(AGI) - Roma, 19 feb. - Nel 2013 in Italia risultano occupatequasi sei persone su dieci in eta' 20-64 anni, un tasso dioccupazione tra i piu' bassi in Europa, superiore solo aGrecia, Croazia e Spagna, unici paesi a superarci anche pertasso di inattivi (21,7% a fronte di una media Ue del 14,4%).E' quanto emerge dal rapporto dell'Istat 'Noi Italia', chesegnala inoltre "un forte squilibrio di genere a sfavore delledonne e un marcato divario territoriale tra il Centro-Nord e ilMezzogiorno". Il divario di genere e' piu' contenuto in Valled'Aosta, maggiore in Puglia. Il tasso di occupazione dei 55-64enni e' pari al 42,7%(+2,3 punti percentuali rispetto al 2012), inferiore alla mediaUe28 (50,1%). L'incidenza del lavoro a termine scende intantoal 13,2%, valore sostanzialmente in linea con la media europeama inferiore a Germania, Francia e Spagna. Cresce invece laquota di occupati a tempo parziale (17,9%) soprattutto a causadell'incremento del part time involontario. Cresce infine ladisoccupazione di lunga durata (oltre 12 mesi), conun'incidenza del 56,4%, sopra una media Ue del 47,5%Reddito sotto la media per 6 famiglie su 10 Nel 2012 circa seifamiglie residenti in italia su dieci (62%) hanno conseguito unreddito netto inferiore all'importo medio annuo di 29.426 euro,pari a circa 2.452 euro al mese. In Sicilia si registra ilreddito medio annuo piu' basso (circa il 29% in meno del valoremedio italiano) mentre in Campania si osserva la piu' elevataconcentrazione del reddito; all'opposto l'equita' si mantienealta nella provincia autonoma di Bolzano. Nei primi mesi del 2014 il 43,5% delle persone over14 sidichiara molto o abbastanza soddisfatto della propriasituazione economica, quota in aumento rispetto allo scorsoanno (40,1%). Il livello di soddisfazione per la situazioneeconomica presenta una forte variabilita' regionale, dal 66,2%di Bolzano al 30,2% della Sicilia.In disagio economico quasi una famiglia su 4 "Il 23,4% dellefamiglie vive in una situazione di disagio economico, per untotale di 14,6 milioni di individui". Secondo l'Istat, il 12,4%dei nuclei e' in "grave difficolta'". Il dato complessivorisulta comunque in calo rispetto al 24,9% dell'annoprecedente.Pil pro capite in Italia sotto media Ue Nel 2013 il Pil procapite italiano, misurato in parita' di potere d'acquisto,risulta inferiore del 2,2% a quello medio dell'Ue28, e' piu'contenuto di quelli di Germania e Francia e appena superiore alprodotto interno lordo spagnolo. La quota dei consumi italianisul Pil scende al 79,9%, ma si mantiene piu' elevata rispettoalla media dei 28 paesi Ue (78,5%) e a quelle dei principalipaesi dell'area. L'incidenza degli investimenti e' poco menodel 18% e risulta inferiore alla media europea (19,3%);Francia, Germania e Spagna presentano incidenze superiori(rispettivamente 22,1, 19,7 e 18,5%). Nel 2013, prosegue l'Istat, la produttivita' del lavoro inItalia risulta sostanzialmente in linea con la media dei paesiUe ma inferiore rispetto a quella registrata in Francia,Germania e Spagna. Tra il 2002 e il 2013 il livello e'peggiorato, rispetto alla media Ue27 in Italia oltre che nelRegno Unito, in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Grecia eFinlandia. Il trend al ribasso dei prezzi delle abitazioni, in atto inItalia dal 2012, si accentua nel 2013, segnala ancora ilrapporto, la caduta dei prezzi risulta pari al 5,7% ed e' trale piu' ampie tra i paesi dell'Unione europea. Flessioni deiprezzi maggiori si registrano solo nei Paesi Bassi, Spagna eCroazia. La diminuzione dei prezzi risulta piu' marcata per leabitazioni esistenti rispetto a quelle nuove. Negli ultimi dieci anni e' diminuita poi la quota dimercato delle esportazioni italiane sul commercio mondiale, dal3,9% del 2004 al 2,8% del 2013, seguendo una tendenza comune amolte delle economie piu' avanzate anche per via della forteespansione della quota cinese, passata nello stesso periodo da6,5% a 12,1%. A livello territoriale, il contributo principalealle vendite italiane sui mercati esteri proviene dal Nord(oltre il 71%); il Mezzogiorno registra una quota moltolimitata (10,9%) e in diminuzione nell'ultimo anno.In Italia pressione fiscale al 43,3%, secondi dopo Francia Lapressione fiscale in Italia raggiunge il 43,3% nel 2013, unvalore che tra i principali partner europei viene superato solodalla Francia e che ci pone al sesto posto considerando tutti i28 paesi dell'Unione. L'Italia, prosegue il rapporto, e' inoltre al secondoposto, dopo la Germania, per saldo primario in percentuale delPil e al decimo posto per l'indebitamento netto, in calo del2,8% nel 2013, mentre siamo terzi come rapporto debito/Pil(127,9%, peggio di noi solo Grecia e Portogallo). La Pubblica amministrazione italiana spende circa 13,5 milaeuro per abitante, un valore leggermente superiore a quellomedio dell'Ue28. Tra le grandi economie dell'Unione, Francia,Germania e Regno Unito presentano livelli piu' elevati, mentrela Spagna spende meno dell'Italia. In Italia la spesa per la protezione sociale supera il 30%del Pil nel 2013, prosegue l'Istat, laddove il suo ammontareper abitante sfiora gli 8 mila euro l'anno. All'interno dellaUe, l'Italia presenta valori appena superiori alla media, siain termini pro capite sia di quota sul Pil. In quest'ultimoconfronto, nel 2012 i valori piu' elevati si registrano inDanimarca (34,6%), quelli piu' contenuti in Lettonia (14%). Nel 2013 sono state erogate in Italia 23,3 milioni dipensioni, con una spesa complessiva di poco inferiore a 273miliardi di euro. Nell'Italia settentrionale si concentra lamaggior parte delle prestazioni pensionistiche (47,8%) e dellaspesa erogata (50,7%). Il 56,2% dei comuni italiani ha attivatonel 2012 almeno un servizio tra asili nido, micronidi o altriservizi integrativi/innovativi per l'infanzia. La disparita'fra le regioni nella diffusione di servizi per l'infanzia e'ancora ampia, con valori che variano dall'8,8% della Calabriaal 100,0% del Friuli-Venezia Giulia. Nel 2012, la percentuale di bambini di 0-2 anni cheutilizzano servizi pubblici per l'infanzia e' pari al 13,5%. Ladistribuzione sul territorio nazionale e' molto disomogenea,con ampi divari tra il Nord-est (19,1%) e il Mezzogiorno (5%).A livello regionale, si passa dal 2,1% della Calabria al 27,3%dell'Emilia-Romagna. (AGI).