A ddio a Zygmunt Bauman. Il sociologo è stato il più acuto analista dei riflessi sulle relazioni sociali determinati dalla globalizzazione, e in particolare da quella accelerazione indotta dalla fine delle ideologie. Bauman si è spento all'età di 91 anni. Nato a Poznan, in Polonia, nel 1925, era di famiglia ebraica e viveva a Leeds, in Gran Bretagna.
«Internet rende possibili cose che prima erano impossibili. Potenzialmente, dà a tutti un comodo accesso a una sterminata quantità di informazioni: oggi abbiamo il mondo a portata di un dito. In più la Rete permette a chiunque di pubblicare un suo pensiero senza chiedere il permesso a nessuno: ciascuno è editore di se stesso, una cosa impensabile fino a pochi anni fa. Ma tutto questo - la facilità, la rapidità, la disintermediazione - porta con sé anche dei problemi. Ad esempio, quando lei esce di casa e si trova per strada, in un bar o su un autobus, interagisce volente o nolente con le persone più diverse, quelle che le piacciono e quelle che non le piacciono, quelle che la pensano come lei e quelle che la pensano in modo diverso: non può evitare il contatto e la contaminazione, è esposto alla necessità di affrontare la complessità del mondo. La complessità spesso non e un’esperienza piacevole e costringe a uno sforzo. Internet è il contrario: ti permette di non vedere e non incontrare chiunque sia diverso da te. Ecco perché la Rete è allo stesso tempo una medicina contro la solitudine - ci si sente connessi con il mondo - e un luogo di “confortevole solitudine”, dove ciascuno è chiuso nel suo network da cui può escludere chi è diverso ed eliminare tutto ciò che è meno piacevole».
E' un brano della conversazione de l’Espresso con Bauman. Qui la versione integrale.
La società liquida e la fine delle ideologie
Chi lo ha conosciuto e con lui ha lavorato, come lo scrittore e giornalista Wlodek Goldkorn, anche lui polacco, sottolinea la sua "curiosità verso il mondo" e i tratti fondamentali di un carattere che ha reso Bauman uno dei punti di riferimento per chi voglia decifrare il presente contemporaneo e al tempo stesso migliorarlo: era, racconta Goldkorn, "un uomo di estrema gentilezza, coraggioso, eterodosso ed eclettico".
Intervista a Zygmunt Bauman sul vivere post-moderno
"Era molto curioso dei giovani e loro lo erano di lui. Leggeva tutto e stava molto in Internet - prosegue - ma era critico verso i social media poiché, a suo dire, non creano comunità". Il consumo, nella teoria di Bauman, è l'unico punto di relazione tra gli individui, che scontano un processo di "liquefazione" nei legami reciproci e in tutti gli ambiti, dal lavoro all'amore ("Amore liquido" è il titolo di uno dei suoi saggi più fortunati). "Una società può essere definita 'liquido-moderna' se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. La vita liquida, come la società liquida, non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo", scriveva in 'Vita liquida' (Laterza, 2006) il sociologo, che a Mantova, nel corso del'edizione 2003 del Festival Letteratura, aveva tracciato un parallelo con il passato, il proprio passato: "Noi parliamo sempre meno di quella che era la miglior metafora per pensare alla società quando ero giovane: la struttura. La struttura suggerisce qualcosa di solido, di rigido, qualcosa che limita. Devi combattere con forza per romperla, per uscirne. La struttura ti rende immobile, e' un'immagine rigida in cui resti chiuso. La rete è qualcosa di diverso. La rete è la combinazione di due processi, la connessione e la disconnessione: è questa la differenza tra rete e struttura. Nella struttura entri e ci resti e così finisce la storia. Nella rete hai una facilità relativa a collegarti a luoghi distanti, ad altri punti della rete, ma allo stesso tempo, ed è la cosa più importante, hai la facilità di disconnetterti, puoi spegnere".
E' su fragilità e solitudine, rese quotidiane dal precariato nel lavoro - ragionava da tempo e prima di altri Bauman - che la paura gioca la propria partita. I cittadini delle megalopoli - spiegava - sono preda di una paura "liquida" che si muove "liberamente" e "sembra venire da tutti gli angoli". In un mondo in continuo mutamento, esistono la paura di "non trovare più acquirenti per quel tipo di competenze acquisite con un duro lavoro" o quella di "perdere la posizione sociale, di essere buttati fuori, come vediamo nei reality" che propongono la spettacolarizzazione attraverso l'aspettativa: "chi sarà escluso la prossima volta?".
Zygmunt Bauman L'identità al tempo di Facebook