AGI - "Il sangue non si versa, si dona". Con queste parole, tratte da uno slogan dell'Avis, si è chiusa l'omelia di don Mimmo Basile, vicario del vescovo della diocesi di Andria, durante i funerali di Antonio Porro, Sandro Abruzzese e Vincenzo Mantovani, i tre ciclisti travolti e uccisi domenica scorsa sulla provinciale 231, nel territorio di Terlizzi. La cattedrale di Andria era gremita. Parenti, amici, volontari e cittadini hanno preso parte alla celebrazione in un clima di dolore composto, come voluto dalla sindaca Giovanna Bruno, che per oggi ha proclamato il lutto cittadino. Sulle bare, i simboli di vite dedicate all'impegno civile: la maglia dell'Inter per Vincenzo, quella dell'Avis per Sandro, il ricordo commosso per Antonio, fondatore del gruppo Ciclo Avis. L'impatto si è verificato intorno alle 8:20 del 3 agosto. I tre uomini, in sella alle loro bici, sono stati travolti da una Lancia Delta guidata da un 30enne di Ruvo di Puglia, ora indagato per omicidio stradale plurimo. Secondo i rilievi della polizia locale, il mezzo avrebbe sbandato ad alta velocità finendo sul gruppo. L'inchiesta della procura di Trani è ancora in corso. Durante l'omelia, don Mimmo ha affidato all'assemblea parole cariche di commozione e riflessione: "Come Maria di fronte alla tomba di Lazzaro, anche noi oggi gridiamo: 'Signore, se tu fossi stato qui'".
Il ricordo e l'impegno sociale delle vittime
Parole che si sono fatte eco del dolore incontenibile di una comunità spezzata. "Anche Gesù ha pianto davanti alla morte, anche lui si è sentito abbandonato. Ma per Dio l'ultima parola non è mai la morte, è l'amore". Poi, il ricordo di tre esistenze che hanno saputo amare e farsi amare: "Sandro, Vincenzo e Antonio hanno saputo amare e sono stati amati: negli affetti familiari, nel lavoro, nella trama delle relazioni con gli altri. Questo amore è risaltato particolarmente nell'impegno da loro profuso nell'associazione Avis di Andria, anche grazie all'intuizione di Antonio Porro che, sin dai primi passi dell'associazione, ha affiancato l'attività ciclistica a quella delle donazioni di sangue. Tale dedizione esprime bene l'impegno sociale, il volontariato disinteressato, il servizio generoso che ha segnato le loro vite e che testimonia come solo l'amore, nelle nostre precarie vite, conta ed è credibile".
Un'eredità di impegno civico per Andria
Sandro, Vincenzo e Antonio, il loro impegno nell'amata Andria, insegnano "che in questa nostra amata città ci sono ancora tante persone che nel silenzio sanno donarsi agli altri e si impegnano per il bene comune. Da questi fratelli riceviamo il testimone perché sia possibile una rinnovata 'etica della responsabilità e della cura', attraverso l'impegno che si declina a favore della legalità, dell'attenzione ai più deboli, della comune appartenenza ad una comunità nella quale possiamo salvarci solo insieme". Infine, la speranza: "Il sangue versato sulla strada - ha detto don Mimmo - è ancora una volta sangue donato, un seme che chiede di essere accolto perché porti frutto e germogli in vita che fiorisce, che risorge qui ed ora, nella forza del Cristo Risorto".
La rabbia e l'umanità: il ricordo della sindaca
"Il filo conduttore di questa assurda vicenda sia la rabbia. Proviamo tanta rabbia, ciascuno in maniera differente; ma è pur sempre rabbia". Con queste parole la sindaca di Andria, Giovanna Bruno, ha aperto la lettera letta al termine dei funerali. "Eppure, in questi giorni trascorsi dopo quel terribile 3 agosto, la rabbia si è rimasta e ci accompagnerà nel tempo; ma è stata soppiantata da sentimenti nuovi, quasi inaspettati. Dai racconti, dalle storie e dalle descrizioni di chi Antonio, Sandro e Vincenzo li ha vissuti, emerge, potente, il vero fil rouge di questo nostro essere qui oggi: l'umanità". Un'umanità che i tre, ha ricordato la sindaca, "hanno incarnato, cercato, dispensato", come parti vive della famiglia, dell'associazione Avis e della loro città. "Li ho definiti 'la parte bella', quella che non fa rumore ma opera quotidianamente; quella che entra nelle pieghe dei bisogni umani senza farsi notare". Poi un pensiero personale per ciascuno: Antonio, "uomo di cura, di premure. Spalla, riferimento. Sicurezza". Sandro, "mite e generoso, silenzioso e prezioso", che poche ore prima della tragedia aveva detto: 'Non siamo proprietari delle nostre vite, ma ne siamo i custodi'. Vincenzo, "uomo di spirito, gioviale e sereno, pieno di passioni". "Cura, semplicità, compagnia. Parole interscambiabili, che accomunano Antonio, Sandro e Vincenzo e ci portano a dire: Grazie! Siete stati preziosi. Siete preziosi. È prezioso per noi tutti il vostro esempio di dedizione, di fedeltà".
Un passaggio di testimone di umanità
"In queste ore - ha proseguito la sindaca - in cui la rabbia vorremmo fosse abitata da tenerezza, ci rimane l'umanità. Quella che Antonio, Sandro e Vincenzo ci consegnano, quasi fosse un passaggio di testimone: quella che non può essere spazzata via o sbalzata in aria da nessun'auto, su alcuna strada mai. A noi resta l'umanità. Quella stessa che Sandro, Vincenzo e Antonio hanno rappresentato nel loro breve o medio o più o meno lungo viaggio terreno, testimoni di bellezza e positività. In un silenzio operoso che non può essere macchiato dalla rabbia. L'umanità che unisce, che fortifica. Che vuole consolare, nel tempo, - ha concluso - chi piange e geme".