AGI - Nel backstage del concertone del Primo Maggio 2025 Giorgia racconta a le sensazioni di essere sul palco di Piazza San Giovanni. Emozione, partecipazione, responsabilità: per lei esibirsi in questa occasione è molto più di una performance. “Questo palco significa intanto essere parte di qualcosa di più grande, quindi partecipare insieme – non solo ai romani – in uno dei posti più belli della mia città, del mondo”, ha detto Giorgia, sottolineando l’emozione di suonare a Roma, la sua città. “Essere con gli altri, riuniti attraverso la musica per ricordarci di valori importanti, fondamentali: quando si condividono, prendono ancora più importanza”.
Il tema scelto per il Concertone 2025 è Il futuro suona ora, un messaggio che la cantautrice ha interpretato così: “Il suono del futuro è sicuramente misterioso proprio perché è futuro, ma nello stesso tempo richiede una presa di coscienza di quello che vogliamo essere, quindi di quello che seminiamo in questo momento. Mi auguro che nel suono del futuro ci sia la musica a sollecitare le anime sul bello, sul buono che c’è dentro noi esseri umani”.
Interpellata sul dibattito lanciato da Gino Cecchettin riguardo alla violenza contro le donne nei testi delle canzoni, Giorgia ha risposto con chiarezza: “È importante parlare con i nostri ragazzi e ragazze, avere coscienza di quello che loro vivono, ascoltano, vedono. Avere molto dialogo: analizzare quando arriva qualcosa che ci preoccupa rispetto ai nostri figli. L’importante è parlarne, chiarire le cose importanti, vere, e distinguere tra un momento di musica o arte e quella che deve essere la considerazione reale fra esseri umani, che è fondamentale”.
Sul fronte della parità di genere, soprattutto nel mondo della musica e del lavoro, Giorgia ha fatto un bilancio tra passato e presente: “Spesso mi capita di fare paragoni fra gli anni ’90 e oggi: ci sono più donne compositrici, produttrici, musiciste. Sicuramente abbiamo fatto dei passi avanti a livello di considerazione, però io non mi sento di dire che c’è parità, perché non c’è. Non c’è nella mentalità. Magari la raggiungeremo – spero presto – sul piano salariale o nei ruoli, ma è la mentalità che dobbiamo cambiare. E lo si fa nutrendo le nuove generazioni di riferimenti che non ricalchino modelli del passato, chiaramente non adatti”, ha chiosato.