AGI - Il 2025 per il settore bancario italiano è stato decisamente l'anno della svolta, caratterizzato da una robusta ondata di consolidamento che ha ridisegnato il panorama e le prospettive delle principali istituzioni finanziarie del Paese, ponendo le basi per un sistema più forte, ma non privo di incertezze.
L'attività di fusioni e acquisizioni (M&A) ha monopolizzato le cronache finanziarie e scandito la fase più significativa che ha portato a un nuovo assetto, con operazioni portate a termine con successo e altre fallite e che hanno visto protagonisti sia grandi gruppi sia istituti di medie dimensioni, in un contesto di netta crescita delle operazioni rispetto agli anni precedenti, sia in termini assoluti sia di volumi. L'accelerazione delle transazioni, in uno scenario macroeconomico caratterizzato da tassi di interesse elevati seppure in calo nel corso dell'anno, ha contribuito a ridurre progressivamente la storica frammentazione del sistema bancario italiano, ancora tra i meno concentrati d'Europa. L'operazione regina dell'anno è stata senza dubbio l'acquisizione di Mediobanca da parte del Monte dei Paschi di Siena, che ha portato l'istituto toscano a un significativo riposizionamento competitivo nell'area dei servizi finanziari e dell'investment banking.
Il caso MPS-Mediobanca e le indagini
Il progetto portato a termine da MPS nei confronti di quello che era considerato (non a torto) il 'salotto buono' della finanza italiana ha toccato non solo le sfere economiche, ma anche quelle politiche (il MEF è tuttora azionista della banca guidata da Luigi Lovaglio) e giudiziarie. La Procura di Milano ha avviato un'indagine nei confronti di alcuni dei protagonisti dell'operazione, tra cui Francesco Gaetano Caltagirone e il presidente di EssilorLuxottica, Francesco Milleri. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Pellicano, vertono sulle ipotesi di reato di aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza (Consob e Banca d'Italia). L'ipotesi della procura è che gli indagati abbiano agito 'in concerto' senza informare il mercato per garantirsi il controllo di Generali, di cui Mediobanca era il principale azionista con una quota pari al 13% del capitale sociale. Un altro progetto andato in porto è quello messo a punto dalla BPER che ha rafforzato ulteriormente la propria presenza sul territorio nazionale acquisendo con un'OPS da 4,3 miliardi di euro una partecipazione di controllo nella Banca Popolare di Sondrio; progetto che si perfezionerà con la fusione per incorporazione dell'istituto valtellinese in quello modenese nella prima parte del 2026.
Insuccessi e sfide regolatorie
Sul fronte degli insuccessi, invece, spicca il caso del fallimento dell'offerta di UniCredit per Banco BPM, in origine una delle manovre più attese dell'anno per dimensioni e impatto, ma che alla fine è stata ritirata a metà anno, soprattutto a causa delle incertezze legate all'applicazione delle norme sul 'golden power' da parte del governo italiano. In effetti, il quadro regolatorio è stato motivo di dibattito durante tutto l'anno anche a livello europeo: la Commissione UE ha infatti avviato un'azione nei confronti dell'Italia per l'uso delle proprie normative nazionali nel contesto delle grandi operazioni di mercato, evidenziando la tensione tra obiettivi di politica nazionale e disciplina comunitaria sui mercati finanziari. UniCredit ha mosso le proprie pedine anche con un blitz tentato all'estero. Nel mirino della banca guidata da Andrea Orcel in questo caso è finito Commerzbank, uno dei big del credito in Germania. La banca di piazza Gae Aulenti nel corso dei mesi è salita a una partecipazione potenziale del 28% circa di Commerzbank, tra una quota del 9,5% detenuta direttamente e un altro 18,5% tramite strumenti derivati. L'operazione ha scatenato la dura opposizione del management dell'istituto tedesco, dei potenti sindacati locali e del governo di Berlino, per cui al momento è in standby.
Il ruolo di Intesa Sanpaolo e i dati economici
Sullo sfondo, un'operazione che in un anno del genere si potrebbe definire minore ma che in periodi diversi avrebbe catalizzato l'attenzione delle cronache finanziarie: l'OPAS di Banca Ifis conclusa con esito positivo sul 100% di Illimity per un corrispettivo di quasi 300 milioni di euro. Chi invece è rimasto alla finestra è il primo gruppo bancario del Paese, Intesa Sanpaolo. Il perché lo ha spiegato in più occasioni lo stesso CEO della Ca' de Sass, Carlo Messina: "Non abbiamo alcuna intenzione di partecipare a piani di fusioni e acquisizioni in Italia", considerato anche che "sul fronte Antitrust siamo in una posizione tale che sarebbe difficile fare operazioni che creerebbero valore". E poi "vogliamo essere lontani dalla confusione che c'è sul mercato", un caos tale che "io stesso faccio fatica a mettere insieme tutti i pezzi", ha spiegato in più di un'occasione Messina. Sul fronte infine dei dati puramente economici e finanziari, l'attività di credito nel 2025 ha mostrato segnali contrastanti: nonostante il progressivo allentamento dei tassi di interesse - con effetti positivi sulla dinamica dei prestiti a famiglie e imprese - la crescita complessiva del credito rimane moderata. I depositi e la raccolta bancaria hanno registrato sviluppi positivi, ma il settore continua a confrontarsi con un contesto di tassi più bassi e margini di interesse compressi. La solidità patrimoniale degli istituti rimane nel complesso adeguata, con livelli di capitale e qualità dell'attivo che continuano a collocarsi sopra i requisiti regolamentari.
Prospettive per il 2026
Guardando al futuro, il 2026 secondo gli analisti dovrebbe segnare una fase di assestamento, con nuove operazioni mirate più alla creazione di valore industriale che alla sola crescita dimensionale, in un quadro in cui governance, disciplina europea e sostenibilità dei modelli di business resteranno centrali.