AGI - L’8 agosto del 2000 il primo sommergibile della storia veniva strappato ai fondali che l’avevano imprigionato dopo la prima e ultima missione. Le ricerche del relitto dell’H.L. Hunley erano durate quindici anni ed erano state coronate dal successo il 3 maggio 1995. Quello scafo spinto a forza di braccia aveva aperto una nuova era nella guerra, che si poteva combattere non solo sui mari, ma anche sotto.
Il progettista morirà al timone durante una prova di immersione
La sua vicenda ha origine dalla guerra di secessione americana (lo stesso conflitto che segna l’apparizione delle prime corazzate della storia), sotto la bandiera confederata. Horace Lawson Hunley, il progettista che gli avrebbe dato il nome, aveva già disegnato un prototipo in metallo assieme a James McClintock e Baxter Watson che era stato costruito a New Orleans e poi spostato nel lago Pontchartrain per sottoporlo a prove pratiche di navigazione subacquea. Era stato chiamato Pioneer ma non gli fu concesso nessun battesimo perché si decise di affondarlo per non farlo cadere nelle mani dei nordisti il cui esercito stava avanzando verso quella zona. L’idea però non era andata a fondo e così venne riprogettato e realizzato. Lo scafo era lungo circa dieci metri e al suo interno potevano trovare posto otto uomini, sette dei quali destinati alla propulsione, che avveniva tramite un albero a gomiti che ruotando forniva l’energia per far girare l’elica. L’ambiente era soffocante, e non solo perché l’unica aria a bordo era quella imprigionata all’interno. Dal punto di vista bellico, era stato montato un palo di legno lungo circa 12 metri che sosteneva una carica esplosiva di una quarantina di chili attivata tramite una corda.
La Marina confederata non si fida e l’equipaggio lo fornisce l’esercito
La Marina confederata accolse con totale scetticismo questa novità, e non fornì neppure l’equipaggio per testarne la validità. E così dentro l’Hunley finirono sette militari dell’esercito, sicuramente coraggiosi considerato pure che erano tutti volontari, e al timone lo stesso inventore. La terza prova di immersione, al fianco della nave appoggio Indian Chief, fu però funestata dalla tragedia. Un probabile errore di manovra impedì la riemersione e tutti gli uomini d’equipaggio non ebbero scampo. Ma i confederati non si persero d’animo: rimediarono all’errore sulle casse di zavorra e costruirono un nuovo battello, decidendo di adoperarlo in azione. Sette volontari accettarono la missione agli ordini del tenente George E. Dixon. L’illuminazione interna era affidata a semplici candele, la fatica per azionare l’elica inimmaginabile così come l’ambiente opprimente e claustrofobico.
L’attacco è un successo ma il mezzo scompare sul fondo
Il 17 febbraio 1864 l’Hunley attaccò la nave da guerra nordista Housatonic nei pressi del porto di Charleston, nella Carolina del Sud, colata a picco per l’esplosione della carica posizionata sotto alla linea di galleggiamento. Ma l’Hunley non sarebbe mai tornato alla base. Probabilmente l’onda d’urto, non calcolata nelle sue conseguenze, gli riservò lo stesso destino della sua preda. Per la prima volta un sottomarino aveva affondato una nave. I nordisti esplorarono a lungo le acque attorno al luogo dell’esplosione, sperando di imbattersi nel relitto dell’affondatore misterioso, ma senza fortuna. Passerà oltre mezzo secolo prima che quel gesto arditissimo venga ripetuto, e su vasta scala, con la prima guerra mondiale. L’evoluzione tecnologica aveva compiuto passi da gigante e la guerra sottomarina sarà a sua volta un volano di sviluppo nei decenni a seguire.
Il luogo del naufragio individuato nel 1970 e i primi reperti recuperati nel 1995
L’Hunley era intanto passato dalla storia al mito, ma nessuno era riuscito a localizzare il punto di affondamento, fino al 1970, grazie all’archeologo subacqueo tedesco-americano Edaward Lee Spence, presidente della Sea Research Society. Ma ci vorranno venticinque anni prima di individuare la posizione esatta comprovata dal recupero di reperti da parte di una squadra di esperti capitanata dallo scrittore di romanzi Clive Cussler che aveva fondato la National Underwater & Marine Agency. Era stato un magnetometro a rilevare la presenza di un grosso oggetto metallico a circa sei chilometri dalla costa dell’isola di Sullivan, a una decina di metri di profondità. La rimozione di un metro di sedimenti aveva portato a scoprire una delle due piccole torri di comando dell’Hunley, che giaceva su un lato e con la prua rivolta verso l’Housatonic e verso l’Isola di Sullivan. Ma a chi apparteneva il relitto, che custodiva ancora i resti dell’equipaggio, e a chi spettavano le competenze per il recupero? Alla prima domanda si rispose con il governo degli Stati Uniti, alla seconda con un consorzio di enti federali e privati (Friends of Hunley, fondato nel 1997 dall’imprenditore Warren Lasch su impulso del senatore Glenn McConnell) e un pool di titolati archeologi subacquei supervisionati dalla Marina. Quel relitto andava recuperato per la storia, per il rispetto degli uomini che lo scafo teneva ancora imprigionati, per impedire un eventuale saccheggio dei reperti.
I resti dei primi sommergibilisti sepolti nel 2004 accanto alle vittime dei collaudi
Prima ancora di vedere l’Hunley riemergere dalle acque, con un’accorta e complicata operazione ingegneristica per non far spezzare lo scafo pesante venti tonnellate, venne realizzato nel 1999 un film storico con Donald Sutherland, e prima di vederlo esposto al Warren Lasch Conservation Center di Charleston, in una vasca d’acqua dolce progettata per garantirne la conservazione, Cusser consegnò alle stampe il libro Navi fantasma (2002) in cui parla diffusamente del recupero del sommergibile, dopo che ne aveva parlato già nel volume Cacciatori del mare (1996). Quanto agli uomini dell’equipaggio, ritrovati ai loro posti di manovra, sono stati inumati con tutti gli onori in una solenne cerimonia il 17 aprile 2004 al White Points Garden. I loro resti, trasportati su carri a cavallo, sono stati accompagnati da un corteo di uomini e donne in abiti del periodo della guerra di secessione che ha attraversato tutto il centro di Charleston fino al cimitero di Magnolia. I corpi sono stati sepolti al fianco di quelli dei compagni morti nei collaudi dell’Hunley. Oggi ne conosciamo anche i volti, ricostruiti attraverso le più sofisticate tecniche offerte dalla scienza.