AGI - La procedura di licenziamento aperta lo scorso 13 maggio da Almaviva Contact si è conclusa nel peggiore dei modi: con un mancato accordo. L'azienda procederà con il licenziamento di 489 lavoratrici e lavoratori di cui 27 a Milano, 12 presso la sede di Roma, 44 a Napoli 17 a Cosenza, 277 a Palermo e 112 presso la sede di Catania. Lo riferisce la Slc Cgil spiegando che la rottura è dovuta "solo ed esclusivamente alle chiusure di Almaviva che, a partire da gennaio e per tutta durata della trattativa, ha sostenuto la propria indisponibilità a prorogare la cassa integrazione oltre il 31 luglio - una possibilità contemplata dalle nuove norme - lamentando l'inconsistenza di progetti di riqualificazione e ricollocazione presentati dalle Regioni coinvolte dagli esuberi dichiarati. Eppure - proseguono i sindacati - la Regione Sicilia, seppur in mostruoso ritardo rispetto agli impegni assunti con l'accordo sottoscritto in gennaio al ministero del Lavoro, ha presentato progetti sia sul numero 116-117, dell'assessorato regionale alla Salute, sia su percorsi di digitalizzazione, da realizzare quest'anno, che avrebbero potuto portare a una potenziale riqualificazione di circa il 50% della forza lavoro siciliana".
Almaviva Contact "ha ignorato i progetti presentati e ha continuato a dichiararsi indisponibile a prorogare la cassa integrazione. Fino al colpo di teatro di ieri sera.Allo scadere dei 75 giorni previsti dalla procedura per i licenziamenti, Almaviva ha infine aperto alla possibilità di concedere una proroga dell'ammortizzatore sociale per ulteriori 4 mesi, a condizione però che il sindacato sottoscrivesse contestualmente il licenziamento coatto di tutti i lavoratori a partire dal 30 novembre 2025. Tutto questo in funzione di una eventuale ricollocazione di circa il 50% dei lavoratori siciliani, senza garanzie e senza comprendere con quali criteri scegliere chi sarebbe stato ricollocato e chi no. Un ricatto al sindacato in pieno stile "almaviviano", la più classica strumentalizzazione sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori. Ancora una volta Almaviva si rende protagonista di licenziamenti, dopo essersi distinta per uno dei piu' grandi licenziamenti collettivi che il nostro Paese abbia mai subito: 1666 dipendenti della sede di Roma nel 2016".
Quindi, proseguono i sindacati, "Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni hanno rigettato il ricatto dall'azienda. Non si deroga a un principio sancito in anni di storia in cambio di una mancetta di incentivo all'esodo, pari all'importo dovuto dall'azienda per ticket Naspi in caso di mancato accordo, al termine di ulteriori 4 mesi di cassa integrazione. Inoltre l'accordo proposto avrebbe previsto una conciliazione con cui, in modo tombale, sarebbe venuta meno la storia professionale di ognuno dei 489 lavoratori oggetto della stessa procedura".
"Non provi Almaviva a scaricare sul sindacato le colpe, si assuma piuttosto la sua enorme parte di responsabilità - afferma Daniele Carchidi, di Slc Cgil - Le lavoratrici e i lavoratori di Almaviva sanno chi ha aperto la procedura di licenziamento e sono consapevoli, in quanto vittime dirette, dell'impatto sulla loro vita delle decisioni di Almaviva. Il Sindacato Confederale non accetterà di essere il capro espiatorio per errori del management aziendale o delle scelte, tardive o mancanti, da parte della politica a tutti i livelli".
Si spacca il fronte sindacale
Il tavolo ha visto una spaccatura nel fronte sindacale. "Dopo un'intensa trattativa protrattasi per l'intera giornata di ieri, la nostra posizione è stata e resta - affermano Fistel Cisl Sicilia e Ugl telecomunicazioni Sicilia in una lettera aperta al presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani - orientata al raggiungimento di un accordo condiviso tra le Parti, finalizzato al prolungamento dell'ammortizzatore sociale (Cigs) almeno fino al 30 novembre 2025, con decorrenza dei licenziamenti dal 1 dicembre 2025. Tale soluzione avrebbe consentito di preservare la coesione del bacino di tutti i lavoratori, condizione essenziale per rendere pienamente operativi i percorsi di ricollocazione e politiche attive del lavoro già avviati dalla Regione Siciliana. Con profondo rammarico, dobbiamo registrare una divergenza netta e non costruttiva da parte delle altre due sigle sindacali - Slc Cgil e Uilcom Uil, presenti al tavolo, le cui posizioni, a nostro avviso, appaiono rigidamente ideologiche e scollegate dalle concrete esigenze dei lavoratori, dalle istituzioni coinvolte e dalle possibilità realistiche offerte dal confronto. Ci rivolgiamo pertanto con fiducia alla Presidenza della Regione, affinchè l'impegno fin qui profuso non venga vanificato e si continui con determinazione a lavorare per una soluzione concreta e dignitosa a favore delle 387 famiglie siciliane coinvolte in questa lunga e complessa vertenza".
La proposta della Slc Cgil
Per la Slc Cgil c'è un progetto che potrebbe salvare i dipendenti di Almaviva. Si tratta - spiega il segretario generale del sindacato a Palermo Fabio Maggio - del progetto 116117 (emergenze sanitaria non urenti), per dare occupazione a una parte dei lavoratori Almaviva siciliani e avere più tempo per sviluppare il progetto della digitalizzazione delle cartelle sanitarie in modo da dare occupazione all'intero bacino siciliano".
"Va precisato con chiarezza - aggiunge Maggio - che la procedura di licenziamento collettivo (L. 223/91) avviata da Almaviva è di carattere nazionale e, per legge non può essere scissa o gestita attraverso accordi territoriali separati - precisa ancora Fabio Maggio - Il progetto del 116117 può essere una buona opportunità ma non può essere il pretesto per mettere una pietra sopra al futuro degli altri lavoratori. Sarebbe uno spreco vanificare il lavoro fin qui svolto dalla Regione Siciliana e dalle organizzazioni sindacali territoriali, cercando un capo espiratorio e trascurando il vero obiettivo che rimane sempre e comunque ridare continuità occupazionale ai lavoratori licenziati da Almaviva. Pertanto auspichiamo che le istituzioni possano adoperarsi sin da subito per convincere Almaviva a ritirare i licenziamenti e giungere a una posizione condivisa con le organizzazioni sindacali".