(AGI) - Bolzano, 26 dic. - Nello zaino portera' con se'buonsenso, un passaporto alpinistico di 50 spedizioni,attrezzatura per far fronte a temperature che potrebberoarrivare fino a -55 gradi ma soprattutto il grande sogno didiventare il primo alpinista della storia a raggiungere, inperiodo invernale, gli 8.125 metri della vetta del NangaParbat. Simone Moro (46 anni, forte alpinista italiano ma anchepilota d'elicottero e paracadutista, che vive tra Bergamo eBolzano, dove vive assieme alla moglie Barbara Zwerger ed ilpiccolo Jonas) partira' domani pomeriggio da Milano Malpensaalla volta di Islamabad. Compagno di Moro nella spedizione'Nanga Parbat Winter Expedition 2014' sara' il 35enne tedescodi Monaco di Baviera, David Goettler, mentre il freeriderbergamasco Emilio Previtali li seguira' in alcuni campi base edavra' il compito di documentare le fasi dell'impresa. La nona montagna piu' alta della terra nell'ambientealpinistico viene soprannominata la 'killer mountain'. Assiemeal K2, il Nanga Parbat non e' mai stato scalato fino alla vettanel periodo invernale. "Andro' a scalare la montagna piu' grande, non piu' alta,della terra per dislivello. Infatti, la differenza tra la vettaed il campo base e' di 4.515 metri. L'Everest dal versantecinese ha un dislivello di 3.548, da quello nepalese di 2.448 -afferma Moro in un'intervista rilasciata all'AGI -. Saliro'lungo la via Schell sulla parete Ruphal, una via aperta nel1975 molto lunga ma anche la meno difficile in questesituazioni. Il Nanga Parbat e' una montagna che parla tiroleseessendo stata scalata da tanti alpinisti austriaci, altoatesinied infine tedeschi. Non va dimenticato che il primo araggiungere la vetta nel luglio del '53 fu Hermann Buhl diInnsbruck". Del Nanga Parbat, montagna del Pakistan facenteparte dell'Himalaya con alto indice di mortalita' (nel luglio2008 perse la vita l'altoatesino Karl Unterkircher), Moro portarispetto e alla domanda sul perche' tenta questa impresa harisposto: "non sono un kamikaze, non lo faccio per fama osoldi, ma rispondo con una domanda: perche' l'uomo si innamora?- ha proseguito Simone - Per amore si fanno tante coseirrazionali, questa e' una cosa irrinunciabile. L'alpinismo e'il mezzo per la mia esistenza. Voglio ispirare altre persone,negli svariati ambiti professionali, di crederenell'esplorazione. Essa non deve mai finire". "In 60 anni hanno raggiunto il Nanga Parbat 300 alpinisti,poco piu' di quattro l'anno. Devo anche dire che io sono ilcampione del mondo della rinuncia - sostiene Moro che nel2011/2012 assieme al kazako Urubko dovette abbandonare lasalita al Nanga Parbat per le eccessive avverse condizionimeteo -. Se ho portato a termine 50 spedizioni un motivo cisara'. E' quello di aver saputo rinunciare quando il rischiodiventava molto alto". Oltre al rischio dei problemi di salutelegati all'altitudine, alle valanghe, ai crepacci, al freddo,da qualche mese c'e' anche il pericolo legato agli estremistilegati ad Al Qaeda. Nel giugno scorso proprio alle pendici delNanga Parbat, lato Diamir, al campo base venero uccisi diecialpinisti. "Avremo una scorta armata, ma la nostra sicurezzasara' l'inverno. Se vorranno attaccarci dovranno essereterroristi-alpinisti", ha sdrammatizzato l'alpinista bergamascoche e' anche Medaglia d'oro al valor civile per aver salvato dinotte l'alpinista inglese, infortunato, Tom Moores, sul Lhotsenel 2001. Sulla percentuale di raggiungere la vetta, Moro harisposto: "saranno tre mesi di dura spedizione, mi sono datotre mesi di tempo. Le possibilita' di arrivare in cima nonsuperano il 20%. Portero' con me il necessario persopravvivere. Mi avvarro' della tecnologia che mi permettera'di telefonare e, spero, anche vedere la mia famiglia. A quellealtezze il telefono satellitare in caso di emergenza serve apoco perche' nessuno potrebbe venirti a recuperare. Servira'solo per dire addio al mondo". (AGI).