AGI - Negli ultimi 10 anni il numero degli artigiani presenti nel nostro Paese ha subito un crollo verticale di quasi 400mila unità. Se nel 2014 risultavano 1,77 milioni, l'anno scorso la platea è scesa a 1,37 milioni (-22 per cento): quasi un artigiano su quattro ha gettato la spugna. La riduzione ha interessato tutte le regioni d'Italia, nessuna esclusa.
Regioni più colpite e ruolo del Mezzogiorno
Nell'ultimo decennio le aree più colpite da questa "emorragia" sono state le Marche (-28,1%), l'Umbria (-26,9%), l'Abruzzo (-26,8%) e il Piemonte (-26%). Il Mezzogiorno, invece, è stata la ripartizione geografica che ha subito le "perdite" più contenute. Grazie, in particolare, agli investimenti nelle opere pubbliche legati al PNRR e agli effetti positivi derivanti dal Superbonus 110 per cento, il comparto casa ha "frenato" la caduta del numero complessivo degli artigiani di questa ripartizione geografica. Lo rileva l'Ufficio studi della Cgia che ha elaborato i dati dell'Inps e, per quanto concerne il numero delle imprese artigiane attive, di Infocamere/Movimprese.
Invecchiamento della popolazione artigiana
A seguito del progressivo invecchiamento della popolazione artigiana e la corrispondente contrazione dei giovani che si avvicinano a questi mestieri, anche a seguito del calo demografico, sottolinea l'associazione, "è molto probabile che entro un decennio reperire sul mercato un idraulico, un fabbro, un elettricista o un serramentista in grado di eseguire un intervento di riparazione/manutenzione presso la nostra abitazione o nel luogo dove lavoriamo sarà un'operazione difficilissima". Questa riduzione, in parte, segnala ancora la Cgia, "è anche riconducibile al processo di aggregazione/acquisizione che ha interessato alcuni settori dopo le grandi crisi 2008/2009, 2012/2013 e 2020/2021.
Purtroppo, questa 'spinta' verso l'unione aziendale ha compresso la platea degli artigiani, ma ha contribuito positivamente ad aumentare la dimensione media delle imprese, spingendo anche la produttività di molti comparti; in particolare, del trasporto merci, del metalmeccanico, degli installatori impianti e della moda". Secondo la Cgia, negli ultimi decenni tante professioni ad alta intensità manuale hanno subito una svalutazione culturale; questo processo ha allontanato molti ragazzi dal mondo dell'artigianato. Il tratto del profondo cambiamento avvenuto, ad esempio, è riscontrabile dal risultato che emerge dalla comparazione tra il numero di avvocati e di idraulici presenti nel nostro Paese. Se i primi sono poco più di 233mila, si stima che i secondi siano "solo" 165mila.
Settori artigiani in controtendenza
Tuttavia, osserva l'associazione, non tutti i settori artigiani hanno subito la crisi. Quelli del benessere e dell'informatica presentano dati in controtendenza. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un costante aumento degli acconciatori, degli estetisti e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. Va altrettanto bene anche il comparto dell'alimentare, con risultati significativamente positivi per le gelaterie, le gastronomie e le pizzerie per asporto ubicate, in particolare, nelle città ad alta vocazione turistica.