"Mai fermarsi!". Così, sul sito dell'azienda, il fondatore e cavaliere del lavoro Ilario Galimberti, morto a febbraio all'età di 94 anni, esortava i suoi dipendenti a guardare con ottimismo al futuro. Invece la sua creatura, considerata da più di 40 anni uno dei punti di riferimento dei milanesi per l'elettronica e gli elettrodomestici, rischia un epilogo fatale molto presto e di lasciare a casa 250 lavoratori disseminati negli 11 negozi tra Lombardia e Veneto.
La data cruciale è giovedì 29 agosto quando il Tribunale fallimentare di Milano potrebbe mettere un punto irreversibile alla crisi della storica catena Galimberti - Euronics, gravata da debiti per oltre 82 milioni di euro. Quel giorno, come annunciato dalla Filcams Cgil, è previsto lo sciopero dei dipendenti per l'intero turno di lavoro, con un presidio davanti Palazzo di Giustizia dalle 11.30 alle 14.00. "Dopo l'udienza del 23 luglio in cui si è discusso della richiesta di concordato preventivo avanzata dall'azienda - spiega all'Agi il sindacalista Mario Colleoni - ci sono due strade: nella migliore delle ipotesi, l'amministrazione controllata, nella peggiore il fallimento. In questo momento, a causa del mancato pagamento dei fornitori, nelle sedi operative dei punti vendita i dipendenti si trovano senza internet e altri strumenti per poter lavorare".
Nell'ultima udienza, il giudice fallimentare Sergio Rossetti ha chiesto di fornire "maggiori garanzie sulla solidità dell'azienda" che, secondo quanto riferito dai lavoratori del gruppo, ammonterebbero a circa 5 milioni. I rappresentanti sindacali invocano "di valutare tutte le possibilità per permettere ai lavoratori di non perdere il posto per colpa delle mancanze dei dirigenti di Galimberti". Le drammatiche difficoltà del marchio della storica catena italiana, affiancato da quello della multinazionale Euronics che ha preso le distanze dagli italiani ("Non siamo noi a rischiare il fallimento, ma la Galimberti che non è proprietaria del marchio") sono emblematiche del travaglio che sta vivendo il settore.
"Le origini della crisi sono plurime - spiega Colleoni - secondo noi Galimberti non ha reagito in modo adeguato ai cambiamenti del mercato. Mi riferisco al fatto che le quote di mercato detenute dall'online sono aumentate di molto negli ultimi anni e questo ha fatto sì che si erodesse il fatturato dei punti vendita classici. Altri gruppi stanno costruendo delle strategie per per rendere il punto vendita semplicemente una sorta di luogo dove osservare il prodotto per poi acquistarlo sul web". Dopo due concordati preventivi e il naufragio a luglio di un ventilato 'piano B', con l'ingresso di un imprenditore pronto a fornire capitali freschi per il salvataggio, potrebbe spegnersi il sogno di una delle famiglie lombarde protagoniste degli anni del boom economico.