(AGI) - Mosca, 8 mag. - Tra 'campagne di pulizia' contro isimboli nazisti - che hanno portato al sequestro di soldatinitedeschi in un negozio di giocattoli a Mosca - il bando di filme mostre fotografiche che raccontano la Seconda guerra mondialecon gli occhi occidentali e il pugno di ferro contro chi osautilizzare la memoria della Guerra a fini commerciali o ludici(vedi le ragazze a Novorossiysk, condannate perche' ballavanovicino al memoriale dei caduti) la Russia si prepara domani afesteggiare il suo V-day, la vittoria di quella che qui sichiama Grande Guerra Patriottica, combattuta dal 1941 contro letruppe di Hitler. Per i russi si tratta di un eventointoccabile (si dice che ogni famiglia russa conti almeno unavittima: in tutto 26 milioni di morti) e che oggi, di fatto, sisovrappone alla guerra che Mosca combatte contro l'Occidente,colpevole di appoggiare il governo filo-europeo di Kiev, a suodire, in piena deriva nazifascista. Proprio questo aspettodifferenzia il V-day russo di quest'anno da quelli precedenti,secondo Lev Gudkov, direttore del centro demoscopicoindipendente Levada. La propaganda battente del 'Den Pobedi',che da mesi e' stata lanciata nelle scuole, sui media e per lestrade, non e' cosa nuova, ha spiegato ad AGI il notosociologo, ma lo e' il fatto che al suo centro vi sia ilrichiamo alla lotta contro i nemici della Russia, definiti toutcourt "nazisti" e "fascisti".- "A gennaio 2014, in seguito alleproteste di Maidan e nel quadro di una flessione nellapopolarita' del presidente Vladimir Putin, e' stata lanciatauna campagna senza precedenti per screditare, in modosistematico, il movimento di opposizione ucraino ed evitarequalsiasi identificazione dei russi con le istanze della piazzadi Kiev", ha ricordato Gudkov. "La lingua della propaganda e'diventata quella della Seconda guerra mondiale e si e' iniziatoa parlare di 'lotta al fascismo' e 'genocidio dei russi'", haaggiunto il sociologo, sottolineando che in questo modo nessunrusso ha provato simpatia o identificazione con i cuginiucraini, che protestavano contro corruzione e per maggioredemocrazia. La retorica del "ritorno del fascismo in Europa",secondo Gudkov, fa parte della piu' ampia campagna didemonizzazione del nemico che "ha funzionato", se si pensa chea ottobre 2013, secondo sondaggi del Levada, il 65% dei russiriteneva un "affare interno all'Ucraina" la firma dell'accordodi associazione con l'Ue e non era affatto interessato a quantosuccedesse nella ex repubblica sovietica, diventata poi oraterreno di scontro tra Mosca e gli Alleati di un tempo controHitler. I sondaggi rivelano che i principali nemici di oggisono l'America, per il 69% dei russi, e l'Ucraina (col 30%),che ha sostituto Georgia e repubbliche baltiche. La Germania,mai rientrata negli ultimi 20 anni tra i Paesi nemici, e' oraritenuta tale dal 18% dei russi. Il 'Den Pobedi' e' diventatonel tempo la base dell'autocoscienza nazionale russa e unnumero crescente di persone (il 31%) ritiene che il 9 maggiodebba essere festa nazionale. Non era cosi' sotto Stalin eChrusciov e fu Leonid Brezhnev nel 1965 a riportare in auge ilV-Day faccendone un giorno festivo. "L'epoca di Brezhnev e'stata caratterizzato dal cambio di ideologia, quanto meno neisuoi rituali, ed e' iniziata la glorificazione della Vittoria,diventata il centro delle cerimonie di Stato: e' stato erettoil memoriale al milite ignoto ai giardini di Alessandro ed e'stata fatta una campagna di propaganda per la santificazionedei vincitori", ha ricordato Gudkov. "Fino ad allora la guerraera percepita come un momento triste e doloroso, ma conBrezhnev tutto e' cambiato, anche perche' iniziava a morire laprima generazione dei veterani". La tesi cruciale dellapropaganda diventa che l'Urss non e' solo vincitore controHitler, ma anche contro l'Occidente. Era il socialismo chevinceva contro il capitalismo. Era la Nostra vittoria e nondegli Alleati", fa notare il sociologo. Glorificato e messo alcentro dell'autoscienza di massa, in nome del 'Den Pobedi' sie' finito per giustificare le repressioni staliniane, levittime di collettivizzazione, industrializzazione e guerra,diventate "sacrifici necessari per la salvezza del Paese"."Questa interpretazione - a detta del direttore del Levada - harafforzato l'idea del fatto che lo Stato non ha responsabilita'nei confronti del popolo, perche' sa meglio cosa e' bene per lagente; conferma la priorita' dello Stato sulla vita privatadelle persone. E' un tratto disumano del potere che si conservaanche oggi". Dopo il crollo dell'Urss, e' Putin a ridare al 9maggio lo stile e la grandezza sovietica, congiungendo laricorrenza sovietica alla tradizione imperiale, conl'introduzione del 'nastro di San Giorgio', nero e arancione,che oggi e' il simbolo della resistenza al nazismo; non a casousato anche dai separatisti in Ucraina dell'Est. Come altrianalisti, Gudkov rietine che "riportare la Russia tra lepotenze internazionali rimanga un obiettivo estremamenteimportante per Putin ancora oggi; su questo si regge la sualegittimita' e il suo consenso". Il trauma del crollo dell'Urssfa ancora estremamente male al Paese, sostiene il sociologo, esecondo i sondaggi fino a due anni fa la maggioranza dei russiriteneva che il rispetto del mondo per Mosca fosse indiminuzione. Ora questo dato si e' dimezzato: "La dimostrazionedella forza ha funzionato, e' servita a rafforzare il senso diidentita' e di autostima nazionale". (AGI).