(AGI) - CdV, 1 apr. - "Ma i giardini vaticani sono semprequesti... Portami al Gianicolo o a Villa Borghese...". AGiovanni XXIII, Santo il prossimo 27 aprile, il Vaticano andava'stretto'. Amava la gente, il contatto umano e voleva 'evadere'dai confini della Santa Sede. Evasioni che comunque ha messo inpratica due volte dalla Citta' del Vaticano ("per andare a farvisita a un ambasciatore inglese ricoverato e a ungiornalista") e varie volte da Castel Gandolfo. A raccontare'le fughe' del Papa buono e' Guido Gusso, suo aiutante dicamera e autista sin dagli anni in cui Roncalli fu nominatopatriarca di Venezia, durante la presentazione delladigitalizzazione dell'archivio sonoro dei Papi nella sede diRadio Vaticana. Racconti, quelli di Gusso, che descrivonol'atteggiamento di Roncalli, i suoi 'stratagemmi' per sfuggireall'occhio dei gendarmi. Fughe che compiva, a bordo siadell'auto vaticana, una Chysler, sia dell'auto di Gusso, unaOpel bicolore, blu con tetto avorio. Fughe che non passavanocerto inosservate perche' c'era chi lo riconosceva. "Dopo 8 giorni che passeggiavamo nei giardini vaticani -racconta Gusso - Papa Roncalli mi disse: 'Ma e' sempre lostesso giro...Portami al Gianicolo o a Villa Borghese','Santita' non si puo'', gli rispondevo, e lui: 'Ma come non sipuo', prendi la macchina e andiamo...'". E Gusso rivela, "ungiorno, a Castel Gandolfo, gli dissi che ero stato ai Pratonidel Vivaro e che assomigliavano un po' a Sappada, dalle nostreparti... Lui voleva vederli e quindi mi disse: 'Guarda, c'e' uncancello vicino al cimitero di Albano, fatti dare le chiavi.Lasciamo aperto il cancello ma aspettiamo 10 giorni cosi'nessuno capisce cosa succede...'. Trascorsi i 10 giorni'fuggimmo'...era un po' pericoloso perche', con la mia auto,dovevamo fermarci ai semafori e per strada molta gente loriconosceva. Andavamo - continua Gusso - a passo d'uomo e leauto dietro di noi non volevano superarci perche' avevano vistoil Papa. Arrivati al bivio tra Artena e Frascati, gli domandai'Dove andiamo?' e lui 'Torniamo, altrimenti Capovilla (ilsegretario personale del Papa, ndr.) chi lo sente...'. Passandoper Marino, la strada era stretta e piena di gente e tuttiincominciarono a gridare 'Viva il Papa', 'Giovanninostro'...Alla fine tornammo al Palazzo apostolico dall'entrataprincipale e i gendarmi e la polizia italiana erano davvero insubbuglio...". E tra le fughe, Gusso ricorda la visitaall'allora ambasciatore inglese, perche' ricoverato, "deciseall'improvviso" e a un giornalista "non ricordo pero' il suonome...", dice. Una volta la polizia italiana denuncio' Gusso eRoncalli "si mise a ridere, contento comunque di essereriuscito a fuggire...". Figlio di pescatori, Gusso ha seguito Roncalli fin daitempi del Patriarcato di Venezia ("Per me era come unnonno...", "se la sera prima uscivo con la mia morosa e nonriuscivo a svegliarmi per servire messa, veniva a bussare allamia camera..."). "Un giorno andai a chiedergli l'aumento,dovevo sposarmi...Bevvi un bicchierino di grappa per farmicoraggio e glielo chiesi...Lui mi rispose che non dovevopreoccuparmi per il mio futuro e mi cito' il Vangelo di Matteo.Rimasi perplesso...Un anno dopo divento' Papa e la mia vitacambio' come dal giorno alla notte. E pensare che volevo unposto in banca...". Gli aneddoti sono tantissimi e tuttiemozionanti, dai quali si evince la generosita' del Papa buono.Per esempio verso gli stessi gendarmi del Vaticano: "All'epocanon si potevano sposare prima dei 28 anni. Ce n'era uno che neaveva 24, e venne da me a lamentarsi perche' non aveva i soldi.Il Papa quando lo seppe, mi dette un'offerta e mi disse:'Dagliela, cosi' si puo' comprare la sala da pranzo...".Intervenne anche per un giovane giardiniere precario di 23anni, anche se in quell'occasione, "ci vollero tre interventidel Papa". Dagli episodi citati si evince anche una 'certaallergia' di Giovanni XXIII per i protocolli vaticani: "Aboli'il bacio della pantofola", afferma Gusso, ma anche "la falda"perche' "aveva timore di inciampare" e poi non amava la sediagestatoria ("La prima volta, scese e disse che gli girava latesta e gli ricordava quando era bambino e suo zio lo tenevasulle spalle..."). E ancora: "'Vuoi chiamarmi Santita'? Ma faifinta che siamo ancora a Venezia...', mi diceva". Insomma unuomo straordinario, un uomo "gia' Santo", "invento' luil'Angelus", era "meraviglioso quando parlava a braccio e che si'appiattiva' quando sapeva che doveva registrare i suoidiscorsi...", un uomo che si rattristo' e rimase "deluso laprima sera affacciandosi su piazza San Pietro, perche' buiarispetto a piazza San Marco a Venezia, sempre illuminata epiena di gente...". "Voleva che studiassi inglese e per farmiseguire i corsi serali, anticipo' di un'ora la cena...anche luivolle imparare da anziano l'inglese..."; nei suoi appartamentipoi preferiva girare in "vestaglia e appendere lui stesso iquadri". "Solo una volta mi tiro' le orecchie - riferisce Gusso- prima di morire, al suo capezzale, mi disse che dovevoaccostarmi di piu' ai sacramenti e non dovevo attaccarmi aisoldi. Poi mi annuncio' che mi avrebbe dato un aumento e al miorifiuto mi disse: 'In qualsiasi momento chiamami e io tirispondero'...'. In effetti l'ho sempre tirato per la sottana elui mi ha sempre aiutato...". A chi gli domanda se PapaFrancesco e' simile al Papa buono, Gusso risponde senza dubbio:"Certo. Sono andato a una sua messa e alla fine ho detto aBergoglio: 'Lei e' quasi uguale a Papa Giovanni. Ha la suabonta', e' molto attento ai poveri e agli umili... E lui si e'messo a ridere...". (AGI).