I vigili del fuoco a Genova non andranno prima di aver esplorato "ogni triangolo di sopravvivenza"

Si creano quando crollano strutture in cemento armato. E' lì che i si spera di trovare qualcuno ancora vivo

I vigili del fuoco a Genova non andranno prima di aver esplorato "ogni triangolo di sopravvivenza"
Piero CRUCIATTI / AFP
 
 Vigili del Fuoco al lavoro tra le macerie del Ponte Morandi a Genova

I 'triangoli di sopravvivenza'. Si spera in quelli per pensare che ci siano persone sotto i blocchi di cemento armato venuti giù con la campata centrale del ponte Morandi a Genova.

A differenza di abitazioni in mattoni che in caso di terremoto vengono giù e seppelliscono sotto una massa di detriti, in strutture e manufatti complessi come quelli in cemento armato gli elementi tendono invece a disporsi creando zone prive di detriti, per l'appunto 'triangoli di sopravvivenza.

"Però bisogna individuarli, bisogna raggiungerli. Ancora non li abbiamo individuati". C'è speranza nelle parole di Stefano Zanut, architetto in forza al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e anche lui da giorni al lavoro nell'alveo in secca del torrente Polcevera per rimuovere l'enorme massa di blocchi di cemento armato.

Senza sosta

Non ci si ferma mai, anche se i giorni scorrono implacabilmente dal martedì maledetto. E si cerca ancora. "Quando finiremo? Non lo sappiamo, di certo sarà solo quando riusciremo a spostare l'ultimo sasso, l'ultimo elemento". E Vittorino De Giusti, altro vigile del fuoco, aggiunge: "Non ce ne andremo finché non avremo visto fin sotto l'ultima pietra". E' un ribadire la determinazione e la professionalità, ma anche l'abnegazione nel lavorare senza sosta, sotto il sole cocente o nella notte. Sono oltre 200 i vigili del fuoco impegnati a rotazione, ci sono le squadre USAR e le unità cinofile.

"Stiamo lavorando - dice ancora Zanut -, la situazione non è semplice, le masse in gioco sono grandissime, volumi incredibili di cemento da spostare. Impressionante la quantità di calcestruzzo e ferro. Sono giorni che stiamo spaccando e sembra invece che sia ancora tutto lì".

La speranza in ogni fessura

Si procede in sinergia con le ditte specializzate nella frantumazione delle strutture e gli specialisti USAR, i quali non appena si apre un pertugio vi si infilano per cercare di accertare la presenza di persone. E in quegli stretti varchi entrano anche i cani, che servono per supportare gli USAR nella ricerca di persone intrappolate. Sperando che, nel caso, siano ancora vive. "Cerchiamo e lavoreremo fino in fondo. Ma solo entrando e perlustrando avremo una risposta", aggiunge Zanut. "Può apparire assurdo ma per noi è fondamentale".

E si cerca, "scaviamo, cerchiamo persone e poniamo attenzione anche ai nostri operatori che stanno lavorando in una situazione di rischio. Un vigile del fuoco sicuro ha più probabilità di portare a casa un risultato", continua. Non si ha idea di quante persone cercare, purtroppo una delle webcam della società Autostrade che era posizionata sul ponte Morandi è andata in tilt appena la campata ha iniziato a cedere e quindi non si sa quanto auto o camion siano stati trascinati nel vuoto dalla parte che era 'tenuta d'occhio'. 

Intanto la parte di campata che era rimasta pericolosamente appesa è stata rimossa, fatta scivolare verso il basso. Il moncone di ponte più esposto perché senza sostegno o appoggio a un pilone, quello a Levante, viene monitorato con georadar per rilevare movimenti e deformazioni della struttura. Quella parte sovrasta proprio l'area dove è ammassata sul greto del Polcevera la gran parte dei blocchi di cemento e dove le squadre dei vigili del fuoco stanno lavorando. 



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