ancora più voluminoso (225 volumi invece dei 108 del Kangyur), ma per alcuni versi anche più interessante. Non contiene gli insegnamenti del Buddha ma i commentari dei Maestri successivi. E' più interessante, per esempio, dal punto di vista della pratica religiosa; i commentari ai Tantra, ad esempio, rendono la comprensione e la pratica di questi ultimi molto più accessibile, considerato il linguaggio oscuro, simbolico, antinomico e crepuscolare che spesso i Tantra utilizzano. Alcuni commentari, inoltre, trattano anche di argomenti quali la logica, l'astronomia, l'astrologia, la medicina e l'arte sacra, comprendendo pertanto argomenti che sorpassano quello meramente religioso.
Insieme Kangyur e Tengyur contengono circa 4569 lavori, con delle variazioni in base alla versione. Nel loro lavoro, gli studiosi del China Tibetology Research Center hanno comparato la maggioranza delle edizioni esistenti. Per quel che riguarda il Kangyur hanno usato otto edizioni: Yongle, Lijiang, Beijing, Zhuoni, Nartang, Derge, Kulun e Lhasa. Del Tengyur invece sono state usate quattro edizioni: Nartang, Beijing, Derge e Zhuoni. In entrambi i casi, è stata usata come base l'edizione di Derge ed hanno usato le altre per fare correzioni.
Tutti i testi sono stati controllati e comparati frase per frase, e le differenze e correzioni sono state annotate alla fine di ogni testo. Pertanto possedere l'edizione finale del Canone Tibetano pubblicata dal China Tibetology Research Center è come possedere tutte le principali edizioni del Kangyur e del Tengyur conservate in Tibet. L'importanza di questo progetto nella preservazione della cultura religiosa del Tibet, pertanto, non deve essere sottostimata.
@Riproduzione riservata