(AGI) - Roma, 16 apr. - Al vertice di Doha, in Qatar, previsto per domenica, saranno presenti i delegati di 12 dei 13 paesi Opec. L'unico assente, secondo quanto rivela un rapporto dell'Ucl Energy Institute, sarebbe la Libia. Per l'Iran sara' presente un delegato e non il ministro del Petrolio, Bijan Zanganeh. Tra i sette paesi non Opec invitati, saranno presenti Russia, Oman e Bahrein, mentre il Messico inviera' un osservatore ed e' incerta la partecipazione di Norvegia, Kazakhstan e Azerbaijan. Sicuramente a Doha non ci saranno gli Stati Uniti.
L'obiettivo del vertice, che riunisce i paesi che producono il 75% del petrolio mondiale, e' quello concordare un congelamento della produzione ai livelli dello scorso gennaio, per cercare di far rialzare i prezzi. L'intesa e' considerata da molti esperti un primo passo verso una piu' significativa riduzione della produzione, anche se si tratta di un accordo molto difficile da realizzare, per diversi motivi. Alla base del crollo dei prezzi c'e' un dato di fatto: i paesi produttori immettono sul mercato troppo petrolio. L'offerta supera la domanda di 1-2 milioni di barili al giorno.
Per riequlilibrare il mercato e far rialzare i prezzi servirebbe un taglio equivalente da parte dei paesi produttori, ma nessuno ha veramente intenzione di farlo. Arabia Saudita e Russia, i due principali paesi produttori, hanno piu' volte lasciato intendere di volersi accordare, ma gia' producono da inizio anno a livelli record e dunque con un congelamento avrebbero poco da perdere e inciderebbero relativamente sul livello dei prezzo.
Poi c'e' il problema Iran. Per arrivare ad un accordo infatti, i membri dell'Opec dovrebbero concedere una deroga sulla produzione a Teheran, che dopo la fine del regime delle sanzioni e' rientrato a pieno titolo sul mercato. L'Iran non intende rinunciare all'obiettivo di riportare la produzione ai 4 milioni di barili al giorno, la quantita' pompata prima delle restrizioni economiche e il doppio di quanto esportato attualmente.
Fino a pochi giorni fa, Riad era sembrata disposta ad accettare che l'Iran non aderisse a un blocco congiunto dell'output ai livelli (gia' record) dello scorso gennaio in virtu' dell'eccezionalita' delle sue condizioni. Ma poi ha cominciato un tira e molla, annunciando che non congelera' la sua produzione di greggio a meno che non lo facciano anche gli altri, in particolare Teheran. Anche Teheran tiene il punto: l'Iran vuole riportare la produzione ai livelli precedenti le sanzioni e ribadisce il suo 'no' alla richiesta saudita, tanto che il ministro del petrolio iraniano, Bijan Zanganeh, ha definito la proposta negoziale "una barzelletta".
Il braccio di ferro tra Riad e Teheran e' dunque lo scoglio piu' difficile da superare, ma non e' il solo. La Russia sarebbe pronta a fare un accordo con Riad per congelare o addirittura ridurre la produzione, ma i sauditi non intendono parlare di tagli e anche Mosca ha fatto sapere che aumentera' la sua produzione di greggio nel 2016 di 20 mila barili, per congelarla nel 2017.
Inoltre, secondo l'Aie, l'Agenzia internazionale sull'Energia, con sede a Parigi, un'eventuale intesa sul congelamento della produzione petrolifera a Doha avra' un "impatto limitato" sui mercati e sugli approvviggionamenti, mentre prevede, entro la seconda meta' dell'anno un riequilibrio, legato soprattutto all'abbassamento della produzione americana di shale oil. "Dopo diversi mesi - sostiene l'Aie - prevediamo una crescita sostenuta della domanda di petrolio e un calo dell'offerta non Opec. Questo scenario sta prendendo forma e il mercato sembra avvicinarsi a un riequilibrio che dovrebbe avvenire nella seconda meta' dell'anno".
I produttori americani di shale oil non partecipano al vertice di Doha. A marzo i paesi Opec hanno pompato 56,8 milioni di barili al giorno, pari a 180 mila barili al giorno in meno rispetto a febbraio e 690 mila barili in meno rispetto al marzo 2015. Nel 2016 l'Aie stima che i paesi non Opec diminuiranno la produzione di 710 mila barili al giorno di cui 480 mila barili negli Usa. Le stime sulla domanda mondiale nel 2016 resteranno invariate e l'Aie prevede una crescita di 1,2 milioni di barili al giorno a 95,9 milioni di barili. In pratica nel 2016 la crescita della domanda mondiale dovrebbe crescere leggermente meno rispetto a quella del 2015 che e' stata di 1,8 milioni di barili al giorno. (AGI)
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