AGI - Una musica celestiale o un rasserenante silenzio, un senso di sdoppiamento fisico, un tunnel oscuro e in fondo una luce bianca abbagliante, un senso di pace, di serenità difficile da descrivere e la sensazione di essere prossimi a Dio. Un “assaggio” praticamente di eternità.
Sono il “film” di chi ha vissuto esperienze di pre-morte, di andata e ritorno dall’aldilà. Le chiamano NDE dall’inglese Near Death Experience. Una fenomenologia misteriosa sulla quale si interroga la scienza, senza trovare ancora una soluzione certa.
I casi più noti
Come nel caso di Kevin Hill, operato nel 2022 in seguito ad una serie di complicazioni di salute. La perdita di sangue, durante l’intervento, era tale che andò in arresto cardiaco per qualche minuto. I medici lo dichiararono tecnicamente morto. Ma poi, insistendo con la rianimazione, riuscì miracolosamente a riprendersi. “Sapevo di essere morto. Ero separato dal mio corpo. Ero consapevole di quello che stava succedendo ma provavo tanta pace. Sono andato a dormire e mi sono risvegliato che ero vivo”. Passò in poco tempo dal momento del non ritorno al rendersi conto che non era ancora suonata la sua ora.
Il caso di Kevin Hill non è il solo. Gli esempi sono infiniti. Clamoroso quello del padre della psicanalisi, Carl Gustav Jung. Entrò in coma in seguito ad un incidente. Quando tornò in vita raccontò di “uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente".
Un altro evento inspiegabile per gli scienziati fu il caso di Daniele Natale. Operato alla milza venne dichiarato morto. Ben tre ore dopo tornò in sé. Un lasso di tempo incredibile. Una autentica resurrezione.
La dentista Gloria Polo, che si stava recando all’università in compagnia del cugino e dal marito, fu invece investita da un fulmine. Il cugino morì, lei andò in arresto cardiaco. Il soccorso immediato la salvò. Testimoniò di avere visto anche lei un tunnel luminoso in fondo al quale c’era un giardino.
Una questione di fede e di scienza
Il giardino dell’Eden? La riprova di un’altra vita dopo la morte? È la tesi di chi ha fede. Ma che si tratti dell’approssimarsi alla visione di Dio, dell’intervento dell’angelo custode o di qualche ignota reazione della coscienza individuale rimane il fascino enigmatico di simili esperienze, quasi sempre uguali fra loro.
Ma cosa potrebbe succedere, dal punto di vista scientifico, nella nostra testa durante queste fasi di pre-morte? La ricerca ha dimostrato che nei momenti di maggiore stress nel cervello inizia ad aumentare il rilascio di sostanze che favoriscono la dissociazione. Qualcosa di analogo all’assunzione di stupefacenti, con relative allucinazioni provocate da un potente psichedelico, la dimetiltriptammina.
Curioso che qualcosa di simile avvenga per i piloti, in alta quota, quando a loro volta sperimentano per alcuni secondi una visione accecata da una luce fortissima. E se anche per loro valesse l’avvicinamento al cielo? E se il cervello si preparasse a farci trascorrere in letizia gli ultimi istanti della vita? Per ora le fasi di pre-morte restano un inquietante punto interrogativo.