Era l'ultimo imprenditore del Novecento. L'ultimo appartenuto per formazione e ambiente all'era degli Agnelli, dei Pirelli, degli Orlando, quella del capitalismo di relazione e dei patti di sindacato, ispirati da Mediobanca e dal grande tessitore Enrico Cuccia.
Giampiero Pesenti, scomparso a Bergamo, nato nel 1931, aveva dovuto aspettare i 50 anni passati per subentrare alla testa dell'impero di famiglia al padre Carlo, in sella praticamente fino alla sua morte, avvenuta nel 1984. Sposato con Franca Natta, figlia del premio Nobel Giulio Natta, l'inventore del polipropilene, padre di tre figli - Giulia, Carlo e Laura - Pesenti si è trovato a dover gestire un conglomerato di attività gravato di debiti, con il cemento dell'Italcementi come fulcro ma che spaziava fino alle banche, alle assicurazioni e all'editoria. Tutte partecipazioni che vengono gradualmente dismesse, dal quotidiano 'La Notte', che viene ceduto all'editore Rusconi, alla Ras, storica compagnia di assicurazioni venduta alla tedesca Allianz.
Pesenti dalla sua Bergamo non si sottrae al ruolo che le circostanze gli richiedono all'interno del panorama finanziario del tempo, quello dei 'salotti buoni'. È naturalmente azionista di Mediobanca, con una quota del 2% che e' controllata dalla 'cassaforte' di famiglia Italmobiliare. È nel consiglio di amministrazione di Pirelli, è presidente di Gemina, che ha in pancia la Rizzoli, editrice del Corriere della Sera, è nei cda di Fiat, Montedison, Falck, Credito Italiano, per citare solo gli incarichi principali.
L'imprenditore bergamasco rimane però ben focalizzato sul cemento, un business che garantisce utili costanti nel tempo e ampia liquidità. Italcementi è leader di mercato in Italia, ma questo non è più sufficiente, e Pesenti con un'operazione curata da Mediobanca parte nel 1992 alla conquista di Ciments Francais, una delle poche grandi acquisizioni internazionali da parte di un gruppo italiano in quel periodo. Un'operazione anche travagliata - con qualche sorpresa negativa nei bilanci della società francese - ma che alla fine va in porto e regala a Italcementi la leadership europea con un fatturato di 5000 miliardi di lire.
In ambito industriale Pesenti ricopre anche cariche in Confindustria, dove e' stato vice presidente dal 1992 al 1996, in Abi, in Assonime e nella Fondazione Italia-Cina e diventa presidente del patto di sindacato di Rcs. A differenza del padre ha voluto preparare per tempo la successione, inserendo gradualmente il proprio figlio Carlo nei ruoli dirigenziali già dal 2004 e lasciandogli poi la guida del gruppo. Ed è stato proprio Carlo a pilotare nel 2015 la vendita di Italcementi ai tedeschi di Heidelberg Cement, decidendo di riposizionare il business di famiglia, ora centrato sul private equity con Clessidra e sull'attività di holding di partecipazioni.