AGI - Come ampiamente previsto, la Federal Reserve ha deciso di mantenere una posizione di cautela e lasciare invariati i tassi d'interesse nel range 4,25%-4,5% per la quarta volta consecutiva, con buona pace di Donald Trump. Una decisione presa all'unanimità dal Fomc, il braccio della Fed che decide in materia di politica monetaria.
La banca centrale, quindi, respinge al mittente le pressioni del presidente statunitense, che ha bollato come "stupido" e "politicizzato" il numero uno della Fed, Jerome Powell, per il suo 'no' al taglio dei tassi. Rispondendo a una domanda sui ripetuti attacchi ricevuti dal presidente americano, il numero uno della Fed ha pero' precisato che "quello che tutti i membri del Fomc vogliono è un'economia solida, con un mercato del lavoro forte e prezzi stabili. Questa è l'unica cosa che conta per noi".
Nell'illustrare in un comunicato i motivi della scelta sui tassi, il Fomc ha spiegato che sebbene "l'incertezza sulle prospettive economiche sia diminuita, rimane comunque elevata". In conferenza stampa Powell è stato più chiaro, puntando il dito proprio su una delle politiche centrali di Trump: i dazi. Le politiche commerciali attuali, ha detto il numero uno della Fed, "faranno aumentare i prezzi e peseranno sull'economia". L'impatto dei dazi, ha spiegato, potrebbe essere "persistente" e dipenderà dalla loro entità e dai tempi necessari per applicarli.
"Ci vuole del tempo prima che i dazi si facciano strada lungo la catena di distribuzione fino al consumatore finale", ha spiegato ai giornalisti.
In ogni caso, ciò che ha spinto i governatori centrali Usa a non toccare i tassi sono state le previsioni sull'economia americana, che sono state riviste al ribasso, con una crescita del Pil piu' contenuta del previsto e un'inflazione più elevata.
Secondo le previsioni della Fed, nel 2025 il Pil crescerà dell'1,4% (rispetto all'1,7% previsto a marzo e al 2,1% a dicembre 2024). Le proiezioni economiche della Federal Reserve vedono inoltre ulteriori pressioni stagflazionistiche, con l'inflazione del 2025 prevista al rialzo dello 0,3% al 3%. In rialzo anche il Pce core, ossia al netto dei prezzi alimentari ed energetici, al 3,1%, anch'esso in rialzo dello 0,3%.
Ancora, i governatori prevedono che il tasso di disoccupazione salirà al 4,5% (rispetto al 4,4% di marzo). Tuttavia, "nonostante l'incertezza, l'economia e' in una posizione solida: il tasso di disoccupazione rimane basso, il mercato del lavoro è quasi al livello della massima occupazione", ha assicurato Powell.
"L'inflazione è scesa molto, anche se è rimasta al di sopra del nostro obiettivo di lungo periodo del 2%. Riteniamo che l'attuale orientamento della politica monetaria ci metta in una buona posizione per rispondere tempestivamente agli sviluppi economici futuri".
Tra qualche mese, forse anche un paio, la Federal Reserve potrà prendere decisioni "più consapevoli", ha sottolineato Powell. Confermando così la possibilità, ribadita dai governatori nei dot plots, che vi siano due tagli nel 2025, presumibilmente di mezzo punto percentuale. Il tempo di capire in maniera più ponderata quali saranno gli effetti reali dei dazi sull'inflazione, sulla spesa e sul mercato del lavoro.