AGI - Prosegue con successo il percorso internazionale dell’artista italo-polacca Diana Sosnowska, ora protagonista di una mostra personale al Florida Museum of Photographic Arts (FMoPA). Another Weeping Woman, la serie fotografica selezionata per questa esposizione, ha già conquistato pubblico e critica: l’opera le è valsa il premio Best in Competition al concorso 2024 del museo.
La produzione, composta da autoritratti cinematografici, fonde estetica da set e introspezione psicologica. Le immagini — ambientate in motel, parcheggi e stanze anonime — evocano atmosfere sospese e luoghi di passaggio, cocci di esistenze in bilico tra realtà e rappresentazione. Un articolo di Studies in Photography sottolinea come l’approccio performativo di Sosnowska induca "una riflessione sul ruolo della cultura visiva nella definizione della femminilità".
L’uso della luce, dei costumi e delle inquadrature crea un filo rosso narrativo: gesti “familiari, prevedibili…” che però nascondono tensioni complesse. Le protagoniste, vestite del proprio artificio, sembrano sfidare lo sguardo dello spettatore: non fuggono, ma rispondono al suo sguardo. Il risultato è un linguaggio visivo che, come osserva la critica, "indaga i sogni, le fantasie, i desideri", confermando nella fotografia di Sosnowska una cifra stilistica matura e coerente con un immaginario contemporaneo.
Nata in Polonia, cresciuta ad Aprilia e oggi residente negli Stati Uniti, l’artista interpreta in prima persona le figure che mette in scena, muovendosi tra voyeurismo e partecipazione emotiva. L’identità femminile viene scomposta e ricomposta in ogni scatto, dove costumi, luci e posture suggeriscono fragilità e resistenza, artificio e autenticità.
La mostra, visitabile fino al 13 luglio 2025, è sostenuta da partner locali come la Stanton Storer Embrace the Arts Foundation e la University of South Florida, conferma la solidità di un percorso artistico capace di parlare a un pubblico internazionale con uno sguardo lucido e personale. Per Diana Sosnowska, Another Weeping Woman non è solo una tappa espositiva: è la prova di un linguaggio ormai maturo, che trova nella fotografia un mezzo per interrogare l’immaginario collettivo.