(AGI) - Roma, 27 gen. - Negli ultimi quattro anniquell'immobile di via del Fagutale 2, a pochi passi dalColosseo, ha rappresentato per lui un vero e proprio incubo.Quando la storia della compravendita, in quel momentoall'attenzione della procura di Perugia che indagavasull'imprenditore Diego Anemone e sulla gestione illecita degliappalti legati ai Grandi Eventi, divenne di pubblico dominio,Claudio Scajola decise di dimettersi dall'incarico di ministroper lo Sviluppo Economico e di abbandonare la vita politica perconcentrarsi sul versante giudiziario. "Sono diventato famosoper aver detto che quell'immobile fu acquistato 'a miainsaputa'. Espressione da me mai pronunciata - si e' difesoScajola in tribunale, senza mai mancare a un'udienza -. Ioposso dire di aver comprato l'appartamento, con rogito delluglio 2004, versando assegni per 700mila euro alle sorellePapa, le due proprietarie, che mi consegnarono le chiavi. Civedemmo, per mia comodita', nella sala riunioni del mioministero. Pagai e andai via per proseguire il mio lavoro diministro. Sono rimasto molto perplesso quando, dalla letturadei giornali e delle carte processuali, ho visto che il prezzodella casa era quasi triplicato". La procura di Perugia non ha mai indagato Scajola, lo fecequella di Roma quando ricevette il fascicolo che chiamava incausa anche Anemone: l'imprenditore era accusato, secondo gliaccertamenti della Finanza, di aver pagato, tramitel'architetto Angelo Zampolini, parte della somma (circa 1,1milione di euro su 1,7 milioni complessivi) per acquistarel'immobile, piu' altri 100mila euro per i lavori diristrutturazione durati almeno fino al 2006. Circostanza cheScajola ha sempre negato con forza. Per Scajola e Anemone laprocura ha chiesto la condanna a 3 anni di reclusione perfinanziamento illecito, oltre al pagamento di due milioni dieuro come multa: "Non e' proprio possibile credere alla tesidella difesa - hanno detto i pm - secondo cui l'ex ministro nonsi e' reso conto che qualcuno al suo poto versasse una sommacosi' enorme per la compravendita. Scajola era consapevole chec'era stata una prestazione ulteriore, magari senza conoscernel'importo". Il giudice Eleonora Santolini non e' stato dellostesso avviso e ha assolto l'ex ministro probabilmente perche'non c'e' prova concreta che sapesse di questa ulterioreerogazione. La prescrizione ha invece salvato Anemone perche'il versamento del denaro, ammesso che ci sia stato, risalirebbea troppo tempo fa. E ora, quale sara' il destino della casa'maledetta'? Scajola, da quando e' caduto in disgrazia, hasempre detto di non averci piu' abitato. Anzi, avrebbe cercatodi venderla senza riuscirci, colpa anche della risonanzamediatica che ha spaventato e fatto scappare i possibiliacquirenti. Ora, con l'assoluzione in tasca ("sono statoattaccato da tutte le parti, eppure avevo detto la verita'", hacommentato in lacrime dopo la sentenza), per Scajola tuttopotrebbe cambiare. (AGI).