(AGI) - Taranto, 13 ago. - Con una storia che comincia neldecimo secolo, apprezzate anche da Giuseppe Ungaretti e GuidoPiovene nei loro viaggi a Taranto negli anni '60, divenutenegli anni una specialita' della cittá, nonche' un'emblema,tanto da essere riconosciute e ricercate sul mercato itticonazionale, le cozze di Taranto vivono nel 2013 una terza,consecutiva stagione di declino con buona parte del prodottoche rischia di finire al macero piuttosto che sulle tavole deiconsumatori. Nel 2011 e nel 2012 per colpa dell'inquinamento,nel 2013 apparentemente per colpa della burocrazia i cui tempinon sembrano coincidere con quelli degli operatori dellamitilicoltura. Costrette a "sloggiare" dal primo seno di MarPiccolo perche' l'inquinamento le aveva gravemente compromesse,le cozze di Taranto non trovano "pace" nemmeno nella rada diMar Grande dove parte dei mitilicoltori hanno trasferito i loroimpianti. In questa zona di mare, prospiciente la cittá, laproduzione e' ormai da settimane in fase molto avanzata ma nonpuo' essere commercializzata perche' non e' stata ancoraconclusa quella che le autoritá sanitarie chiamano tecnicamente"caratterizzazione" delle acque. In sostanza, trattandosi di unnuovo specchio di mare abilitato all'attivita' dimitilicoltura, e' necessario fare campionamenti e analisi delleacque per sei mesi in forma continuativa. Questo dicono lenorme sanitarie. Sinora i prelievi fatti nella nuova area di Mar Grande - dove giá ci sono altre coltivazioni di cozze ma inzone diverse - hanno dato tutti esito negativo: nessuninquinante e' stato trovato al di sopra dei livelli dipericolosita'. Tuttavia le analisi costituiscono ancora uncampione limitato e, soprattutto, non sono state effettuate peri sei mesi previsti. I mitilicoltori dicono che loro avrebberopotuto trasferirsi in Mar Grande giá tempo prima ma sono statila burocrazia - compresa quella necessaria a individuare ilnuovo sito - e il rilascio dei permessi a far slittare i tempi.E cosi' gli operatori hanno ricollocato l'attivita' nella nuovazona di mare assegnata quando la stagione 2013 era quasi alleporte. Ora i mitilicoltori chiedono alla Regione una deroga,invitandola a prendere per buoni i risultati gia' emersi dalleanalisi. In particolare, la categoria sottolinea che quella del2013 e' una delle migliori produzioni degli ultimi anni. LaRegione, pero' - tramite l'assessorato alle Risorseagroalimentari -, ha gia' reso noto che, per motivi di tuteladella salute pubblica, una deroga del genere non e' possibile.La Regione, inoltre, che ha convocato un tavolo per i primi disettembre, evidenzia anche le inadempienze dei Comuni nellamessa a punto dei piani delle coste, che sono lo strumentonormativo che deve regolare le nuove concessioni dimitilicoltura. E cosi' fra ritardi, incertezze e proteste dellacategoria, i "filari" delle cozze restano in acqua portando laproduzione a non essere piu' vendibile. A cio' si aggiunga cheil maltempo di sabato mattina a Taranto ha colpito alcuniimpianti facendoli affondare e quindi rendendo irrecuperabileil prodotto. L'emergenza cozze a Taranto e' scoppiataall'inizio dell'estate 2011 con i valori di diossina e pcbsopra la soglia nel primo seno di Mar Piccolo. Una delleconseguenze, queste, dell'inquinamento causato dall'Ilva maanche dalle attivita' di navalmeccanica e cantieristica che pertanti anni hanno usato proprio il Mar Piccolo. Fu quindinecessario distruggere le cozze, operazione ripetuta peranaloghi motivi anche nel 2012. Attualmente il primo seno diquello che e' un mare interno di Taranto, resta precluso dalleautoritá sanitarie all'allevamento dei mitili. La coltivazionee' invece consentita nel secondo seno di Mar Piccolo e inquelle aree di Mar Grande dove e' giá ammessa da tempo. Laproduzione tarantina e' stimata in circa 30mila tonnellateannue mentre il valore del prodotto distrutto l'anno scorsoammonta a circa 4 milioni di euro. Una cinquantina lecooperative e le piccole societa' del settore con 150-200addetti totali. Per Mar Piccolo, la legge sulla bonifica diTaranto - la n. 171 del 4 ottobre scorso - approvata a seguitodella vicenda Ilva, prevede che si faccia il disinquinamento maallo stato il progetto non c'e' ancora in quanto l'Arpa Puglia,incaricata dalla cabina di regia, non ha ancora concluso lostudio sulle dinamiche delle correnti marine nello stesso MarPiccolo. Studio che dovrebbe essere consegnato nei prossimimesi e che viene rienuto fondamentale per decidere con qualemodalita' di disinquinamento intervenire, se con il dragaggiodei fondali oppure coprendo con materiali speciali le sostanzeinquinanti depositatesi nel tempo sugli stessi fondali. Neglianni scorsi un finanziamento di 25 milioni di euro per ildisinquinamento di Mar Piccolo e' andato perso per mancanza delpiano di intervento.(AGI)