AGI - Il tesoretto "non c'è". Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ribadisce che non bisogna attendersi risorse extra a disposizione della prossima legge di bilancio. Però, sottolinea: "Se lo spread fosse stato a 150 punti non avremmo potuto fare determinate cose". Poi chiarisce: "La rotta c'è e ce l'ho precisa". E rassicura: non ci saranno tagli allo stato sociale per finanziare le spese per la difesa.
In collegamento con il Festival di Open, il titolare del Mef - il giorno dopo l'upgrade da parte di Fitch sui conti pubblici italiani - rivendica il lavoro fatto nei tre anni di governo e invita a guardare alle sfide dei prossimi mesi: "Credo che la disciplina contabile sia finalizzata a ridurre il carico fiscale agli italiani, non aumentare la spesa a destra e a manca. Questa è la priorità del Governo, non è semplicemente una promessa elettorale". Giorgetti fa una annotazione di metodo: "Non sono abituato a fare promesse. Normalmente lo faccio con i risultati, quindi confido di portare dei risultati in questo senso".
Fitch nella sua analisi sottolinea come il "contesto politico stabile" e "la riduzione degli squilibri esterni" abbiano migliorato "gli indicatori di credito dell'Italia". Questi fattori "attenuano i rischi derivanti dal debito pubblico ancora elevato e dalle crescenti sfide esterne". La stima dell'agenzia di rating è di una crescita dello 0,6% nel 2025, con un'accelerazione a una media dello 0,8% nel 2026-2027.
A luglio il Fondo monetario internazionale aveva rivisto al rialzo le stime per l'Italia: il Pil 2025 sale a +0,5%, 0,1 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di aprile. Nuove previsioni macroeconomiche saranno contenute nei documenti che precedono la manovra: entro il 2 ottobre arriverà in Parlamento il Documento programmatico di finanza pubblica, poi il Dpb. Infine la legge di bilancio entro la seconda metà del mese.
Giorgetti rivendica l'approccio prudente ai conti pubblici che ha portato ad una migliore valutazione finanziaria del paese, e alla discesa dello spread, costantemente sotto i 100 punti, in un quadro in cui le due principali economie europee - Germania e Francia - soffrono invece una difficile congiuntura economico/politica, che ha impedito ad entrambe una reale ripartenza dopo la pandemia di Covid. Ora il governo attende la pubblicazione dell'aggiornamento dei conti economici dell'Istat, previsto lunedì 22 settembre in mattinata, che potranno dire qualcosa in più sulle risorse a disposizione della prossima legge di bilancio.
La manovra per il 2026 dovrà comunque fare i conti con i vincoli dettati dall'incertezza dello scenario globale dovuta al perdurare dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, con un conseguente innalzamento della spesa per la difesa. "Non ci saranno tagli allo stato sociale in manovra per finanziare la difesa", sottolinea Giorgetti. "Non è assolutamente immaginabile fare tagli allo Stato sociale - aggiunge - in particolare alla sanità, a beneficio della difesa. Quindi quello che può essere valutato per la difesa è qualcosa di supplementare. Per esempio abbiamo discusso questa mattina a Copenhagen (all'Ecofin, ndr) come mettere a frutto i beni finanziari, gli asset dei russi immobilizzati per aiutare, in qualche modo, l'Ucraina senza gravare sui bilanci nazionali europei".
Il governo ha tracciato una priorità per la prossima manovra: il taglio delle tasse per il ceto medio, con l'Irpef dal 35% al 33%. La premier Giorgia Meloni lo ha ribadito piu' volte. Resta da definire pero' il perimetro della misura in base alle risorse a disposizione. Si parla di una modifica dell'aliquota fino a 50mila euro. Forza Italia chiede si possa arrivare al target dei 60mila. Stime calcolano che serviranno circa 4 miliardi di euro. La Lega invece spinge per la rottamazione delle cartelle, 120 rate in 10 anni, ma anche qui vanno trovare le risorse e definito un quadro di regole. I margini su questo provvedimento sarebbero più ridotti. FI domanda anche la stabilizzazione dell'Ires premiale, introdotto in via sperimentale lo scorso anno.
Tra le fonti di finanziamento della manovra è allo studio la possibilità di richiedere un nuovo contributo alle banche, con un altro anticipo sulle Dta, gli istituti di credito hanno fatto sapere che vale l'accordo stipulato per il 2025-2026 ma senza chiudere la porta al dialogo. La Lega chiede che le banche facciano la loro parte, mentre gli azzurri si mostrano più dubbiosi su un nuovo prelievo a carico degli istituti di credito.
Il governo intanto lavora anche per cercare di portare al 50% le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni delle abitazioni nel 2026, oggi sono al 36%, e valuta di rendere possibile usufruirne in 5 anni anziché 10. Una proposta che incontra il favore delle associazioni di settore dell'edilizia. Confindustria invece chiede un piano di investimenti per le imprese, e calcola 8 miliardi per ottenere uno stimolo alla crescita. Mentre le opposizioni chiedono di non sottrarre risorse dai servizi pubblici, a partire dalla sanità, per concentrarle sulla difesa.