AGI - I parigini non si erano ancora riavuti dalla magnificenza dell’incoronazione a Notre Dame di Napoleone Bonaparte, avvenuta il 2 dicembre 1804, perché i festeggiamenti nella capitale impazzavano ancora. Il 16 dicembre l’imperatore dei francesi e la consorte Giuseppina avevano programmato uno sfarzoso ricevimento all’Hotel de Ville, quando gli invitati proruppero in un fragoroso applauso per l’arrivo di sei palloni aerostatici realizzati dall’inventore e pioniere del volo colonnello André-Jacques Garnerin (1769-1823).
Il più maestoso l’aveva chiamato Pallone della consacrazione (Ballon du Sacre), aveva una navicella a forma di corona imperiale ed era adornato di bandiere e drappi attorno alla sfera di seta percorsa dalla scritta in oro "25 Frimaio, anno XIII, Parigi, Imperatore Napoleone I incoronato da Sua Santità Pio VII". Ben tremila lampioncini (5.000 secondo altri) illuminavano la navicella costata ben 23.500 franchi: una fortuna. Garnerin era uno che sapeva il fatto suo ed era stato persino alla corte dello zar di tutte le Russie per mostrare i progressi della sfida del “più leggero dell’aria” che aveva fatto levare in volo sui cieli di Pietroburgo.
Il forte vento porta via l’aerostato di seta riccamente adornato di scritte e lampioncini
Prima di lasciar alzare il Pallone della consacrazione come auspicio delle fortune e della gloria di Napoleone, l’inventore aveva lasciato nella navicella uno scritto: "Il pallone portatore di questa lettera si è levato in volo da Parigi la sera del 25 frimaio [che secondo il calendario della rivoluzione corrispondeva al 16 dicembre], per opera del signor Garnerin, aeronauta privilegiato di S.M. l’Imperatore di Russia, ed ordinario del Governo Francese, nella circostanza della festa data dalla città di Parigi a S.M. l’Imperatore Napoleone. Coloro che troveranno questo pallone, sono pregati di averne cura e di ragguagliare il signor Garnerin sul luogo in cui è disceso". Quella sera spirava un vento molto forte, e il pallone, da subito fuori controllo e in balia del meteo avverso, venne trascinato verso sud fino a perdersi all’orizzonte.
La superstizione dell’imperatore e il contenzioso tra due duchi per il “Ballon du Sacre”
I capricci del tempo consentirono al pallone di percorrere circa 1.200 chilometri in 22 ore, a un’altezza tale da permettere di superare la barriera delle Alpi per poi percorrere metà dell’Italia, fino a sorvolare Roma. Abbassandosi di molto, sulla via Cassia, toccò il rudere della Tomba di Nerone e il leggero impatto provocò la perdita del pomo della corona imperiale caduta a terra. Napoleone, che era superstiziosissimo, non la prese affatto bene, perché la caduta dell’aquila che il còrso aveva scelto come simbolo era malaugurante, per di più legata all’imperatore Nerone noto per essere un tiranno. Garnerin perse immediatamente il suo favore. Inoltre sull’episodio fiorirono epigrammi e motteggi che irritarono ancor di più Napoleone. Comunque sia il pallone ripresa un po’ di quota aveva terminato la sua trasvolata andando ad afflosciarsi sulle acque del lago di Bracciano, nei pressi di Anguillara. Il recupero venne effettuato dagli uomini al servizio del duca di Bracciano Giovanni Torlonia, ma poiché il pallone era caduto in una zona di proprietà del duca di Mondragone tra i due nobili si innescò un contenzioso.
Il papa Pio VII porta il reperto in esposizione a Roma
Una lettera del duca di Mondragone al cardinale Ettore Consalvi segretario di Stato di Pio VII, rinvenuta nel 1927, così racconta i fatti: "Ieri sera, 17 dicembre, verso le ventiquattro ore si vide comparire nell’aria un globo di smisurata grandezza che a poco a poco cadde nel lago di Bracciano nelle cui acque sembrava una casa galleggiante. Diversi navicellai vennero spediti nella stessa notte perché se ne impadronissero e lo conducessero a terra, ma insorsero tra loro alcuni alterchi, i quali impedirono l’operazione. Ritornativi questa mattina, per mezzo di una barca l’hanno trasportato nella riva". La diatriba tra gli aristocratici sulla proprietà venne risolta dal papa Pio VII, che fece requisire il pallone comunque caduto sul territorio dello Stato pontificio di cui era sovrano, lo fece portare a Roma ed esporre nelle Logge del Palazzo Vaticano dove rimarrà fino al 1814, quando sarà spostato nella Floreria Vaticana, chiuso in una cassa. Rimarrà lì per oltre un secolo e mezzo.
Paolo VI nel 1978 dona "Il più antico cimelio aeronautico conosciuto"
Il 22 luglio 1978 papa Paolo VI farà dono del Pallone della consacrazione all’Aeronautica militare italiana, consegnandolo al generale Giuseppe Pesce che aveva l’incarico di realizzare e sviluppare il Museo di Vigna di Valle. D’altronde Giovanni Montini era stato il primo pontefice della storia ad aver volato. Nel consegnare il reperto aveva sottolineato che "il singolare cimelio documenta un momento significativo della storia ardimentosa che ha portato l’uomo ad aprirsi nel cielo nuove vie di più celere comunicazione con gli altri esseri umani". Dopo un lungo e complesso restauro svolto in collaborazione con la Soprintendenza e concluso nel 2023, l’involucro dell’aerostato di Garnerin accoglie oggi i visitatori in una teca alta tre metri all’ingresso della struttura museale dell’Aeronautica, proprio di fronte al lago di Bracciano dove era caduto nel 1804. Ai piedi campeggia la scritta in italiano e inglese che il pallone di Garnerin, “Ballon du sacre”, è "Il più antico cimelio aeronautico conosciuto, unico superstite dell’epoca delle mongolfiere".
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