(AGI) - Milano, 18 mag. - Il 26 maggio 1999 c'era PierluigiCollina ad arbitrare la finale di Champions League piu' pazzadella storia. Quella tra Manchester United e Bayern Monaco chegli inglesi vinsero con una clamorosa rimonta nelle ultimebattute quando passarono dallo 0-1 al 2-1. Oggi Collina e' ildesignatore arbitrale della Uefa, per la finale di domani traBayern Moanco e Chelsea ha scelto il portoghese Proenca e, inuna lunga intervista rilasciata a Eurosport, spiega come siprepara un arbitro per un match importante come una finale diChampions League. "Come per qualsiasi match, perche' nonesistono match piu' o meno importanti. Di certo pero' prima diuna finale di Champions c'e' un'attenzione particolare, unamaggior cura sulla preparazione, che e' estremamente complessae non e' solo una questione di conoscenza delle regole, delleinterpretazioni e condizione atletica, c'e' anche la "tecnica":l'arbitro deve conoscere tutto delle squadre coinvolte, sia alivello tattico sia a livello individuale - spiega Collina -Deve sapere prima quello che succedera', in altre parole esseresempre un passo avanti. Da questo punto di vista preparare lafinale di Champions e' piu' facile, perche' si affrontano duesquadre che l'arbitro puo' aver gia' diretto o che comunquesono gia' molto conosciute. Trovare tutte le informazioninecessarie a "leggere" la partita non e' difficile e in piu'c'e' tutto il materiale fornito dall'Uefa che da' ulteriorecompletezza d'informazione. Per chiudere poi c'e' anche lapreparazione psicologica, che pero' e' personale e dunquesoggettiva per ogni singolo arbitro". La posta in palio, ancheeconomica, e' altissima. "Il calcio ai massimi livelli e' unosport per "super-professionisti", con enormi interessi ingioco, anche economici. L'arbitro ha veramente una granderesponsabilita' e deve essere consapevole di questo. Dettocio', la preparazione e l'esperienza aiutano a gestire questotipo di responsabilita': la preparazione e' chiave perche' seun arbitro e' ben preparato, si sente pronto per affrontare ilcompito affidatogli ed e' piu' facile per lui gestire anche lapressione. L'aspetto psicologico e' importantissimo per partitecosi' rilevanti. Deve essere bravo a capire quello che e' ilmomento psicologico dei giocatori e affrontarlo nella manieramigliore. Ma il compito dell'arbitro in campo e' quello di farrispettare le regole, quindi deve essere pronto anche aprendere decisioni magari impopolari se crede che siano quellegiuste". Poi Collina torna sugli incredibili due minuti dellafinale del '99. "I piu' emozionanti della storia dellaChampions League, con le due reti segnate nel tempo di recuperoche hanno cambiato il risultato della partita. Quei momentihanno rappresentato un concentrato di emozioni troppoincredibile per essere dimenticato, ovviamente con emozionidifferenti: grande felicita' da una parte, decisamente menodall'altra. Ma anche per chi come me era neutrale e' stataun'emozione veramente indimenticabile". Tornando alla figuradell'arbitro, Collina spiega che "l'esperienza e' certamenteuna componente importante, fa parte di quei requisiti chel'arbitro deve possedere per dirigere una finale di questogenere: non si puo' affidare la partita a un giovane o a unarbitro inesperto. Il fatto di aver gia' diretto gare moltoimportanti a livello nazionale e internazionale rappresenta unagaranzia". Anche i tifosi sono una componente importanteall'interno di una partita, con il loro sostegno possonoaiutare una squadra, mentre sugli arbitri, assicura Collina "inuna finale di Champions l'impatto e' zero. Lo dico perche'tutta la concentrazione e' sulla partita e quindi il contornorimane isolato, non c'entra assolutamente. Credo che la chiavesia vivere il momento nella maniera piu' naturale possibile,concentrandosi sul proprio compito, e penso che questo valgaanche per i giocatori. Poi anche qui c'e' un grado disoggettivita', ma posso dire che a livello personalel'influenza esterna e' sempre stata assolutamente zero". (AGI)